Ogni riferimento a nomi, fatti, situazioni è puramente casuale e frutto di fantasia.
Dedicato a Elisa Victoria e a mio figlio Vinci ambedue legati a Brussels
- IL SEGRETO DELLA SCATOLA (ALLA RICERCA DEL DIPINTO NASCOSTO) -
L'aereo era atterrato puntuale e mi trovavo per la prima volta a Brussels aspettando la consegna della valigia.
Venire qui non era nelle mie priorità anche se è vero che da tempo mi incuriosiva visitare la città dove venivano prese le decisioni che condizionavano ormai tutti i paesi europei; dico ormai perché, se da una parte la convivenza di svariati popoli che finalmente avevano trovato pace da oltre 70 anni era diventata una necessità che andava mediata e regolamentata, dall'altra, il sapere, per esempio, che il Formaggio di Fossa o che il Lardo di Colonnata, prodotti italiani di eccellenza, per come erano da secoli tradizionalmente prodotti e per la loro lavorazione diventavano banditi dalle categorie destinate all'esportazione mi faceva inorridire; per non parlare poi della dimensione minima fissata per le melanzane o di altre simili imposizioni, tutte frutti di menti distorte!
La mia compagna Victoria era stata chiamata un mese prima per un incarico importante come P.R. presso una multinazionale e i termini erano talmente interessanti da non poter rifiutare, ed eccola trasferita in men che non si dica in questa curiosa capitale.
Victoria, per sue esperienze precedenti la conosceva già molto bene visto che per alcuni anni vi aveva lavorato nel corpo diplomatico del suo paese d'origine e, successivamente, si era dedicata in maniera autonoma all'organizzazione di eventi.
Estroversa per natura si era fatta molti amici con i quali aveva mantenuto nel tempo ottime relazioni e il suo ritorno a Brussels era stato accolto con grande entusiasmo.
Ritirata la valigia, mi misi alla ricerca del treno che mi avrebbe portato in centro città e in breve sarei arrivato alla stazione centrale dove dovevamo incontrarci.
- Ciao piccola - dissi prendendola di sorpresa - come stai? - ciao Pitu - mi rispose abbracciandomi - buon volo? Andiamo subito a casa perché ti ho organizzato il programma dei prossimi giorni e non bisogna perdere un attimo -.
L'appartamento era curioso, in Mont des Arts, vicino ai musei importanti e a pochi passi sia dalla ricca zona commerciale sia dal centro storico.
- Adesso facciamo uno spuntino alla storica birreria La Mort Subite, questa sera ho prenotato al Belga Queen, spazioso ristorante creato nei locali dismessi da una banca dove all'ingresso hanno posto un oyster-bar e nel caveau hanno ricavato un sigar-bar di tutto rispetto, domani invece c'è mercatino dell'antiquariato al Sablon e alla sera siamo invitati da Evelyn con alcuni amici - disse Victoria con il suo solito fare organizzativo - dimenticavo che sabato pomeriggio ho intenzione di andare a Villa Empain perché c'è una mostra di arte moderna che ci interesserà - sopraggiunse.
- Mi pare un programma interessante per la mia prima volta in questa città - risposi con entusiasmo - fammi rinfrescare e cambiare e praticamente sono già pronto per l'avventura; hai visto il nostro Trappista, come sta? - no - rispose - ma l'ho sentito, sta bene e vorrebbe ritornare qualche giorno da noi, a Venezia -
Il Trappista, come io lo chiamavo, era un artista molto noto a Brussels, un pò stravagante come tutti gli artisti ma, al contrario di molti altri, con una buona cultura generale ed esperienza internazionale; era vissuto da piccolo con i genitori in quello che allora si chiamava Congo Belga; artista poliedrico, aveva lavorato anche in Giappone e le sue opere erano presenti in molte collezioni olandesi e francesi; viveva ai margini della città in una casa immersa nella natura e coltivava, senza però disdegnare i piaceri della vita, una certa spiritualità di taglio orientale e la meditazione; la sua passione poi era l'arte sub-Sahariana e la sua collezione di sculture e di tessuti era degna di essere in un museo; venuto nostro ospite a Venezia per qualche giorno, si era fermato poi per un mese e per tutto il periodo ci aveva deliziato con i racconti della sua infanzia a contatto con i pigmei che lui scambiava per bambini; io per contro, ricambiavo e lo stupivo con i piatti della cucina locale.
La cena al Belga Queen era stata deliziosa anche perché Victoria sapeva cosa ordinare e, non da poco, cosa bere.
I sigari, poi, consumati nell'apposito locale sotterraneo sembravano quasi più buoni del solito e il Porto che ci hanno offerto era dei migliori; direi che il locale si presentava in tutta la sua eleganza anche se segnalerei due aspetti non proprio consoni al target a cui si voleva riferire: il personale vestito alla "star trek" che risultava stridente con il luogo e l'altezza dei tavoli che non era rapportata a quella delle sedie che risultavano pertanto essere basse costringendoti a mangiare con le braccia al "primo piano".
Direi che la prima sera a Brussels è stata tutta una sorpresa compresa quella di bere Champagne a tarda notte in un locale sotterraneo in piazza Sablon con musica dal vivo; la tranquilla capitale di giorno, si svegliava e cambiava volto di notte.
La mattina si presentava un pò grigia, d'altra parte ci trovavamo in una zona dell'Europa dove il Sole non è proprio di casa e la pioggia la faceva da padrona. - Andiamo al mercatino? - dissi a Victoria che stava consumando la sua solita robusta colazione nordica - vai avanti tu che sei appassionato di quelle cose, io ti raggiungo più tardi, tanto ti ho spiegato come arrivarci - rispose - ci vediamo a mezzogiorno da Wittamer, in piazza, per un aperitivo - concluse mentre era indaffarata con la lavatrice.
Di solito i mercatini hanno una grande varietà di cianfrusaglie e solo poche cose interessanti ma questo, ad onor del vero, era proprio diverso: non moltissime bancarelle ma quasi tutte con oggetti vari ed importanti.
Come mia abitudine, feci un primo giro veloce per rendermi conto di cosa offrivano, poi, con calma, una volta capito quali erano i banchi più interessanti, facevo ritorno e mi soffermavo per una analisi più attenta .
Superato quello dei vetri, alcuni di Murano veramente intriganti ma cari, venni catturato da uno che aveva in mostra una decina di vecchie scatole da salotto per sigari veramente belle e curiose, oggetti che prediligo perché da noi poco usati; una in particolare attrasse la mia curiosità: non particolarmente appariscente, non priva dei segni del tempo ma con un intarsio nel coperchio rappresentante una sorta di stemma nobiliare.
Il venditore me la descrisse nei dettagli, mi mostrò che la chiave era originale come il meccanismo di chiusura e, a farla breve, trattato il prezzo conclusi l'acquisto.
Il campanile della vicina chiesa Notre-Dame du Sablon batteva le 12 e dovevo avviarmi verso Wittamer per incontrarmi con Victoria.
- Avrei giurato che tornavi con qualcosa di nuovo, cosa hai preso? - disse accogliendomi seduta ad un tavolino esterno; - una curiosa scatola per sigari che veniva per poco - risposi togliendo la carta e mostrandogliela - guarda questo stemma, è veramente originale, sembra dipinto ma invece è frutto di un intaglio ottenuto con varie essenze lignee; c'è del mogano, filetti di ebano e intarsi di palissandro il tutto su una superficie di radica di betulla; veramente raffinata, non ti pare?
- Si, è curiosa ma non più bella di quelle che hai già, sai che a me piace quella nera con il coperchio cromato e con l'ancora e i salvagenti smaltati appartenuta ad un comandante di sommergibili - rispose -
- Domani mattina la pulisco e vedrai che farà bella mostra di sè nel mio studio - dissi mentre cercavo di attirare l'attenzione della cameriera per ordinare un aperitivo; mangiammo qualche canapè e poi a casa per un riposino prima di cambiarci ed affrontare un pomeriggio intenso di incontri.
Villa Empain si ergeva in tutto il suo splendore; ho detto "ergeva" perché, se pur di dimensioni contenute, l'impatto che l'occhio subiva era dovuto a qualcosa che la faceva emergere dall'intorno seriale; l'accurato restauro poi, frutto di ricerche e di interpretazioni dei progetti originali, l'aveva portata alla sua originaria fisionomia e alla geniale interpretazione dell'architetto del vivere signorile in quell'epoca, certamente frutto di una mente progettuale spinta alla ricerca del post decò.
L'evento si presentò molto interessante per le proposte esposte che, se pur in aperto contrasto con l'ambiente severo in cui si trovavano, ben dialogavano con lo stesso grazie ad una attenta azione di chi ne aveva curato l'allestimento.
Uscimmo soddisfatti per quanto visto ripromettendoci che saremmo stati assidui frequentatori degli eventi in calendario.
La mattina dopo mi svegliai molto presto, troppo per preparare la colazione a Victoria; un veloce caffè e poi mi misi al lavoro sul nuovo acquisto.
Cominciai a lavare delicatamente le parti esterne con un pò di aceto diluito imbevuto sul cotone per togliere le tracce di grassi e polvere e, una volta asciugatesi, con un panno passai un leggero strato di cera vergine senza diluenti per far rinvenire il colore degli intarsi.
Già con questo primo trattamento la scatola aveva cambiato aspetto.
Poi passai alla serratura che, se pur funzionante, andava oliata, cosa da fare a casa con il lubrificante corretto.
L'interno era a posto e la totale mancanza di odore faceva capire che da molto tempo non conosceva la presenza di tabacco; ero proprio soddisfatto e me la rigirai per le mani un paio di volte per cogliere meglio l'abilità dell'artigiano che l'aveva confezionata; nel far questo notai un minuscolo forellino nello spessore di un fianco; sembrava quasi il lavoro di un tarlo, fatto insolito per l'essenza di betulla; presi un ago da cucire piuttosto lungo e verificai se ci fosse qualche traccia di segatura ma il risultato fu negativo.
Quasi senza accorgermi esercitai una certa pressione sulla cruna e d'incanto il fondo si aprì scartando verso l'alto.
Colto di sorpresa pensai dapprima di aver fatto un danno, poi con cautela lo alzai e con mio grande stupore vidi che l'elemento nascondeva un altro fondo, quello vero della scatola, su cui giaceva un foglio piegato di carta ingiallita nel tempo.
Inutile dire che ero confuso tra lo stupore per la scoperta e la curiosità per il foglio; ero quasi imbarazzato per aver violato qualcosa di segreto.
Rimasi ad osservare la scatola per qualche minuto senza neanche toccarla poi, passato il momento, analizzai il meccanismo di apertura formato da un piccolo gancio che si innestava nello spessore del fianco laterale e da una micro molla, il tutto a filo fondo vero.
Rimisi l'ago dentro al forellino e capii il funzionamento: con la pressione dell'ago il gancetto ruotava lasciando libero il finto fondo che la molla sollevava giusto quel poco per tirarlo su.
- Hai già preparato il caffè per la colazione? - disse in quel momento Victoria che ancora sonnecchiante si era presentata in cucina;
non avevo la forza di rispondere, preso com'ero dalla scoperta - stai dormendo seduto davanti alla tua bella scatola - sopraggiunse ridendo.
- No, mi sto riprendendo dopo aver fatto la scoperta del secolo - risposi esagerando - la scatola aveva un "segreto", guarda cosa ho trovato -
Gli spiegai cosa avevo fatto, della stranezza del forellino, del tentativo di capirne l'origine e dello stupore per quello che mi si era manifestato davanti agli occhi e ripetei la procedura di apertura perché anche lei vivesse l'emozione che avevo provato.
- Ma cosa dice il foglio? - disse Victoria - non lo so, non ho avuto ancora il coraggio di aprirlo e leggerlo, facciamolo insieme - risposi.
Lo dispiegammo e subito ci apparve una scrittura minuta, lineare, in inchiostro nero, fitta fitta, in francese con tono telegrafico che finiva con una firma quasi illeggibile.
Ci hanno comunicato che i nazisti stanno per varcare la frontiera a est per invaderci; l'esercito belga sta rallentando la loro marcia ma è in difficoltà e si presume che gli invasori saranno in città in una settimana; dicono che la parte più grossa andrà diretta in Francia ma quelli che seguono si preparano a razziare tutte le opere d'arte e i gioielli che trovano; dicono anche che gli ebrei sono nel loro mirino e che saranno arrestati.
Ho fatto scappare mio figlio Geogi in Gran Bretagna con una piccola borsa di preziosi perché un quadro non sarebbe passato inosservato; ho provveduto ad occultare il mio Cezanne coprendolo con carta bianca incollata davanti e dietro; con i pochi colori rimastimi ho dipinto un ritratto di un vecchio copiato da una fotografia e l'ho incollato sopra.
Ho scambiato la cornice con una nera con un filino dorato di poco conto e sulla buona ho messo una crosta.
Tranne mio figlio, che spero tanto si salvi, io non ho parenti, sono stati tutti uccisi in Russia durante la rivoluzione di Ottobre.
Se mai qualcuno dovesse trovare e leggere queste mie righe mi auguro che faccia di tutto per trovare il quadro e che ne faccia buon uso.
Che Dio ci protegga.
Koralev Liev
Eravamo sbalorditi per quanto letto, neanche la forza di bere il caffè; ci era accaduta una di quelle cose che possono capitare solo una volta nella vita, come trovare in mare la classica bottiglia con all'interno un messaggio disperato.
- Cosa facciamo? - disse sommessamente Victoria; - per ora manteniamo il massimo segreto, per di più con gli amici di qua; più tardi vorrei ritornare al mercatino per vedere se lo stesso commerciante ha altre cose riconducibili al proprietario della scatola o della stessa provenienza e speriamo che ci dia qualche involontaria notizia; sarò qua ancora qualche giorno e mi piacerebbe iniziare una ricerca che ci possa chiarire la situazione - risposi.
Victoria si dimostrò d'accordo, forse le piaceva l'idea di una sorta di caccia al tesoro, velocemente ci preparammo e con passo svelto ci dirigemmo verso la piazza Sablon.
- Buon giorno - dissi rivolto al commerciante - si ricorda, ieri ho acquistato una scatola per sigari? -
- Certo che mi ricordo di lei che mi ha strappato uno sconto notevole, ma sono stato contento di avergliela data; sa, i tempi magri sono anche qui e una vendita è una vendita - rispose il simpatico venditore e soggiunse - in cosa posso accontentarla ancora? -
- La scatola era così ben tenuta che mi son detto magari chi se ne è privato ha anche dato altre cose che saranno sempre ben conservate e forse potrebbero essere di mio interesse -
- L'ho acquistata con un blocco di oggetti da un commerciante all'ingrosso, sa, uno di quelli che entra in una casa e fa un'offerta per tutto il contenuto; di quel blocco mi devono essere rimaste solo poche cose, quella stampa settecentesca, un candeliere di bronzo, due belle sedie Thonet di fine '800, quel dipinto direi mediocre e poi basta, altre cose le ho già vendute la scorsa settimana, ma nulla di particolarmente bello o curioso -
Guardai il dipinto e mi sentii tremare le mani, la cornice poteva essere proprio quella del Cezanne, o comunque coeva.
- Posso vederlo da vicino - dissi e scivolai verso il retro bancone per esaminarlo; - è proprio mediocre come dice lei, un paesaggio senza profondità; varrebbe la pena solo per la cornice, che ne dici Victoria, potrebbe andar bene per quel ritratto che abbiamo in salotto, si, quello senza cornice?
- Si - rispose lei che aveva capito dove volevo arrivare - mi pare un pò più grande della nostra tela ma si potrebbe adattare; il prezzo però dovrebbe compensare la modifica necessaria -
- Ormai la giornata sta per finire - disse il venditore - la voglio chiudere in bellezza visto che ho acquisito due nuovi simpatici clienti, vi do il dipinto e la cornice per 350 euri, cosa ne dite? - facciamo 300 e fra due settimane ritorno per altri acquisti, va bene? - risposi tirando fuori il portafoglio e mostrando i tre biglietti verdi;
- Ancora una volta lei mi ha incastrato, guardi cosa dice il cartellino sul retro, 500, ma va bene, accetto la sua offerta -
Incartò il quadro con delicatezza e ce lo porse con un sorriso a stento trattenuto e con una parola di simpatia disse - fra due settimane, mi raccomando l'aspetto, devo pareggiare le perdite -
L'aver scovato e aggiunto un primo tassello alla ricerca che intendevo fare mi rese molto soddisfatto e mi stimolava a continuare e tentare di mettere insieme i pezzi di questo puzzle che casualmente mi era capitato tra le mani.
Le probabilità di raggiungere un obiettivo tangibile erano talmente poche e tali da farmi desistere ma l' incentivo della nuova scoperta e la curiosità di giocare fino in fondo questa partita con l'ignoto era tale che non potevo e non volevo sottrarmi.
Raggiunto l'appartamento Victoria aprì il pacco e cominciò ad analizzare la cornice che indubbiamente era di buona fattura, certamente della seconda metà dell'800; togliemmo il dipinto per vedere meglio il retro e sul bordo interno, come forse era in uso al tempo, scoprimmo il timbro a secco dell'artigiano: J.P. Buillon Paris 1894.
Le date corrispondevano al periodo in cui Cezanne cominciava ad essere riconosciuto anche dalla critica nella sua espressione pittorica innovativa.
La cosa si stava facendo interessante.
Come prima cosa adesso bisognava risalire al nome dell'estensore che appariva sul foglio trovato la cui firma, a prima vista, sembrava illeggibile; pensammo che la cosa migliore fosse quella di fotografarla ingrandita; il risalire al nominativo poi ci avrebbe permesso di localizzare l'ubicazione della casa e magari trovare qualcuno dei dintorni che si ricordasse del personaggio e del suo destino.
Con una scusa abbiamo chiesto lumi al nostro amico trappista che ci venne in aiuto dandoci il nome di un tecnico fotografico che avrebbe non solo fatto un buon lavoro, ma che avrebbe potuto individuarne l'identità.
Il lunedì Victoria doveva lavorare ma mi spiegò perfettamente come arrivare all'indirizzo che ci era stato dato e già di buon mattino mi misi in strada diretto al laboratorio fotografico, non prima di aver fotocopiato il foglio occultandone il testo e limitandomi alla sola firma.
Non faticai molto a trovarlo; era nella zona di Ixelles in Rue du Couvent.
- Buon giorno, sono un amico di Thomas che mi ha indicato lei come un buon tecnico; se non è occupato le spiegherei di cosa avrei bisogno - dissi presentandomi; - un amico di Thomas è sempre il benvenuto, si accomodi e mi dica - rispose con cortesia.
Spiegai cosa volevo ottenere e gli passai la fotocopia che lui osservò attentamente sotto una lente d'ingrandimento; dopo un paio di minuti alzò la testa e disse - si può fare, tutto sommato la firma è abbastanza nitida e fatta con un pennino molto sottile del tipo usato dai gioiellieri per appuntare su minuscole etichette i prezzi e le caratteristiche, ha presente? - si, quei cartoncini appesi ai preziosi che solo i gioiellieri sono in grado di leggere - risposi.
Il tecnico si mise all'opera e messo il foglio sotto un ingombrante apparecchio molto simile ad un grande microscopio cominciò a farlo scorrere sopra un vetrino; dopo inserì una fotocamera particolare a pellicola piana e scattò alcune foto cambiando, di volta in volta, la luminosità.
Prese poi una matita e cominciò a scrivere: Koralev Liev.
- Ecco - disse infine - questo è il nome scritto; mi dia ancora una decina di minuti e le darò un paio di ingrandimenti fotografici della firma.
Si allontanò, entrò in una stanza vicina e dopo un quarto d'ora rispuntò con tre fotografie in grande formato che riportavano in maniera leggibile la firma, Koralev Liev, appunto.
Mi restituì il foglio, mise le foto in una busta e me la consegnò. - quanto devo per questo intervento - dissi portando la mano al portafoglio - nulla, gli amici di Thomas sono amici miei, se ha ancora bisogno di me non si faccia scrupoli, sarà un piacere e se avremo modo di rivederci - sopraggiunse - mi offrirà una birra -
Ringraziai per quanto fatto ed uscii.
Avevamo il nome dell'autore !
Chiamai subito Victoria per comunicarle che un altro tassello era stato aggiunto e lei ne fu felice almeno quanto me.
Adesso il passo successivo era quello di conoscere chi fosse tale Koralev Liev e se vi fossero tracce per risalire alla sua attuale situazione; per far questo però necessitavo di un accompagnatore perché a Brussels, negli uffici pubblici, puoi trovare anche chi non parla bene il francese, o non lo parla affatto in quanto fiamminghi e questo poteva essere un ostacolo.
Ancora una volta ricorremmo ai consigli del trappista che ci indicò una agenzia specializzata in queste ricerche non nascondendo però che la cosa lo stava incuriosendo non capendo tutto questo nostro interesse; giustificammo la cosa dicendo che eravamo interessati ad un immobile e qualcuno ci aveva indicato di rivolgersi a questa persona, ma era introvabile.
Indubbiamente dovevamo stare attenti che la cosa non trapelasse e decidemmo di desistere a ricorrere a lui per altri aiuti.
Domani sarei andato all'agenzia e avremmo potuto così capire che notizie si potevano ottenere.
L'agenzia era in una via laterale di Avenue Louise, vicino ad un negozio di articoli per l'arte; consultata la mappa decisi di andare a piedi così avrei preso confidenza con la città.
Non fu difficile arrivarci e il percorso, prettamente commerciale, offriva molte vetrine a cui soffermarsi anche solo per curiosità, anzi, proprio all'angolo che dovevo girare scorsi il negozio di Davidoff dove trovai i miei immancabili sigari Toscani e la cosa mi sollevò: partito in fretta da casa, ed era mattina presto, non avevo fatto la mia solita scorta ed ero ormai rassegnato a dover fumare sigari che non conoscevo e che, certamente, non avrei gradito.
- Buon giorno, vorrei parlare con il titolare signor Picard, mi manda Thomas - dissi alla graziosa signorina dietro il bancone della reception
- Glielo chiamo subito sta finendo un colloquio telefonico - rispose con gentilezza.
Picard si affacciò alla porta dopo qualche minuto e mi fece cenno di entrare. - buon giorno Sig. Picard, sono un amico di Thomas che mi ha dato il vostro nominativo come agenzia di fiducia.
- Mi fa piacere sentire che abbiamo un amico in comune, in cosa posso esserle utile? - rispose
- Sto cercando di avere notizie su un tal Koralev Liev che viveva qui a Bruxelles prima della guerra; il nome è certamente russo e deve essere immigrato, penso, dopo la l° guerra mondiale; se solo sapessi dove viveva mi permetterebbe di sentire nella zona se qualcuno se lo ricorda o di trovare tracce di qualche parente; Lei pensa sia possibile risalire alla sua residenza, al lavoro che svolgeva e se aveva famiglia ? -
- Dovrò fare una ricerca presso l'archivio della sede centrale sperando che abbiano già completato il riordino dei vari archivi comunali altrimenti sarà necessario girare per le singole municipalità e ci vorrà più tempo - rispose Picard con il fare di chi la sa lunga e sopraggiunse - se tutto va bene ci vorranno cinque sei giorni -
- Guardi non ho urgenza, parto domenica, mi assenterò per una decina di giorni e ci potremmo sentire al mio ritorno; le lascio comunque il numero del mio cellulare per ogni evenienza e se trova già qualcosa potrò accelerare il mio ritorno; le lascio un fondo spese - risposi -
- Nessun fondo spese, mi lasci iniziare il lavoro poi vedremo - rispose alzando il telefono e componendo un numero - sono Picard, ho bisogno di te per una ricerca, ci possiamo vedere in giornata? si, va bene nel pomeriggio, ciao - poi si girò verso di me - già domani possiamo iniziare, speriamo bene -
Ci salutammo e uscii.
Non potendo fare altro e visto che Victoria di giorno era al lavoro dedicai un paio di giorni a visitare i musei più importanti e a gironzolare senza mete specifiche; scoprii le sedi del Parlamento Europeo e l'Atomium e altre attrazioni turistiche.
Giusto il venerdì per caso giravo per il Sablon a vedere le gallerie d'arte quando mi sono ritrovato lungo la Rue des Minimes, nel quartiere ebraico e vidi il Museo laddove tempo prima avvenne un vile attentato con l'uccisione di quattro persone; entrai e percorsi con curiosità le varie sale.
Su una parete vi erano i nomi degli ebrei locali deportati, li scorsi senza prestare troppo interesse ma ebbi un sussulto quando lessi Koralev Liev deportato in Polonia; non ritornato.
Avevo trovato un elemento in più per sapere chi era il misterioso proprietario della scatola, un eloquente tassello per dipanare il più possibile la matassa.
Riepilogando avevo a disposizione: 1) un nome decifrato e sicuro; 2) l'innegabile sua origine russa visto il cognome; 3) una cornice con tanto di data d'esecuzione che corrispondeva al possibile periodo del quadro che lui descriveva nel foglio nascosto; 4) la sua fede religiosa; 5) il fatto che sia stato deportato dai nazisti in Polonia e che non vi abbia fatto ritorno.
Era abbastanza ma non sufficiente ancora per sperare di arrivare alla meta: dove poteva essere oggi il Cezanne, questo era il busillis.
Tornai a casa e trovai tante cose inevase tanto da mettere in disparte quanto era successo a Brussels; non provai nemmeno rammarico per non avermi portato dietro la scatola perché mi ero convinto che contenesse ancora qualche sorpresa.
Presi per mano una fase delicata di un progetto che mi stava particolarmente a cuore e mi ci vollero ben due giorni e parecchie tavole grafiche per arrivare alla soluzione che ricercavo.
Ero particolarmente contento per vari motivi non ultimo quello di essere riuscito a concentrarmi sul mio lavoro e distogliermi dall'idea ossessiva di trovare il Cezanne.
Le giornate erano volate via senza accorgermi e il mio ritorno in Belgio era ormai imminente, giusto in tempo per la prenotazione del volo che, come al solito risultava sempre pieno.
Il mercoledì cenai con un amico antiquario al quale chiesi di farmi un elenco di opere di Cezanne conosciute e se aveva notizie di qualche opera nota all'origine ma di cui si erano perse le tracce tenendo presente che, come lessi nella sua biografia, nel lontano 1895 Cezanne fece una importante mostra personale riscuotendo un grande successo.
L'amico antiquario si dimostrò incuriosito dalla mia richiesta e si premunì di dirmi che la cosa non sarebbe stata facilissima ma che avrebbe potuto essere un buon motivo per sviluppare una ricerca in tal senso e colmare una lacuna che stranamente ancora nessuno aveva preso in considerazione.
Il giorno successivo fu di routine; avvertii i collaboratori che mi sarei assentato un'altra settimana e nel pomeriggio ero già in aeroporto.
Solo in quei momenti di attesa si riaffacciarono tutte le considerazioni fatte dopo il ritrovamento del foglio nascosto e la voglia di andare a fondo sulle vicende che condizionarono la vita del suo estensore si riaccese d'improvviso.
Stesi una serie di promemoria su cosa avrei dovuto fare dopo aver avuto i dati che l'agenzia mi avrebbe fornito e formulai qualche doverosa domanda a cui i dati avrebbero dovuto darmi le risposte che cercavo.
Di certo non potevo immaginare che da questo momento si sarebbero presentati mille problemi anche di incolumità personale.
Arrivai a casa e come al solito Victoria aveva fatto un programma di incontri, una mostra di qua, una presentazione letteraria di là, un invito a cena da una amica e altro.
Quella sera cenammo tranquilli in un rustico locale pieno di studenti e il sentire le loro chiacchere, la loro musica e subire la loro confusione ci riportò, per un momento, ai tempi delle nostre università.
Uscii di buon mattino per poter arrivare all'agenzia al momento dell'apertura ed avere poi il tempo per approfondire le notizie che mi avrebbero dato.
- Buon giorno - dissi entrando alla signorina - il Sig. Picard è libero ? - si, glielo chiamo subito - si aprì la solita porta e Picard mi fece cenno di entrare.
- Ho qualche notizia per lei, non tutte soddisfacenti però - iniziò sfogliando un bel pacchetto di documenti.
Il suo Koralev era residente qui a Brussels fin dall'anno 1918, originario russo di San Pietroburgo, risiedeva più precisamente in Rue Neuve, in una casa di sua proprietà; sappiamo che nel 1940, conclusa l'occupazione, cadde in una retata che i nazisti fecero contro gli ebrei e che fu spedito in Polonia.
Aveva un figlio di nome Georgi che riuscì a riparare all'estero, in Gran Bretagna come si saprà poi al suo rientro a guerra conclusa; dall'archivio dei Notai è emerso che, poco prima di essere catturato, aveva ceduto la sua proprietà immobiliare, ma di questo vi è solo la trascrizione e del contratto originale non abbiamo trovato traccia, forse distrutto o sottratto, quindi non se ne conosce il contenuto e le condizioni ne il nome della Banca in cui venne depositato il corrispettivo del pagamento.
Il contraente era un tale Philippe Lambert, personaggio quasi sconosciuto, originario della Francia di cui non abbiamo trovato alcun documento identificativo se non che risiedeva in una via vicina a quella del Koralev in una casa non di sua proprietà, probabilmente in locazione o come ospite pagante, cosa normale al tempo; non abbiamo trovato alcuna indicazione relativa al lavoro che poteva svolgere e ai suoi affari; sappiamo invece che il figlio Georgi rientrò in Belgio dopo la guerra ma morì due anni dopo.
Quello che più ci ha colpito di quanto le ho finora riferito è che all'archivio dei Notai abbiamo trovato una certa riluttanza ad approfondire la questione dell'atto di vendita scomparso e il mio incaricato è stato liquidato frettolosamente e in malo modo, come se avesse messo le mani in un vespaio che, fino a quel momento, era sopito.
La cosa non è normale, se pensiamo che tutti gli atti depositati sono pubblici e consultabili su richiesta; alla nostra fu risposto dapprima che non era a disposizione e successivamente, davanti alle rimostranze del mio collaboratore dissero che dentro il faldone dei documenti non c'era nulla di più della trascrizione; ma il mio non ha potuto vederlo ne consultarlo personalmente; ecco per ora, questo è quanto -
Da una parte ero contento per aver avuto nuove notizie che mi permettevano di rendere più comprensibile la figura di Koralev ma, dall'altra, ero sconfortato per quelle relative all'atto notarile e preoccupato per il fatto che avevamo involontariamente forse portato alla luce qualcosa di torbido che forse avrebbe potuto dar fastidio a qualcuno.
Scambiammo ancora qualche considerazione e chiesi il conto.
- Mi día € 500 per le sole spese perché neanche io sono contento di quanto ottenuto; anzi, se è d'accordo, vorrei approfondire alcuni dettagli in maniera diversa, più soft; mi consulterò con alcuni amici che frequentano la mia Loggia per avere canali informativi diversi - disse, lasciandomi stupito su quanto confidenzialmente mi diceva.
Pagai, raccolsi le carte con i dati illustrati e ci salutammo - mi faccia riflettere se tutto ciò vale la pena e ci sentiamo a breve - dissi uscendo.
Capivo che Picard fosse insoddisfatto per quanto trovato, ma capivo anche che ci stavamo intromettendo in qualcosa che, forse, era meglio lasciare addormentata.
Stasera ne parlerò con Victoria, voglio sentire cosa ne pensa lei.
Uscii dall'agenzia e mi guardai intorno per decidere dove dirigermi; non avendo fatto un programma ritornai nei miei passi.
E' mia abitudine, per il lavoro che svolgo, fissare nella mente le immagini del circostante; qui in realtà non ero per lavoro ma dopo molti anni tale abitudine aveva preso il sopravvento e la memorizzazione era automatica.
Percorsi qualche centinaio di metri lungo la strada che mi riportava all'incrocio con Avenue Louise con il mio sigaro in mano e, girandomi per ammirare uno scorcio urbano curioso, vidi che dietro di me c'era un tizio che procedeva nella mia stessa direzione ma che qualche minuto prima sostava a pochi metri dall'agenzia.
In un primo momento non detti importanza alla cosa ma, arrivato all'incrocio con Avenue de la Toison d'Or e volendo passare dall'altra parte, nel guardare il traffico proveniente da destra, mi accorsi che il tizio era ancora là, distante una decina di metri.
Attraversai e ritornai indietro fino alla galleria commerciale che, saltando il trafficato incrocio, ti porta comunque all'Avenue de la Toison d'Or.
Entrato in galleria dopo aver allungato il passo per qualche minuto, entrai in un negozio di scarpe per una informazione ma senza perdere di vista l'esterno; del tizio nessuna traccia.
Uscii convinto di aver preso un abbaglio e proseguii per la mia strada.
Sbucai dalla galleria e mi diressi a destra verso il primo passaggio zebrato che mi avrebbe portato al Boulevard de Waterloo e scorsi il tizio che era appoggiato ad un pilastro di fianco ad un bar intento a leggere un giornale.
Se effettivamente mi seguiva sapeva che sarei sbucato lì.
Dovevo far perdere le mie tracce per evitare che, se il controllo fosse reale, si venisse a conoscenza del nostro indirizzo.
Presi al volo un taxi e mi feci portare al Museo Magritte, li sarei entrato rimanendo nella reception e solo dopo esser sicuro di non essere seguito sarei uscito e avrei coperto quella modesta distanza che mi divideva dalla nostra casa; nel frattempo mi ero tolto l'impermeabile e indossato il mio solito berretto per la pioggia.
Rimasi in allerta per una decina di minuti e poi, mescolandomi tra i visitatori in uscita, guadagnai la Rue Villa Hermosa dove abitavamo.
Prima di infilarmi per la piccola Rue, mi guardai bene intorno per scorgere eventuali tracce del tizio che però sembrava scomparso.
Al suo rientro descrissi la situazione a Victoria che non parve turbata, anzi, per un pò mi prese anche in giro dicendo che credevo ai fantasmi e che le mie letture certamente mi influenzavano nel vedere complotti dappertutto.
Di quanto mi aveva relazionato Picard ne parlammo con calma a cena e alla fine ne scaturirono due ipotesi: o andavo avanti fintanto che non suonasse un reale campanello di allarme o rivolgersi alle Autorità affinché portassero avanti loro la ricerca.
Prendemmo in esame anche una terza opzione che era quella di parlarne con il Rabbino capo della comunità e capire se vi fosse un interesse ad approfondire la storia, opzione che decidemmo per adesso di non attuare.
Avendo poi la necessità di riordinare i dati fino ad ora trovati decidemmo anche che sarebbe stata opportuna una pausa di riflessione anche se il tarlo della curiosità continuava imperterrito il suo lavoro.
Victoria si era presa un paio di giorni di pausa dal lavoro e ci divertimmo ad andare in giro a far shopping, a bere con i suoi amici e a frequentare quei luoghi caratteristici fuori dal circuito turistico e che lei ben conosceva.
Senza farne menzione a Victoria mi accorsi che vedevo dietro di noi una stessa persona, diversa da quella del giorno prima, cosa usuale per un piccolo borgo ma non per una metropoli di qualche milione di abitanti, per di più collegando la cosa con quanto avvenuto il giorno prima.
Decisi che dovevo verificare e chiesi di poter vedere qualche negozio in Boulevard de Waterloo, regno del lusso frequentato da una moltitudine di persone; questo mi avrebbe permesso di capire se era una mia impressione o se effettivamente fossimo seguiti.
Con una scusa chiamai al telefono Picard e, spiegandone il perché, gli chiesi se per caso avesse dato involontariamente il mio nome a qualcuno; lui mi assicurò che nemmeno il suo collaboratore sapeva per chi avesse fatto la ricerca e il mio nome non appariva da nessuna parte; questo per adesso mi tranquillizzava.
- Fammi vedere se trovo un regalo per mio figlio - dissi a Victoria ed entrammo da Abercrombie & Fitch, negozio multipiano dedicato alla moda giovane, accolti da un numero spropositato di giovani commessi, da un profumo intenso e da una musica suadente.
Salimmo fino al piano dedicato agli uomini e cominciammo a guardare cosa gli sarebbe piaciuto; tutto era in ordine, ben diviso e intercalato dagli espositori di profumi.
Non facemmo certo fatica a trovare una tipica felpa con il logo di fabbrica, di quelle che sapevo essere le sue preferite; gli presi anche una bottiglietta di profumo ricordandomi che diceva spesso che le ragazzine sue coetanee lo adoravano.
Nel frattempo continuavo a tenere d'occhio le scale e il piano sottostante.
Poi scendemmo al reparto femminile curiosammo un pò per vedere se c'era qualcosa per Victoria ma poi convenimmo che tutto era pensato per i giovanissimi e che per noi, a non voler fare la figura dei "ex ragazzi in fresca", non c'era proprio nulla.
Uscimmo e mi fermai per allacciarmi una scarpa: era una scusa per guardarmi intorno a vedere se l'individuo era da quelle parti; il fatto di non vederlo mi rincuorava e dentro di me risi per le fantasie che mi erano balenate per la testa, anche se, come spesso si usa dire "due indizi fanno una prova".
Ciò non toglie però che bisognava comunque prestare attenzione anche ai segnali più banali visto che il percorso che avevamo intrapreso poteva riservare spiacevoli sorprese; in fin dei conti quello che avevamo saputo mostrava apertamente aspetti di un fare e di interessi poco chiari.
Continuammo il nostro giro dirigendoci verso casa giusto in tempo per una doccia e poi a cena da Lola in pieno Grand Sablon, dove Victoria aveva prenotato; io continuavo a guardarmi intorno pur facendo finta di niente per non preoccuparla.
Camminando e ammirando le stupende vetrine mi vennero in mente alcune cose che avevo imparato durante il mio servizio militare inserito nella sezione informazioni; no, non ero un allievo agente, ero lì per sbaglio; da tecnico laureato che ero, preparavo solo il materiale cartaceo per i corsi dei veri agenti informativi e, quindi, volente o non volente, qualcosa avevo memorizzato delle strategie per pedinare qualcuno o seminarlo: cambiare spesso itinerario, fermarsi con la scusa di accendere una sigaretta, tornare indietro per riguardare una vetrina e osservarne il riflesso, entrare in un negozio per chiedere informazioni, acquistare un giornale e far finta di leggerlo camminando; insomma cose se vogliamo banali ma dicevano che funzionavano.
E adesso, da bravo dilettante, anche se forse non necessarie, le mettevo in pratica.
Se mai un giorno incontrassi quel colonnello che comandava la sezione potrei sempre dirgli che il servizio militare mi era stato utile!
Rientrammo a casa con grande circospezione e cambiati per la cena uscimmo mano nella mano.
Lola è un bel locale e si mangia molto bene; scegliemmo un tavolo verso il fondo della sala, cosa che ci permetteva di parlare senza essere ascoltati e fuori dalla visuale delle vetrine; non troppo distante da noi sedevano quattro clienti e Victoria mi indicò quello che era il proprietario di una delle più famose manifatture di cioccolatini del mondo.
Avevamo deciso che a cena non avremmo parlato della vicenda ma, inesorabilmente, se pur in maniera blanda, cedemmo su tale proposito.
Per prima cosa decidemmo di portare in un altro luogo il materiale originale che avevo trovato compresa la scatola; ci venne in mente che la persona più fidata sarebbe stata Geraldine, con una casa talmente intrigata che sarebbe stato quasi impossibile identificare l'involucro del nostro materiale; poi decidemmo di sospendere la ricerca per tutto il prossimo mese, questo per disorientare un qualcuno nell'eventualità che ci avessero messi nel mirino e per assicurare a Victoria una certa tranquillità; poi decidemmo di pensare ad un investigatore futuro per continuare la ricerca anche in mia assenza ed evitando così di apparire in prima linea.
Deciso tutto ciò e delineata la strategia dedicammo il resto della serata a noi e a cose più piacevoli.
Ancora due giorni e poi sarei rientrato; non potevo trascurare il lavoro per una "caccia al tesoro" la cui percentuale di un esito positivo poteva essere valutata realisticamente e approssimativamente vicina allo 0.
Ero in visita al Parlamento Europeo, ospite di un delegato inglese amico di Victoria quando ricevetti due messaggi in segreteria: la prima dallo studio con cui mi si riferiva che il lavoro di stesura dei progetti procedeva bene, che non c'erano problemi e che potevo starmene fuori ancora un pò, visto che non c'erano novità di rilievo; la seconda era Picard che voleva vedermi.
Lo chiamai e dopo i convenevoli mi disse che aveva novità; - sono ancora a Brussels, è meglio se ci incontriamo non da lei ma in un luogo appartato - dissi subito senza entrare in merito ai miei sospetti; - va bene, vediamoci a pranzo domani alle 13 nel ristorante Chalet Robinson, nel Bois de la Cambre, è un posto tranquillo e facilmente controllabile, visto che è in mezzo ad un lago - rispose facendo intendere che aveva capito.
Chiamai subito lo studio e confermai che mi sarei trattenuto fuori ancora qualche giorno.
La notizia che c'erano novità mi entusiasmava anche perché Picard si era dimostrato un interlocutore serio e fidato e, per telefonarmi sapendo che potevo già essere andato via, voleva dire che le novità potevano essere interessanti.
La serata la passammo a casa anche perché Victoria si sentiva affaticata dalle incessanti riunioni che precedevano gli eventi che lei organizzava e che non le permettevano un attimo di sosta.
La mattina si presentava tranquilla anche se ero elettrizzato nel sapere che c'erano novità; feci colazione ed uscii per acquistare i miei sigari.
Arrivato vicino alla chiesa gotica del Sablon mi accorsi che ero nuovamente pedinato: sembrava quasi che il solito individuo avesse inteso che quella zona era la mia preferita aspettandomi al varco come dire "prima o poi passa di qua".
Entrai in tabaccheria, completai i miei acquisti che, questa volta, sarebbero bastati per più giorni ed uscii.
La fortuna era dalla mia parte, distante solo una decina di metri si era fermato un taxi per scaricare una coppia, feci cenno che ne avevo bisogno, salii e partimmo.
Diedi l'indirizzo di dove desideravo essere accompagnato e mi voltai giusto in tempo per vedere il mio segugio che, sconcertato, era già con il telefono in mano.
Il taxi mi aveva lasciato a breve distanza dal laghetto da dove ci si imbarca, come un traghetto per superare il tratto d'acqua, su una zattera trainata da una fune, una sorta di moderno Caronte.
Entrai nel bel ristorante costruito tutto con travi di legno, mi guardai intorno ma Picard ancora non c'era; non era ancora l'ora fissata e ordinai un bicchiere di vino bianco fresco e mi accomodai in attesa su un tavolino esterno ad ammirare il bosco circostante.
Non passarono cinque minuti e vidi Picard salire sulla zattera, puntuale come un orologio svizzero, lo accolsi con un buon giorno e gli chiesi dove preferiva sedersi - andiamo dentro, scegliamo un tavolo da cui possiamo vedere l'ingresso così siamo tranquilli - disse a voce bassa - ci accomodammo e, sfogliato il menù, ordinammo ambedue il piatto del giorno.
- Mi dica quali notizie importanti mi porta ? - Picard impiegò qualche secondo per riordinare le idee e cominciò.
- Sembrerebbe che l'ufficio registro dei Notai si sia preoccupato per la richiesta del mio collaboratore e che sia saltato fuori il nome della nostra agenzia; può essere che la cosa sia stata riferita a qualcuno che è coinvolto con la scomparsa dei documenti e che questo l'abbia fatta mettere sotto controllo.
Una persona che si è dichiarata informata sui fatti accaduti mi ha confermato che si sapeva che la vendita era fittizia, il presunto compratore, il Lambert, era un prestanome, e il contratto prevedeva la restituzione del bene a guerra conclusa, questo per evitare il sequestro visto che Koralev era di religione ebraica, ed è per questa clausola che non c'è stato alcun versamento.
Ho saputo anche che alla fine della guerra il prestanome, avute notizie della tragica fine del Koralev, dopo un paio di anni aveva preso un magazzino in periferia e che là aveva accatastato tutti i mobili e gli oggetti presenti nell'appartamento, il che fa supporre le reali intenzioni di una vendita una volta dimenticati gli antefatti.
Nel frattempo era rientrato dalla Gran Bretagna il figlio Georgi ma che purtroppo morì in un incidente stradale due anni dopo senza poter rientrare in possesso dell'eredità, la polizia aveva accertato che, a velocità sostenuta, era scoppiata una gomma e la macchina, finita contro un muro, prese fuoco.
Nel 1965 il Lambert se ne ritornò in Francia e solo nel 1974 riuscì a vendere l'appartamento ad una importante società immobiliare con una procura visto che dalla Francia non era più rientrato; nel 1982, a seguito poi del nuovo piano regolatore, la società successivamente demolì la casa costruendo sull'area un grande edificio per uffici.
Ora possiamo immaginare che se trovassimo il documento originario della vendita posticcia tutti gli atti successivi sarebbero impugnabili ed essere annullati, visti anche i presupposti religiosi della falsa vendita; in mancanza di eredi poi, la Legge prevede che, fatte le doverose ricerche, il bene vada allo stato; questo è quanto -
- Ed il magazzino con il suo contenuto ? - chiesi - di questo non ho saputo nulla; tenga presente che se il Lambert fosse ancora vivo dovrebbe avere su per giù 110 anni - rispose Picard.
Riflettei qualche minuto e sopraggiunsi - è possibile trovare il contratto riguardante tale magazzino, l'atto di compravendita o di affitto ?
- posso tentare ma preferirei lasciar passare un pò di tempo per far calmare le acque, non vorrei che si agitassero troppo visti gli enormi interessi che vi girano attorno - rispose e continuò - ma mi permette due curiosità; perché ha voluto un incontro discreto? e posso sapere del perché di questo suo interesse?
- Ho avuto più che una semplice impressione di essere pedinato da un uomo proprio dal momento che sono uscito dai suoi uffici; non solo, ero con la mia compagna Victoria in giro per spese e un altro individuo non ci ha mollato mai fintantoché, con uno stratagemma, ci siamo occultati tra la gente e anche oggi la cosa si è ripetuta, ho avuto solo la fortuna di prendere un taxi al volo lasciandolo di sasso - poi gli raccontai una storia quasi corrispondente al vero, dicendogli della scatola, della scoperta casuale, dell'aver trovato la cornice sostituita ma omettendo il nome dell'autore del dipinto - Sig. Picard, quanto le ho raccontato deve rimanere un segreto professionale.
Anzi, voglio coinvolgerla facendole una proposta: vuole collaborare con me fino alla fine della mia ricerca? a fronte del suo impegno, se mai dovessi trovare il dipinto e si verificasse che questo abbia un valore che, visto l'intendimento di occultarlo agli occhi degli invasori, reputo importante, parte di tale valore che propongo del 15%, le sarà riconosciuto come compenso del lavoro fin qui svolto e che svolgerà; se la trovo d'accordo domani le faccio avere il testo di tale accordo; ovviamente, qualunque sia la sua risposta, di questo, delle ricerche che sto portando avanti e di ogni altro particolare desidero che non se ne faccia menzione e rimanga tra di noi, mai vorrei che la cosa divenisse di pubblico dominio mettendo a repentaglio il possibile risultato; posso contare sulla sua massima discrezione? -
Questa volta fui io a stupire lui che rimase ammutolito.
- Va bene, la proposta mi pare interessante, corretta e mi incuriosisce, lasciamo trascorrere per lo meno un mese e poi mi dedico a reperire notizie sul magazzino; per l'accordo non ho bisogno di ricevere nulla di scritto, dalle informazioni che ho, lei è una persona perbene e per il silenzio le garantisco che sarà totale -
Avevamo finito il pranzo e decidemmo di uscire - mi faccio chiamare un taxi, è meglio evitare che ci vedano assieme - dissi ottenendo la condivisione di Picard; - ci vediamo fra quattro settimane - disse dirigendosi verso la sua auto mentre io rimasi ad attendere il taxi.
Mi feci portare a la Porte de Namur per poi decidere che giro fare.
Durante tutto il percorso riflettei su quanto mi era stato riferito e sempre di più mi convincevo che avevo messo le mani in un nido di vipere: il Registro dei Notai che perde un fascicolo delicato che avrebbe potuto far scoppiare un grave caso di appropriazione indebita; il Lambert che ritorna in Francia e che vende per procura l'immobile avuto in custodia dopo aver aspettato che la vendita posticcia andasse in dimenticatoio e verificato che non rimanessero tracce dell'accordo; sempre il Lambert, che non rimettendo più piede a Brussels, trascura mobili e suppellettili messi in un magazzino; e chi è che se ne impossessa? Tante, troppe coincidenze; e anche quella del figlio Georgi che trova la morte in un incidente stradale senza poter rientrare in possesso dell'immobile, incidente che poteva far parte del piano preparato per non perdere un affare importante; e sempre Georgi, nei due anni trascorsi a Brussels dopo il suo rimpatrio, quali acque aveva smosso per tentare di determinare i suoi diritti, a chi si era rivolto per tentare di risolvere la situazione e con chi certamente si scontrò ?
Ancora tante domande senza una corretta risposta.
Rientrai e trovai Victoria già indaffarata in cucina, era evidente che aveva deciso di rimanere tranquillamente a casa e la cosa mi fece piacere.
Il giorno dopo, senza impegni di sorta, mi decisi che era il momento di fare qualche regalino al personale di studio; chiamai un taxi e mi feci portare in un centro commerciale.
Il taxi si fermò davanti ad un complesso coloratissimo, distogliendomi dalle riflessioni che mi avevano occupato tutto il tempo del tragitto.
Mi fermai un paio d'ore e uscii con un borsone carico di acquisti.
Trovai per fortuna un taxi fermo e mi feci portare dapprima a casa per scaricare il borsone e poi all'incrocio tra Louise e Boulevard de Waterloo.
Mi diressi verso Square Poelaert perché volevo da lì prendere l'ascensore, scendere e guardare quella parte sottostante di città che ancora non conoscevo; sarei passato poi per il Square Bruegel l'Ancien e arrivando successivamente al Sablon dove nel negozio Davidoff avrei acquistato qualche accessorio difficile da reperire da noi e che avevo precedentemente già intravisto.
Quasi per caso, attratto da una curiosa vetrina piena di cappelli di ogni tipo, mi fermai a guardare cosa vendevano ma, con mio stupore vidi, riflesso sul cristallo della vetrina stessa una figura assomigliante al mio primo sospetto inseguitore che forse avevo incrociato per puro caso qualche minuto prima magari scendendo dal taxi.
Feci finta di non essermene accorto ed entrai.
Mi guardai intorno e, avvicinandomi alla vetrina, chiesi di provarne uno che era esposto; la cosa mi permise di mettere a fuoco l'individuo e di scattare con il telefono un paio di foto senza essere visto.
Misi il berretto sportivo e mi guardai allo specchio; era proprio quello che cercavo per le giornate uggiose; chiesi di vedere altri colori e scelsi un tartan blu e verde tipico dei Black Watch; pagai ed uscii.
Il tizio era ritornato indietro di una ventina di metri e stava parlando con un altro in sella ad una vecchia motocicletta inglese; allungai il passo verso la direzione che mi ero prefissato avvicinandomi ad una coppia di ragazzi - scusate, mi fareste una fotografia con questo sfondo per cortesia - chiesi porgendo loro il telefono - nessun problema - mi risposero.
Mi misi in posa spalle al mio presunto segugio e ne scattarono un paio.
Ringraziai e ripresi a camminare; guardai le fotografie scattate e sulla prima il tizio si vedeva bene, mentre nella seconda aveva il volto abbassato, quasi a nasconderlo.
Arrivai al Sablon e girai subito a destra fermandomi davanti al Entrèe des Artistes, presi un tavolo esterno ed ordinai una birra.
Dopo una manciata di minuti, sul marciapiede, davanti al Cafè Leffe, apparve il tizio che, sconcertato, cominciò a guardarsi intorno e in particolare modo si soffermò sulle due biforcazioni che partivano dalla testa della piazza; il suo modo di fare rendeva evidente che cercava qualcuno ed io, volto parzialmente coperto dal giornale e con il nuovo berretto in testa, potevo osservarlo senza farmi notare.
Sempre con il giornale alzato sorseggiai la birra, che nel frattempo fortunatamente si era un pò riscaldata, e continuai a seguirlo nei suoi movimenti nervosi; attraversò la strada fermandosi proprio davanti a Davidoff si rigirò un paio di volte e prese a salire verso la Chiesa.
Poi, vuoi gli alberi vuoi le auto parcheggiate lo persi di vista e fu allora che decisi che era il momento di lasciare la postazione, attraversare la piazza ed entrare ad acquistare i sigari dove ero meno visibile; per di più, se mi continuava a cercare, sarebbe tornato indietro sul lato dove ero prima seduto e mi avrebbe visto.
Avendolo individuato, se si fosse riproposto sarei stato in vantaggio e avrei potuto esser io il segugio, invertendo i ruoli.
Eccolo, apparve sul marciapiede del lato opposto che avevo lasciato qualche minuto prima fermandosi a guardare dentro i due caffè; poi deve aver considerato che mi aveva proprio perso e lo vidi ripercorrere il marciapiede da dove era venuto.
Era il momento di uscire e seguirlo lungo il marciapiede parallelo.
Mi feci scudo con le macchine parcheggiate sui due lati e lo vidi girare lungo Rue de la Regence; raggiunsi velocemente l'angolo e, nascondendomi tra le numerose persone guadagnai una ventina di metri; camminando di buon passo in breve eravamo ormai allo sbocco di Square Poelaert; il mio segugio si fermò e pochi istanti dopo gli si avvicinò la stessa motocicletta che avevo notato vicino al negozio di cappelli, montò in sella e si avviarono verso Louise.
Era evidente che il mio inseguitore non era solo e adesso ho anche un riferimento in più: la vecchia motocicletta inglese che non passava di certo inosservata vista la sua rarità; non avevo letto la targa ma credo che non sarà difficile risalire al conduttore.
Ne parlerò domani con Picard, per lui sarà un gioco da ragazzi rintracciarlo.
Si era fatto tardi e mi avviai verso casa, Victoria sarebbe arrivata di lì a poco.
- Buon giorno Picard, avrei bisogno di avere la sua mail personale, devo inviarle alcuni dati e raccontarle quello che è avvenuto proprio oggi, non vorrei che ci vedessero assieme e mi pare il modo migliore per comunicare - dissi al telefono -
Picard me la diede dicendo che il mezzo che useremo andava bene.
Mi misi al computer e raccontai per filo e per segno la giornata compresi i dettagli della motocicletta per poter risalire al proprietario; dopo pochi minuti Picard mi rispose suggerendomi per oggi di non uscire per sconcertare chi mi aveva preso di mira e che, per individuare la motocicletta, non aveva problemi visto che un suo caro confratello era un esperto e quelle in circolazione le conosceva tutte.
Bene, oggi mi sarei dedicato alla lettura, alla televisione e a fare appunti sul da farsi.
Ormai erano trascorsi parecchi giorni e bisognava rientrare e dedicarsi anche al lavoro, d'altra parte Picard aveva chiesto un mese di "fermo" totale e se avesse nel frattempo bisogno di me ci saremmo scambiate le mail.
Era la mia ultima sera a Brussels e con Victoria avevamo deciso di cenare al Belga Queen, locale che ormai conoscevamo bene e che ci permetteva di fumare dopo cena un buon "cubano" in ambiente dedicato.
Prendemmo posto al tavolo prenotato e ordinammo la cena non prima di aver chiesto due coppe di champagne e altrettante dozzine di ostriche rigorosamente di Cancale.
Parlammo di tante cose ma volevo arrivare alla questione che più mi stava a cuore: la sua sicurezza in relazione al fatto che, e la cosa era ormai accertata, mi pedinavano e non si era ancora capito se era solo per controllare dove mettevo le mani o se per intimidirmi o, peggio ancora, per bloccare ogni mia iniziativa che potesse dar fuoco alle "polveri".
- Devi stare attenta a dove vai e intorno a te quando rientri tardi; vedi di non farmi stare in pensiero, la prudenza non è mai troppa; come dissi una volta a mio figlio, per strada, a qualsiasi ora, bisogna tenere i sensi sempre pronti e vigili, mai trascurare i dettagli o i segnali che qualcosa sta succedendo; ricordati della strage al Museo ebraico, i terroristi, per strada, sembravano semplici passanti e poi vedi come hanno agito - dissi a Victoria che, ancora una volta, tentava di minimizzare le cose -
Dai Pitu - interloquì - non devi preoccuparti, sono cresciuta in giro per il mondo, Brussels è la più tranquilla capitale che ho conosciuto, qui sono quasi di casa e non mi mancano le giuste amicizie per farmi aiutare se è il caso, il marito di Helen poi è tutt'ora il più alto grado delle forze speciali ed è con loro che lo scorso mese ho cenato al tavolo del direttore generale dell' OTAN (NATO per gli italiani); sono tranquilla e ben circondata -
Si, lei era tranquilla; io un pò meno.
- Promettimi che se hai la sensazione che qualcosa intorno a te sia anomala mi chiami immediatamente - dissi stringendole la mano allungata sul tavolo -
- Te lo prometto, parti tranquillo -
Finita la cena ci facemmo chiamare un taxi per andare a bere il bicchiere della staffa, prima di rientrare, in quel locale sotterraneo in piazza Sablon che ci piaceva molto.
Arrivai a casa in tarda mattinata ma in tempo per avvertire lo studio del mio rientro; mi organizzai per uscire ma prima chiamai Picard.
- Buon giorno Picard, volevo chiederle una informazione, se avessi bisogno di far proteggere Victoria quando è in giro per la città a fare spese o a cena di amici, lei è in grado di indicarmi una azienda che si occupa di sicurezza personale? -
- Certo, un mio amico è il responsabile organizzativo di una società che provvede alla sicurezza di parlamentari europei, casa-ufficio e viceversa, è una agenzia ufficiale accreditata e si muove a tutto campo con personale discreto ed efficiente; se ne ha bisogno mi sappia dire - rispose
- Grazie lei è un amico, buona giornata - soggiunsi chiudendo la chiamata.
Picard si stava dimostrando uomo dalle mille risorse e certamente la sua appartenenza ad una Loggia gli permetteva notevoli aperture in molti settori ma quello che mi aveva positivamente colpito era la sua disponibilità a trattare con me come se trattasse con un amico.
Il mese era trascorso velocemente, Victoria mi chiamava tutte le sere per tranquillizzarmi ed io le raccontavo di come procedevano i progetti che avevo in corso; gli impegni di lavoro mi tenevano occupato fin troppo e alla sera, sfinito, non avevo certo voglia di far visita agli amici; solo un paio di Domeniche mi sono incontrato con la nostra amica Joanita per fare il quarto nel suo tavolo di Burraco, d'altra parte lei ci teneva ed era persona così squisita che non potevo negarmi.
Avevo impostato il lavoro nei minimi dettagli, lo studio era preparato per poter far avanzare i progetti e, comunque, eravamo ben collegati avendo provveduto ad installare a casa di Victoria computer, wifi e fax; potevo quindi assentarmi in tutta tranquillità per un' altra quindicina di giorni.
Con le díavolerie tecnologiche di oggi non ci sono più distanze e ogni volta che le adoperavo mi veniva in mente che ai tempi dell'università un giovane assistente raccontava che il suo compito era girare l'Italia per raggiungere il Professore e fargli firmare documenti e progetti mentre con la sua meravigliosa barca a vela navigava su è giù per il Mediterraneo comunicandogli di volta in volta, con la radio trasmittente di bordo, in quale porto raggiungerlo.
Altri tempi, forse più stancosi ma certamente più umani e meno stressanti.
Dall'aeroporto chiamai Victoria avvertendola del mio arrivo in orario, che alle 15 sarei arrivato già a casa e che da li avrei prenotato un ristorante per la cena; chiamai anche Picard per avvertirlo del mio arrivo e che l'indomani avrei avuto piacere incontrarlo a pranzo al Chalet Robinson, come l'altra volta.
L'aereo si alzò puntuale e, come mi capitava spesso, mi assopii; ma neanche il tempo di gustarmi il pisolino che eravamo già in fase di atterraggio, un'ora e venti, come sempre.
Disfai con calma la valigia e prenotai un tavolo a "La Terrasse", un accogliente ristorantino in due piani.
Victoria arrivò a casa in anticipo e si distese sul divano per rilassarsi dopo una dura giornata di riunioni - come è andato il volo? - chiese
- Bene, come il solito mi sono addormentato; domani è giovedì e mi incontro a pranzo con Picard; se tu riuscissi a prenderti un paio di giorni di permesso alla sera potremmo prendere un volo per Londra e ritornare domenica sera o lunedì; potremmo fare un salto al mercatino di Portobello, un acquisto da Cordings, una birra al Blackfriar pub e possiamo anche salutare il tuo amico iraniano; una sera, poi, potremmo anche tornare a pranzo da Simpson's; cosa dici di questa proposta? -
- Niente male un lungo week-end a Londra, ma adesso dammi mezzora di silenzio totale, poi mi preparo per uscire - rispose con gli occhi già chiusi.
Trascorremmo la cena facendo vari programmi sul week-end, troppi per i tre giorni che ci erano concessi, ma tutti interessanti; l'unico su cui eravamo d'accordo e che non avremmo dovuto sacrificare era bere una birra al magico Blackfriar, locale progettato da Morris e lavorato solo con materiali provenienti dall'Italia; per il resto decidemmo di farci trascinare dall'improvvisazione.
Per scelta non avevamo toccato l'argomento che ci stava tormentando ormai da tempo: ritrovare il quadro.
Il giorno dopo arrivai al ristorante con un pò di anticipo, la giornata era bella e mi sistemai, aspettando Picard, in un tavolo esterno per un aperitivo, mi guardavo intorno e, immerso in un vero e proprio bosco, non sembrava essere nel mezzo di una città popolosa; la cosa era altamente rilassante.
Vidi Picard attraversare il tratto d'acqua con la solita zattera e gli andai incontro.
- Buon giorno - esordì - ha fatto un buon viaggio? - si - risposi - ormai ci ho fatto l'abitudine, ci sono novità? -
Ci sedemmo al tavolo, ordinammo e iniziò a raccontarmi cosa aveva scoperto.
- La motocicletta appartiene ad un tizio che lavora in una agenzia specializzata in sicurezza aziendale oltreché in informazioni generali e pre e post matrimoniali, praticamente una sorta di detective privato; l'agenzia, che occupa parecchia gente e molti sono free-lance, non fa sicurezza personale; per sua tranquillità, quindi, non rappresentano una vera e propria minaccia ne per lei ne per Victoria, potrebbero essere stati ingaggiati solo per tenerla sotto controllo; ad ogni buon conto possiamo a nostra volta tenere l'agenzia sotto osservazione e forse sarà possibile avere anche qualche indiscrezione in più.
Per il magazzino, siamo risaliti al proprietario originario che lo ha lasciato in eredità ad un nipote che nel tempo se ne è disfatto vendendolo "scatola chiusa" ad un commerciante di cose usate; credo che presto potremo avere anche quest'ultimo nominativo e capire cosa ne ha fatto del contenuto -
- Bene, mi pare che la ricerca proceda nel verso giusto - dissi finendo il caffè - fra un paio d'ore parto per Londra, metto insieme un incontro di lavoro con il desiderio di Victoria di fare un pò di shopping e incontrare vecchi amici; la chiamo lunedì, al mio ritorno, magari potremmo rivederci in un altro posto giusto per cambiare il menù -
- A voi italiani piace trattare molte cose a tavola davanti ad un buon piatto e ad una buona bottiglia, la porterò in un posto storico, appena fuori città, c'è un ristorante di campagna dove si dice che cenò Napoleone la sera prima della battaglia di Waterloo, è un posto curioso che conosco e dove si mangia bene - disse avviandosi verso l'uscita.
Rientrai alle tre e Victoria stava già facendo il suo trolley, l'aggiornai su quello che avevo sentito e nel mentre preparavo il mio dissi - a Londra potremmo incontrare Berty, ti ricordi, quell'amico di Stephanie esperto d'arte impressionista, per avere notizie di un quadro scomparso dalla circolazione, cosa ne dici?
- Perfetto - rispose - la chiamo perché faccia in modo di portarlo a cena con noi, a che ora abbiamo l'aereo? - alle cinque, abbiamo il treno per l'aeroporto fra quaranta minuti -
Eccoci, ancora una volta eravamo a Londra, città che ogni volta riusciva a stupirmi per la sua dinamicità e il costante rinnovamento; indubbiamente mettono in campo una tale quantità di idee nel rispetto della loro innata tradizione da diventare il polo d'attrazione per chi vuole tentare di emergere in qualsiasi campo.
Ci chiamò Stephanie per confermarci che la cena era nella sua nuova casa di Kensinton domani alle 20 e che avremo incontrato il suo amico.
Bella notizia.
Eravamo un pò stanchi e decidemmo che, dopo una doccia, saremmo andati a mangiare qualcosa e poi a letto; domani avremmo avuto una giornata piena e volevamo arrivare a sera brillanti come usualmente eravamo.
Il venerdì lo trascorremmo gironzolando senza impegno o affanno nelle viuzze fra Kensington e Chelsea e ci accorgemmo che molti dei negozi si erano rinnovati ma sempre con quel tocco elegante che caratterizzava i due quartieri e constatammo anche che il numero dei ristoranti era aumentato, in particolare modo quelli mediorientali.
Rientrammo in hotel per un doveroso relax e per prepararci alla serata che ci attendeva.
Eravamo pronti per uscire, Victoria era elegante come sempre ed io, per fortuna, mi ero portato un abito grigio che andava bene per ogni occasione; dalla reception ci facemmo chiamare un taxi e in breve ci trovammo davanti alla nuova casa di Stephanie, una tipica casa vittoriana in tre piani, color avorio e con l'ingresso colonnato.
Entrammo in salotto e ci presentò alcuni suoi amici che ancora non conoscevamo; aperitivo in mano mi avvicinai a Berty che era un pò in disparte intento su di un libro - buonasera come va? - dissi -
- Bene, e tu? Steffy mi ha detto che hai un quesito da pormi, fammelo subito così ho tempo di pensarci durante la cena - rispose posando il libro sul tavolo
- Vorrei sapere se ti risulta che un'opera di Cezanne, che si sa essere stata esposta alla sua importante mostra del 1895 voluta da un tal Vollard, manchi nella sua catalogazione ufficiale perché entrata in qualche collezione privata e mai uscita; si pensa anche che possa essere stata esposta anche nelle mostre successive a Parigi, Vienna e Brussels; si sa che quest'opera, di cui non si conosce il soggetto ma potrebbe essere un paesaggio provenzale che dovrebbe misurare circa 62 x 48, prima della guerra si trovava in Belgio ma che, poco prima dell'arrivo delle truppe tedesche, sia sparita -
- Bel quesito, non basterà certo il tempo della cena per una risposta corretta; in studio ho parecchia documentazione riguardante le esposizioni che mi hai menzionato e penso che con un pò di pazienza qualcosa si possa trovare; di certo so che all'appello mancano cinque/sei di opere di cui non se ne conosce il destino - rispose mostrando interesse e sopraggiunse - semplice curiosità o qualcosa d'altro? -
- Ho acquistato a Brussels una cornice su cui ho scoperto stampigliato a secco il nome dell'artigiano e la data, tal J.P. Buillon Paris 1894 e, guarda caso, ho verificato che era uno che le confezionava anche per Cezanne, ecco perché sono certo delle misure del dipinto che conteneva; ho fatto poi una ricerca fotografica e la tipologia è uguale ad altre usate dal Maestro e non da altri; da qui l'interesse di sapere quale dipinto contenesse e del perché la cornice fosse stata separata dalla tela - risposi.
- Lasciami qualche giorno e vedrò cosa trovo, nel frattempo, se mi puoi far avere una fotografia della cornice e del nome impresso te ne sarei grato -
Stephanie ci chiamò per prendere posto a tavola ed io mi trovai seduto tra due belle donne: una gallerista e una interiors designer; la conversazione era piacevole e mi lasciai prendere la mano in una discussione sulle attuali tendenze londinesi; ovviamente, la gelosa Victoria mi teneva d'occhio!
La serata continuò piacevolmente con un certo brio alimentato anche dalla quantità di vino che era stata consumata; davanti a tanta allegria riflettei: una cosa risultava certa, gli inglesi, quando bevono, bevono alla grande, se poi è venerdì, apriti cielo!
La mattina dopo chiamai subito lo studio per fare la fotografia che Berty mi aveva chiesto; spiegai cosa fare e chiesi di averla subito via mail; i miei avevano ben imparato che era meglio "abundare quam deficere", e le fotografie arrivarono in buon numero e ben leggibili; le girai tutte subito a Berty che mi confermò la ricezione.
Ero curioso di conoscere fino a dove si sarebbe spinta la ricerca che intendeva fare perché i risultati potevano consolidare, o meno, le nostre ipotesi.
Ed ora a Portobello dove c'è sempre qualche cosa di interessante in mezzo alla tanta paccottiglia esposta.
In realtà la qualità delle cose esposte in questi ultimi anni era abbondantemente caduta in basso ed i prezzi, per contro, saliti a dismisura ma valeva sempre la pena dedicarvi una mattinata; mentre io mi trovavo alle prese con una salsiccia dentro un panino imbottito di verdure e senape, Victoria si era ingolosita di una lunga sciarpa di cachemire verde smeraldo e mi divertii guardarla trattare il prezzo con il venditore indiano: una guerra senza fine dove lei, come sempre, la spuntava.
Ormai era l'ora di un buon brunch e con un taxi ci dirigemmo verso il Blackfriar dove avevamo prenotato; come al solito, di sabato, il locale era pieno ed il chiacchiericcio era festoso; la birra correva a fiumi ed il personale, gentilissimo, aveva un gran daffare.
Anche se potevo venirci solo 2/3 volte all'anno mi sentivo a casa mia vuoi anche per molti materiali usati per costruirlo, tutti provenienti dall'Italia.
Rientrammo in albergo, avevamo giusto il tempo per un riposino perché alla sera avevamo un'altra cena e forse avrei rivisto Berty, la cosa che più mi interessava.
Alla cena lui non poteva partecipare per precedenti impegni ma mi mandò un messaggio: grazie per le fotografie; sono a buon punto, so dove trovare le immagini di tutti i dipinti presenti all'evento del '95, se è possibile faccio fare una copia di tutto; ti farò sapere.
Lunedì mattina rientrammo a Brussels, un pò provati ma contenti anche per i risultati che stavamo per avere; direi un viaggio proficuo.
Adesso era necessario mettere a fuoco un piano per poter individuare le prossime mosse mirate a rispondere alla miriade di domande che continuavo a farmi in funzione del fatto che, da una parte, qualcuno vedeva i miei movimenti come elementi di pericolo e mi faceva pedinare nel tentativo di anticipare ogni mia mossa, dall'altra, la necessità di trovare quei tasselli mancanti che mi avrebbero portato sempre più vicino alla soluzione.
La cosa da fare subito era ritornare sabato al mercatino e conquistare l'amicizia del titolare della bancarella che già conoscevo; obiettivo farmi dire il nome del commerciante all'ingrosso per poi da questo sapere se un ritratto di un vecchio su fondo di carta era passato per le sue mani.
Mancavano quattro giorni al mercatino ed era dura riempirli senza cadere nelle solite riflessioni; li dedicai a visitare i musei cittadini, a sfogliare libri e cataloghi nella libreria Taschen, a vedere esposizioni nelle gallerie d'arte, andare al Parlamento europeo e a scoprire le parti meno turistiche della città.
Il venerdì mi ricordai di un buon negozio di vini nella zona che ormai conoscevo a memoria: il Sablon.
Entrai e mi misi a guardare cosa proponeva; acquistai un paio di bottiglie di Champagne che avevano un buon prezzo e un Bordeaux che il negoziante mi assicurò di buona qualità e di prezzo contenuto dovuto al fatto che era poco conosciuto.
Arrivò il sabato se pur con grande lentezza e mi avviai di buon'ora verso il Sablon; girai per un pò sempre pronto a cogliere qualche indizio e mi ricordai di acquistare il pane per la sera; visto che ero proprio davanti al miglior negozio della città, attraversai la strada ed entrai; acquistai il necessario ed uscii.
Nel mentre aspettavo il momento per ritornare sui miei passi mi si avvicinò un signore - buon giorno - mi disse - posso dirle una parola in disparte? - il cuore mi andò fuori giri, avevo riconosciuto il mio segugio.
- Mi dica pure qui, sono di fretta - risposi - guardando a destra e a sinistra più per vedere se c'era in giro anche la motocicletta che non le auto che non mi lasciavano il tempo di passare - ho un messaggio per lei - riprese lui con un francese influenzato dal fiammingo.
Mi fermai prima di avventurarmi sulle righe pedonali, lo guardai e insistetti - ho un appuntamento, non ho tempo da perdere -
- Ho l'incarico di riferirle che, se non vuole avere guai, deve smetterla di mettere il naso in cose che non la riguardano - e sopraggiunse - chi le invia tale invito è una persona molto potente e potrebbe crearle tali e tanti fastidi da pentirsene; le consiglio di riflettere su quanto le ho detto perché la cosa sta diventando molto, molto seria -
Lo riguardai con un'aria di sfida e risposi - non so chi sia lei, ne chi la manda, e, soprattutto di cosa stia parlando; forse avete sbagliato persona, ma se volevate proprio me e se pensate di intimidirmi, ebbene, vi sbagliate di grosso; se poi ritenete che io sia un emerito sconosciuto vi correggo subito, ho una cena questa sera e sarò con il Comandante dei Servizi investigativi, mi spiacerebbe accennargli di questo triste episodio e delle minacce che mi sono state rivolte suo tramite, riferisca che non mi costringano a farlo - a quel punto, senza lasciargli spazio per la replica attraversai la strada e ripresi il giro dei banchi come se il fatto non mi avesse colpito; fatti pochi metri mi girai e vidi il tizio allontanarsi di buon passo telefono alla mano e tirai un respiro di sollievo.
Trovai il banco che mi interessava e mi misi a guardare.
- Buon giorno - dissi porgendo la mano - ha visto che sono tornato, cosa mi racconta di bello?
- Cosa vuole che le dica - rispose stringendola - qui c'è aria di crisi, si guardi intorno, sono le 10 di una giornata di sole e non c'è praticamente nessuno; di solito, in un giorno come questo si farebbe fatica a parlare tanto sarebbe alto il chiacchiericcio; oggi, per chi ne ha voglia, è la giornata buona per gli affari, mi dica in che cosa posso accontentarla? -
- Dò prima un'occhiata a queste cornici e poi tra le cose che lei ha comperato da quel commerciante all'ingrosso signor…, non mi ricordo il nome che mi ha detto l'altra volta - dissi con noncuranza -
- Baillard, Victor Baillard, è da lui che faccio ogni tanto buoni acquisti - rispose pronto mostrandomi le cornici; le guardai con interesse e ne scovai una più bella delle altre, una cornice con intagli geometrici, nera, come si usava a fine '800 riprendendo il gusto fiammingo.
- Credo che la prenderò, mi darebbe intanto le misure? - chiesi; trassi dalla tasca la mia agendina per appuntarle e nel contempo riportai furtivamente il nome che mi era stato detto.
- 60 x 50 - rispose subito - e le faccio un prezzo da amico 200 euri, cosa ne dice? lei sa che dietro c'è il prezzo che dovrei chiederle ma, come potrà vedere, l'ho trattata bene -
Tirai fuori due banconote e porgendole dissi - so che lei è un commerciante onesto, non ho bisogno di verificare; anzi - continuai - se le capitasse qualche ritratto maschile anziano, di circa 60 x 50, eseguito con pochi colori, anche su carta intelata, ho un mio amico che li colleziona e mi ha chiesto di guardare qui, visto che ormai sono di casa; anzi sa cosa facciamo? le do le mie coordinate così quando ha qualcosa di bello mi avverte ed io vengo a trovarla, bene o male sono a Brussels un paio di volte al mese - conclusi porgendogli il denaro e un mio biglietto a sua volta ricambiato con il suo.
- La ringrazio per la fiducia e vedrà che saprò accontentarla - mi rispose incartandomi la cornice.
Prima di allontanarmi mi riguardai intorno e mi diressi verso Wittamer per un buon caffè; la giornata era buona e mi sistemai su un tavolino esterno, mi accesi un mezzo toscano e aspettai la cameriera.
Sentii, prima ancora di vederla, il rumore tipico di una vecchia motocicletta e d'istinto mi coprii la vista con il giornale; la moto passò lentamente con due persone a bordo, casco in testa e visiera abbassata; non credo mi avessero visto tanto che, all'incrocio la vidi girare a sinistra per risalire lungo il viale opposto al mio e certamente dopo poco sarebbe ripassata di qua; tirai fuori il mio berretto nuovo, gli occhiali da sole e sempre coperto dal giornale aspettai di rivederli apparire.
Fu esattamente come avevo previsto, la motocicletta ripassò con una andatura lenta mentre i due scandagliavano il marciapiede e le vetrine per poi rifare il percorso di prima.
Intanto il traffico era aumentato e le auto in sosta, che si trovavano davanti alla pasticceria rendevano più difficoltosa una andatura a passo d'uomo.
Mi portarono il caffè che evitai di bere subito visto che i due sarebbero certamente ripassati come avvenne, in effetti, un minuto dopo, solo che questa volta erano incalzati da una coda di auto e non potevano rallentarla visto che si sentiva provenire già il primo suono di un clacson.
La moto sfrecciò via ma questa volta girò a destra, lungo la Rue Lebeau, e credo che non l'avrei rivista.
Il pedinamento a cui ero sottoposto si era indubbiamente intensificato; dovevo a questo punto correre ai ripari e decidere cosa fare.
Chiamai Picard per fissare un incontro e mi disse che ci saremmo incontrati a fianco della chiesa di Notre Dame du Sablon dopo dieci minuti, lui sarebbe arrivato con una Audi SW blu; saremmo andati a Waterloo.
Avvertii Victoria di tutto ciò e mi sentii tranquillo dato che aveva deciso di non muoversi da casa e di dedicarsi alle sue ricerche di sponsorizzazioni per gli eventi che stava programmando - torno presto - dissi - poi decideremo cosa fare per la cena -
L'auto di Picard sbucò da Rue De La Regence, attraversai e salii in fretta, sistemai le mie cose nel sedile posteriore e ci dirigemmo speditamente verso le veloci arterie che ci avrebbero condotto fuori città.
Durante il tragitto raccontai i due fatti succedutisi nel giro di un'ora e vidi il suo volto cambiare di espressione; certamente la cosa lo aveva colpito anche perché era evidente che i due episodi erano conseguenti uno all'altro.
- Mi sembra che la cosa stia assumendo una piega niente affatto positiva - disse dopo un lungo silenzio - l'avvertimento del tizio che si esprime in maniera così chiara ed inequivocabile, che cita il suo mandante come fosse una cosa normale e il fatto successivo della motocicletta che cerca di individuarla come conseguenza alla sua risposta, sono fatti gravi; certamente qualcuno avverte un pericolo se si sente costretto ad esporsi in maniera così lampante specialmente adesso, dopo un mese in cui non era stata mossa una foglia e che ogni nostra ricerca era stata sospesa dando un segnale di non interessamento -
- La penso anche io così - risposi - e penso anche che il muoversi in tale maniera dimostri che all'origine vi sia proprio stato un imbroglio ben calcolato, orchestrato nei minimi dettagli magari coinvolgendo apparati della pubblica Amministrazione per poi ottenerne la sepoltura definitiva; noi parliamo di un mandante ma nessuno può escludere che questo non sia un gruppo di cointeressati -
Arrivammo alla famosa trattoria nei pressi della piana di Waterloo, Picard parcheggiò la vettura nel retro in maniera che non fosse visibile dalla strada ed entrammo; nel locale sembrava che il tempo si fosse fermato visto che tutto l'arredo era rimasto inalterato negli ultimi 200 anni, dalla famosa omonima battaglia, tanto recitava la locandina esposta all'ingresso e non c'era motivo di dubitarne, l'aria che si respirava all'interno era proprio quella di aver assistito ad un evento epocale, come in realtà fu.
Accolsero Picard con familiarità mostrandoci il tavolo da lui preferito, quello in cui si dice Napoleone avesse consumato la sua ultima cena da Imperatore, ci portarono il vino e ci elencarono le pietanze del giorno; Picard prese per iniziare una zuppa e poi un arrosto, io scelsi una sorta di pasticcio di verdure e a seguire il maialino in salmì con patate bollite, piatto della tradizione francofona.
Il proprietario si era allontanato con gli ordinativi e noi, dopo un sorso di vino, riprendemmo le nostre analisi.
- Ritengo che dovremmo doverosamente prendere in considerazione la possibilità di denunciare questi fatti - disse Picard versando ancora un pò di vino - solo che la cosa dovrebbe essere presa in mano da qualcuno che sia sicuramente estraneo alla vicenda, che non abbia scrupoli nell'indagare qualche personaggio che si sente talmente potente da assoldare emissari e segugi che agiscono allo scoperto, senza remore, qualcuno che copre un ruolo determinante in collegamento con la Magistratura -
- Ieri sera sono stato invitato ad una cena a casa di amici ed era presente il Comandante dei Servizi investigativi che già, in altra occasione, avevo conosciuto; questo poi era venuto con la moglie a Venezia per un weekend, li abbiamo portati in barca girando per la laguna lasciandoli a bocca aperta per la meraviglia dei luoghi e poi abbiamo cenato a casa nostra; praticamente non eravamo più dei semplici conoscenti visto per come siamo stati accolti ieri; potrei senza problemi rivolgermi a lui per un suggerimento o per altro - dissi
- Si, potrebbe essere un'idea, ma non vorrei che il problema diventasse più grande di quello che magari è in realtà - rispose lui - se optiamo per questa strada bisognerà essere prudenti e dovremo aspettarci le reazioni, in particolare modo se sono coinvolti nomi noti dell'alta burocrazia - sopraggiunse.
- Mi prenderò un paio di giorni per riflettere e poi, prima di agire, ci rivedremo per decidere e muoverci di concerto - lo assicurai.
A dire il vero era la prima volta che vedevo Picard allarmato; Brussels è la sua città e certamente, visto il lavoro che svolgeva, sapeva vita, morte e miracoli di un gran numero di persone e ciò lo condizionava.
Rientrammo in città e mi feci lasciare all'inizio della Chaussee De Wavre da dove avrei potuto facilmente trovare un taxi e rientrare a casa senza fare troppi giri; lui aveva insistito ad accompagnarmi ma poi aveva convenuto che, verso il centro, potevamo essere facilmente individuabili da chi ci stava cercando.
- Bello il posto dove ti ha portato? - disse Victoria sempre alle prese con il suo computer
- Si, direi che il locale è molto curioso, la cucina propone cose molto buone tradizionali della campagna che qui, in centro, nemmeno si sognano; il problema è la distanza, tra la strada e il traffico ci è voluto quasi un'ora, ma vale la pena; una delle prossime volte che ritorno prendiamo una macchina e facciamo un giro nei luoghi dove l'Imperatore, finalmente sconfitto, finì il suo ciclo (la parola "finalmente" è perché a Venezia Napoleone rubò anche l'impossibile e tutt'ora non dimenticano) - risposi mentre mi sdraiavo sul divano con la testa in completa confusione.
Dovevo rientrare perché in studio avevano bisogno di me e presi la decisione che avrei di nuovo sospeso ogni ricerca per tutto un mese dedicandomi, nel frattempo, alla ricerca di documentazione sull'opera di Cezanne, cosa che potevo fare anche da casa; avvertii Picard di tutto ciò e lo trovai d'accordo;
- Al suo rientro - disse - potremmo decidere sul come proseguire -
Benissimo - risposi - ma mi ero dimenticato di comunicarle un nome nuovo, un tal Victor Baillard, commerciante all'ingrosso di oggettistica vintage e antiquariato; poter avere qualche notizia su di lui mi potrebbe essere utile per individuare chi, da lui, ha comperato altre cose del famoso magazzino -
Ci salutammo con l'impegno di sentirci al telefono o via mail.
All'indomani ero già all'aeroporto di prima mattina ma durante la corsa in taxi avevo avuto la sensazione che qualcuno mi seguisse. Dopo essere sceso mi fermai per una veloce colazione e mi avviai verso il passaggio in zona sicurezza; il mio segugio, quello del messaggio intimidatorio, era pochi metri più indietro facendo finta di essere attratto dai liquori; la sensazione ora era realtà, volevano avere la certezza della mia partenza.
Ma da chi avrebbero potuto sapere che partivo, visto che la decisone era stata dell'ultimo momento?
Mi divertii per una buona mezzora a gironzolare tra i negozi e lui sempre dietro; prima di passare il controllo della sicurezza entrai in uno che vendeva gioielli e mi feci mostrare un bracciale, poi, con fare indifferente dissi alla commessa - quello che sta guardando la vetrina è un ladro internazionale, proprio l'altro giorno hanno pubblicato la sua foto sui giornali mettendo in preallarme i negozianti del settore -
La commessa, presa dal panico, andò al banco e schiacciò un bottone; neanche un minuto dopo arrivarono i poliziotti che chiesero lumi; indicato il sospetto lo accerchiarono e senza lasciargli il tempo di spiegare lo portarono via di forza.
Era cominciata la mia vendetta!
Chiamai lo studio, avvertii che sarei arrivato e alla richiesta se vi fossero novità la segretaria rispose che ieri un signore con accento francese chiedeva quando poteva incontrarmi e di avergli riferito che lei sarebbe stato in studio il pomeriggio del giorno dopo ricevendo a congedo un - domani richiamo, grazie -
Dovevo chiamare Picard per assumere una sorveglianza per Victoria; poi chiamai lei avvertendola di cosa stavo organizzando per una giusta sicurezza, le spiegai le procedure e come riconoscere la sua "ombra" mentre Picard avrebbe fatto da interlocutore.
Sapevano chi fossi, cosa facessi, dove vivevo e chissà quanto altro; era arrivato il momento di prendere le giuste precauzioni e pensare a mettere in piedi concrete contromosse, anzi, bisognava sottrarre loro la palla e condurre noi il gioco.
Forse un aiuto poteva arrivarci dalla stampa a cui far pervenire qualche informazione, pensai, ci dovrò riflettere e parlarne con Picard.
Al mío arrivo in studio feci una riunione con tutti i collaboratori spiegando loro che, messi a punto tutti i problemi che si erano accumulati nelle ultime settimane, mi sarei dovuto quanto prima assentare di nuovo; spiegai che non intendevo trascurare il lavoro in essere ma che una nuova ipotesi di incarico a Brussels era a portata di mano e che valeva la pena cavalcarla; comunicai anche che era mia intenzione responsabilizzarli di più e che questo avrebbe voluto dire non solo maggiore dedizione al lavoro ma anche una partecipazione agli utili; d'altra parte, mi potevo dedicare a nuove iniziative solo se lo studio dava prova di gestire efficacemente il lavoro anche in mia assenza.
Li trovai tutti d'accordo e questo mi inorgogliva e sollevava il morale; questo voleva essere il risultato del tanto tempo che avevo dedicato alla loro crescita professionale.
Aspettai per tutto il pomeriggio di essere contattato dall'anonimo del giorno prima ma l'attesa non pagò; chiamai la compagnia telefonica e chiesi di avere l'elenco delle chiamate ricevute quel giorno e mi confermarono che lo avrei ricevuto quanto prima; così domani capiremo chi fosse l'ignoto.
Erano ormai le 8 di sera e, un pò stanco, avevo deciso di andarmene a casa per una doccia e poi mangiare qualcosa di veloce nel ristoranti sotto casa quando mi chiamò Picard - buona sera spero di non disturbarla - disse - sua moglie da stasera è sotto scorta; mi sono permesso di chiamarla per farle conoscere la persona che la seguirà nei suoi movimenti in modo che si senta tranquilla; le assicuro che ho ottenuto il bodyguard più efficiente in servizio, quello che spesso viene chiamato in occasioni speciali dove non si può sbagliare -
- La ringrazio per risolvere tutti i problemi che le sto addossando, ho piena fiducia nel suo operato e saprò esserle grato - risposi pienamente convinto che Victoria d'ora in poi sarebbe stata al sicuro.
- Mi scusi ancora - riprese lui - ho fatto una ricerca su quel Victor Baillard, opera tutt'ora nel settore delle antichità; in questo momento è all'estero per delle acquisizioni ma sarà di ritorno nel giro di qualche settimana; ho le sue coordinate e quando lei sarà di nuovo qua potrà fare in modo di incontrarlo -
Prima di chiudere gli raccontai cosa avevo combinato all'aeroporto e, forse per la prima volta, lo sentii ridere di gusto - la sua fantasia è proprio senza limiti - mi disse, e io lo ringraziai di tutto e me ne andai a casa per una agognata doccia ristoratrice.
Feci colazione nel mio solito bar e mi avviavo verso una intensa giornata di lavoro quando mi chiamarono dallo studio comunicandomi che era arrivata la lista delle telefonate in entrata; affrettai il passo attratto dalla curiosità di capire da chi venisse la telefonata ignota.
Neanche il tempo di sedermi che avevo già composto il numero decisamente belga; quattro o cinque squilli e una voce femminile disse:
- Immobiliare SCGI, buon giorno, cosa posso fare per lei?
- Senta, l'altro ieri mattina qualcuno di voi mi ha cercato nel mio studio di Venezia, il numero che ho composto si conclude con due numeri che non appaiono nel visore, quindi devono essere di un interno, me lo passi per cortesia - dissi senza lasciare ogni possibilità di scuse -
alla mia richiesta ne seguì un silenzio di parecchi secondi e poi - mi dispiace ma la persona che cerca è fuori.
- Posso saperne il nome? - ribattei
- Sono spiacente ma non sono autorizzata a comunicare i dati dei nostri dirigenti, buon giorno - e riattaccò.
Bene, conoscevo il numero dell'interno e che apparteneva ad un dirigente; più tardi avrei chiamato Picard per capire di chi fosse questa Immobiliare SGI e di cosa si occupasse.
Questo secondo puzzle, che si stava involontariamente componendo parallelamente al primo, quello sulla vita di Koralev, cominciava ad incuriosirmi; vuoi vedere che prima o poi ambedue si fonderanno in uno solo? pensai fantasticando sul chi fosse questo sconosciuto che si era preso la briga di cercarmi.
I giorni successivi mi videro molto impegnato anche perché, volevo mettere a punto tutti i dettagli del nostro ultimo progetto per avere qualche giorno di routine e dedicarmi a quanto avevo lasciato in sospeso a Brussels.
Mi arrivò una mail di Berty: quando puoi chiama ho novità e molte fotografie.
Non aspettai, come abitudine, l'ora che di solito chiudiamo lo studio per le mie telefonate private e composi il suo numero; - ciao Berty, come vanno le cose - esordii - che buone novità ci sono? -
- Ho recuperato le fotografie di tutte le opere esposte nel 1895, poi ho recuperato un altro documento che descrive i soggetti delle opere e le rispettive misure; ce ne sono solo cinque che corrispondono alle misure che mi hai dato di cui quattro hanno una collocazione accertata; l'opera che manca è un paesaggio provenzale che sembrerebbe eseguito qualche anno prima dell'evento, dico sembrerebbe perché non c'è data certa ma l'esecuzione è simile ad alcuni paesaggi del '92 e '93; i colori che prevalgono sono i blu e i verdi; ti invio la fotografia per mail e ti darò l'originale alla prossima tua venuta o, se preferisci te la spedisco; adesso sto invece verificando quali tele siano poi andate nelle esposizioni successive, sapere se quest'opera è stata esposta anche a Brussels per te sarebbe risolutivo; anche di questo spero darti novità -
- Caro Berty, sei un grande; intanto complimenti per i risultati raggiunti e poi ti devo una bevuta al nostro prossimo incontro -
- Amico mio - rispose ridendo - faresti meglio a chiedermi il conto che non promettermi una bevuta ben sapendo che questa ti costerà non poco! comunque sono io in debito, non avevo ancora trovato il nome di chi costruisse cornici per gli impressionisti e la tua foto è stata fondamentale per una mia ricerca -
Ricevetti la foto e finalmente potevo vedere l'opera che forse apparteneva a Koralev e di cui io avevo la cornice originale.
Domani la faccio stampare ingrandita come l'originale e la pongo dentro la cornice, giusto per rendermi conto di cosa sto cercando e che mi sta impegnando per la maggior parte del tempo delle ultime settimane, pensai ad alta voce.
Chiamai Picard e gli comunicai il nome dell'Immobiliare non prima di avergli raccontato come l'ho scovato;
- E' una società importante in città e in tutta la regione - rispose - è la stessa che ha costruito quell'edificio sul terreno della casa di Koralev; in questo momento si sta occupando della realizzazione di un polo commerciale lungo l'asse stradale che porta all'aeroporto, progetto ostacolato dai locali anche perché va ad accrescere il traffico che è già sostenuto; di mio - continuò - non insisterei a chiamare, lascerei che le acque si calmino, tanto, il numero dell'interno lei lo ha già e in qualsiasi momento potremmo risalire a chi corrisponde; però è chiaro adesso che il legame tra Koralev e questa società esiste e che le ricerche effettuate su quell'atto fittizio di compra-vendita ha creato un allarmismo non indifferente; sarebbe uno scandalo di grandi proporzioni se si dimostrasse che l'atto vero e proprio fosse stato fatto sparire dagli emissari della società stessa -
- Sono d'accordo; visto che non sono presente lì da voi, se dovessero richiamare nulla vieta di farmi negare e a dire che sono, per esempio, in Oriente, così si tranquillizzano -.
- Perfetto, ci sentiamo prima che lei decida di ritornare e non faccia arrestare nessuno, nel frattempo - rispose con un tono scherzoso.
Non vedevo l'ora di ritornare per poter conoscere quel Victor Baillard, commerciante d'antichità; da lui son quasi sicuro che avrei potuto avere notizie sul ritratto che occulta l'opera la cui ricerca mi toglieva il sonno e mi occupava la mente: fra l'altro, cosa da non trascurare, dovrò pensare a cosa fare se mai la trovassi; un Cezanne è un dipinto troppo importante per tenerlo a casa, alla portata del primo ladro di turno, dovrei custodirla in un caveau, cosa che mi fa inorridire e d'altra parte avere un'opera che potrebbe avere un valore di circa 200 milioni non è uno scherzo; potrei pensare di darlo ad una importante casa d'aste per venderlo ma da questo ne deriverebbe una smodata curiosità e notorietà, cose da evitare; l'altra cosa da fare sarebbe di parlarne con un Ministro competente, trattare il prezzo del compenso per il ritrovamento e darlo al museo d'arte moderna affinché tutti possano vederlo; questa soluzione potrebbe essere percorribile, ma anche con questa vorrebbe dire esporsi pubblicamente e sottostare alla burocrazia; no, pochi "pro" e troppi "contro", questa è da scartare.
Bando alle fantasie, il tutto è altamente ancora incerto ed io devo finire un lavoro e la mia mente deve essere, per il momento, indirizzata solo a quello.
Passarono altre due settimane intense al punto tale che al Cezanne ci pensavo solo quando alla sera me ne stavo solo solo seduto in ristorante; era l'unico momento giusto per rilassarsi e liberare la testa dal lavoro in corso: mettersi davanti ad un buon piatto e accompagnarlo con un paio di bicchieri di ottimo vino.
Il percorso del nuovo progetto era concluso in tutte le sue parti ed ora bisognava solo stendere la versione definitiva e a conclusione di questa, solo dopo aver verificato che tutto funzionasse, passare a quella esecutiva; tutto questo avrebbe richiesto una quindicina di giorni dove io ero di troppo nel senso che i collaboratori andavano lasciati tranquilli a svolgere le loro mansioni; la mia presenza sarebbe stata motivo di distrazione.
Convocai una riunione collegiale per dare le ultime istruzioni e dissi - ragazzi, me ne vado giusto il tempo che voi mettiate in bella forma la versione che abbiamo esaminato come definitiva, io sono raggiungibile per ogni evenienza e in un paio d'ore posso rientrare se è il caso; mettiamocela tutta che quando torno spero di portare buone nuove; se qualcuno che non conosciamo mi cerca io sono fuori tutto il mese, sarò in oriente per lavoro, per altre cose mi mandate una mail, d'accordo? -
Alla mattina seguente rimasi ancora un paio d'ore con loro e durante la pausa pranzo mi avviai verso l'aeroporto.
L'aereo questa volta atterrò con una decina di minuti di anticipo sui tempi previsti e, non avendo voglia di prendere il treno ma di arrivare a casa prima possibile, mi diressi verso la partenza dei taxi dove, per fortuna, non trovai troppa coda.
Aspettando il mio turno accesi un mezzo toscano e mi guardai intorno come mi capita spesso di fare; avevo davanti a me ancora una decina di persone in attesa quando vidi arrivare la vecchia motocicletta che si fermò distante una cinquantina di metri da dove mi trovavo, la persona seduta nel sellino posteriore scese, si tolse il casco e si avviò di corsa verso la sezione arrivi; la persona era uno dei segugi che si alternava al mio controllo; mi spostai quel tanto da essere coperto da chi mi stava davanti e rimasi ad attendere, questa volta impaziente, che la coda si sfilasse.
Di certo, pensai, chi mi sta pedinando sapeva del mio arrivo ed era intuibile che ci fosse una loro talpa all'interno della compagnia di navigazione, qualcuno che potesse accedere ai dati delle prenotazioni e degli imbarchi.
Il fatto che siamo arrivati con un pò di anticipo certamente li avrà spiazzati ed ora molto probabilmente cercavano la conferma del mio arrivo.
Arrivarono due taxi liberi ed io come un fulmine, maleducatamente, presi il primo adducendo che ero in ritardo per il Parlamento Europeo, detti l'indirizzo al conducente e sfilammo velocemente via.
Per un pò tenni sotto controllo il traffico che avevamo alle spalle e, cappello calcato in testa, mi sistemai in modo da non essere individuato dagli eventuali inseguitori.
Poi, riflettendo sul da farsi, pensai che era meglio non farmi portare proprio davanti a casa, tanto ero senza valigia, e chiesi al conducente di lasciarmi in Rue de Namur all'incrocio con Rue Brederode; da lì avrei proseguito a piedi mescolandomi nella normale ed immancabile confusione di Place Royale e dei circostanti musei.
Scesi dal taxi, mi fermai a guardare le vetrine di Crockett & Jones, attraversai ed entrai nel bar dove presi un caffè in attesa di capire se ero ancora seguito; uscii e velocemente mi indirizzai verso la moltitudine di persone che entravano ed uscivano dai musei, arrivai alla piccola via che portava a casa; non notai pericoli di sorta ed entrai.
Passammo una bella serata in casa, Victoria aveva preparato alcune cose piacevoli e un antipasto di canapè deliziosi; avevamo nascoste al buio alcune bottiglie di vino rosso italiano che ci eravamo portati in macchina la prima volta, Amarone del produttore Fabiano per essere precisi, e decidemmo che ne avremmo sacrificata almeno una.
Parlammo del progetto concluso, di quelli in fase di studio preliminare e la conversazione cadde quasi inavvertitamente sul Cezanne; la aggiornai sulle novità, sulle riflessioni che avevo coltivato e le elencai le cose che mi ripromettevo di fare nei giorni successivi e la prima era di incontrarmi con quel tale Baillard per tentare di risalire agli oggetti che aveva trovato nel magazzino usato dal Lambert per accatastare mobili e oggetti di Koralev.
Alla mattina chiamai Picard, scambiammo qualche notizia senza importanza e mi feci dare le coordinate del Baillard; lo chiamai, mi spacciai per un collezionista e fissai un incontro per il primo pomeriggio nel suo emporio situato in Rue du Marchè vicino alla Gare du Nord.
Mi avviai con calma verso la Grand Place, passeggiai sulle stradine li intorno poi presi le Galeries Royales; mi fermerò al solito La Mort Subite per mangiare qualcosa e bere una buona birra, pensai, visto che ero da quelle parti.
Uscii dalla galleria e mi accingevo ad attraversare la strada che mi divideva dalla birreria; ero già con un piede sulle righe pedonali quando sbucò a sinistra un'auto a gran velocità; in un decimo di secondo capii che mi avrebbe preso in pieno ed ebbi la prontezza di balzare indietro cadendo sul marciapiede che avevo appena lasciato; la macchina mi mancò per una spanna e proseguì la sua corsa senza curarsi di cosa mi fosse accaduto.
Alcuni passanti mi prestarono la loro attenzione e, visto che rimanevo sbigottito a terra, mi aiutarono a mettermi in piedi commentando l'accaduto.
Uno di questi, assicuratosi che ero ancora integro, mi diede un foglio con scritto il numero di targa e il tipo di vettura - sono riuscito a vederla bene - disse e aggiunse - guidava un individuo con il passamontagna -.
Ero scosso per quanto accaduto; dalla vicina birreria mi portarono un bicchiere d'acqua e mi chiesero se avevo bisogno di aiuto.
- Grazie di tutto ma sto bene, devo solo riprendermi per lo spavento, se aveva il passamontagna vuol dire che fuggiva dopo una rapina o che era in procinto di farla, farò una denuncia alla polizia - dissi al gruppo di persone che mi circondavano.
- Non si preoccupi per la denuncia, ho già chiamato io la polizia e dovrebbe essere qua a momenti - mi rispose uno dei soccorritori.
Dopo un paio di minuti arrivò la macchina della polizia e scesero ambedue gli agenti della pattuglia.
Sbrigate le formalità di rito con la raccolta dei nomi dei testimoni e delle dichiarazioni degli stessi mi invitarono a seguirli al loro commissariato per la denuncia ufficiale, nel frattempo sentivo che comunicavano ad altre pattuglie i dati della macchina e capii che la caccia era ormai partita
Chiesi di poter telefonare per disdire un appuntamento cosa che feci subito raccontando dell'incidente e che mi sarei recato all'incontro l'indomani previa telefonata di conferma.
Al commissariato oltre a raccogliere i miei dati mi fecero alcune domande relative all'incidente e stesero un verbale-denuncia sull'accaduto; mi chiesero se avevo bisogno di aiuto; risposi negativamente e dissi solo che avevo bisogno di un taxi per tornarmene a casa.
Mi fecero firmare il verbale e mi comunicarono che mi avrebbero accompagnato loro con una vettura anonima - la terremo informata sull'indagine - dissero lungo il percorso - vedrà che lo prendiamo e mi salutarono con gentilezza davanti alla Rue Villa Hermosa.
Aprii il portone d'ingresso e mi distesi nel divano a riflettere.
Ormai lo spavento era passato e cercai di inquadrare l'accaduto: casuale o premeditato ? se risultasse casuale, ebbene nulla da eccepire visto che la cosa poteva succedere a chi mi stava davanti o dietro, ma se era premeditato questo avrebbe significato che ero proprio nel mirino di una banda di truffatori che non si sarebbero fermati al primo insuccesso.
Pensai per adesso di non dire nulla a Victoria ma invece si rafforzò l'idea di parlarne con il Comandante dei Servizi visto che ormai ci conoscevamo bene.
Lo chiamai al suo numero privato e gli chiesi, senza anticipare nulla, se potevamo vederci per una questione personale.
- Domani mattina ti aspetto qui da me in sede, tu sai già dove siamo; avvertirò la sicurezza del tuo arrivo, ti va bene alle 10 ? -
- D'accordo - risposi - alle 10 da te -
Poi chiamai Picard e gli chiesi se poteva venire a casa per una cosa delicata; - sarò da lei fra una mezzora - disse riattaccando.
Picard suonò ed io, questa volta, prima di aprire, controllai che effettivamente fosse lui.
Gli raccontai per filo e per segno l'accaduto e dell'appuntamento che avevo fissato per il giorno dopo nel mentre preparavo un paio di bicchieri, una caraffa di acqua gelata ed una bottiglia di Whisky.
Lessi la sua preoccupazione dalla quantità di whisky che si era versata e, per non metterlo a disagio, ne presi una identica.
- La cosa sta diventando grave - esordì dopo un primo sorso - non capisco ancora perché ce l'hanno con lei e non anche con me, visto che le ricerche le ho condotte io e sono io che, vivendo qua, ho l'opportunità di venire a sapere eventuali altri aspetti della faccenda; in realtà, per i coinvolti, sono io che rappresento il pericolo, non lei; questo non ha nulla a che vedere con la ricerca del quadro di cui loro non possono esserne a conoscenza; le assicuro che io non ho avuto avvisaglie di qualche ritorsione nei miei confronti, e la cosa mi stupisce -
- Ma è proprio perché lei vive qua che non la temono; sanno benissimo che lei è una persona stimata, il suo è un lavoro delicato e va vanti tranquillo se la città è tranquilla; lei non ha interesse a far scoppiare uno scandalo; ma se ciò avvenisse pensa che non la coprirebbero di fango? loro si credono potenti ed intoccabili; pensi solo al fatto che la macchina che ha tentato di investirmi facilmente verrà identificata, non era un modello qualsiasi e anche se la targa fosse stata falsificata, una volta trovata, risalire al proprietario sarebbe un gioco da ragazzi; tenga presente che la polizia è arrivata sul luogo dell'incidente neanche dopo cinque minuti ed è stata avviata via radio subito la caccia; sono convinto che prima di sera l'avranno già trovata; comunque domani ho l'incontro che le dicevo e credo che la strada sia quella giusta.
Quando finisco la chiamo e le dirò cosa ne scaturirà; una cosa è certa, mi hanno minacciato e hanno tentato di investirmi; adesso è il momento di far capire loro che se vogliono la guerra neanche io scherzo e quando capiranno che hanno sbagliato forse per loro sarà troppo tardi -
Picard non replicò a tanta invettiva e lo vidi ancora più preoccupato.
Nel frattempo la bottiglia si era dimezzata mentre l'acqua aveva mantenuto il livello iniziale.
Suonò il telefono, era il poliziotto che mi aveva accompagnato a casa - abbiamo trovato l'auto, le hanno dato fuoco vicino al Parc Josaphat ma i pompieri sono riusciti a spegnere l'incendio prima che sia distrutta e abbiamo buone probabilità di recuperare intatta la matricola; ancora una cosa, se avverte anomalie o subdora un pericolo chiami a questo numero -
- La ringrazio per quanto state facendo, se ci sono problemi la chiamo - risposi
Picard si avviò alla porta rasserenato quantomeno dall'efficienza della polizia - speriamo che sia stato solo un incidente e che la macchina fosse diretta a compiere una rapina e non contro di lei -
Ci salutammo e mi rimisi a riflettere su quanto avrei riferito il giorno dopo al Comandante dei servizi.
Rientrò anche Victoria con un borsone pieno di gadget da distribuire al prossimo evento - stasera Evelyn ci vuole a cena, mi stendo un pò e poi ci prepariamo, tu cosa fai ? - sto in divano, apro le finestre e mi fumo un sigaro; quando ti alzi comincerò a prepararmi - risposi finendo il mio whisky.
Avevano trovato l' AUDI e adesso vedremo di chi è.
Chiamai il commerciante Baillard e fissai l'incontro per dopodomani alla stessa ora spiegando che quanto successo mi aveva creato qualche dolore alla spalla e lo trovai d'accordo.
La cena da Evelyn era stata piacevole e rilassante a tal punto che riuscii ad accantonare lo spavento di quanto accaduto alla mattina; conversazione sobria e simpatici commensali che, saputo che eravamo veneziani, si sono fatti in quattro per sapere del Mose e dell'acqua alta ed ovviamente avevamo suscitato tanta curiosità per vivere in una città che, per il resto del mondo, era anomala.
Era ormai l'ora di rientrare e una coppia, Katerine e Adrian, si offrì di accompagnarci a casa in macchina; arrivammo alla porta e nel salutarci - vi aspettiamo a cena mercoledì - disse lei con un tono che non prevedeva un diniego - Adrian sarà da queste parti verso le 20 per una commissione e verrà a prendervi -
Ringraziammo per l'invito e il passaggio ed entrammo.
- Bella serata, vero? finalmente un banchiere che ci fa da autista - disse Victoria ridendo; ma io, che ormai avevo imparato a conoscerla bene, sapevo che non lo diceva per scherzo.
Forse era un presagio? Speriamo, anche perché Lei, un pò strega, lo è per davvero!
Mancavano cinque minuti alle 10 e varcai il portone dell'ufficio indicatomi dal Comandante; presentai alla guardiola d'ingresso un mio documento, controllarono l'elenco degli incontri prefissati, mi diedero una targhetta da tenere fissata in vista e mi indicarono il percorso - al secondo piano Lei troverà un collega che la sta aspettando per portarla all'ufficio qui indicato - disse l'addetto.
Salii al secondo piano e un ufficiale mi accolse alla porta dell'ascensore - mi segua, per cortesia - percorsi un paio di corridoi con porte rigorosamente chiuse e arrivammo a quella di destinazione; l'ufficiale bussò, annunciò il mio arrivo e mi fece entrare.
Carissimo - esordì il Comandante stringendomi la mano - accomodati e raccontami in cosa posso esserti utile -
Gli raccontai telegraficamente il tutto senza tralasciare i dettagli della mia ricerca, dall'inizio ad oggi, della prima velata minaccia, dei vari pedinamenti, della motocicletta che mi cercava, della telefonata ricevuta in studio, del mio tentativo di sapere chi chiamava, del fatto che di certo avevano un infiltrato nella compagnia aerea, ed infine del mancato investimento; gli raccontai anche che avevo dovuto mettere un bodyguard a difesa di Victoria, perché si sentisse tranquilla in mia assenza.
Nel mentre raccontavo vedevo che si appuntava su un foglio alcuni dati e quando conclusi si mise a rileggerli con attenzione e a sottolineare i nomi che avevo elencato.
- Ecco, questo è tutto - dissi infine - inutile che ti dica che la cosa che era cominciata quasi per scherzo ha preso una piega preoccupante, ed ora che credo di essere ad un passo dal ritrovamento della preziosa tela mi vedo costretto a rinunciare perché una importante Immobiliare ha, a suo tempo, commesso degli illeciti di cui non mi importa personalmente nulla ma questa si sente minacciata da quello che ho scoperto e ha paura che scoppi uno scandalo -
Prese il telefono e diede alcune disposizioni in fiammingo il cui scopo mi fu chiaro poco dopo.
- Si, la faccenda presenta alcuni aspetti che non mi piacciono e che voglio approfondire; farò fare una ricerca nei nostri archivi per conoscere la storia di questa Immobiliare il cui nome mi pare di aver già sentito in passato perché legata a gruppi di dubbia fama e in odore di mafia; dammi un paio di giorni e ti richiamo, per adesso sappi che ho provveduto per tua tranquillità a coprirti le spalle con un mio uomo che si presenterà giù, all'ingresso, e desidero che tu sappia che la cosa mi ha incuriosito a tal punto che desidero andarne fino in fondo -
Lo ringraziai per il tempo accordatomi e per quanto si sarebbe impegnato nell'aiutarmi.
Rifeci a ritroso il percorso per guadagnare l'uscita accompagnato dallo stesso ufficiale; arrivati giù mi presentò all'agente destinato alla mia sicurezza che mi aspettava e lo misi al corrente sui miei prossimi movimenti - adesso vado a casa e non credo di muovermi; domani devo andare alle due in Rue de Marchè, vicino alla Gare du Nord per vedere un magazzino, poi rientrerò con un taxi perché alla sera abbiamo una cena ma vengono a prendermi con un'auto privata; se dovessi avere dei problemi o dei sospetti la chiamo -
- Non si preoccupi, questo è il mio lavoro e mi è stato ordinato di essere la sua ombra - rispose tranquillo l'agente.
Ero soddisfatto del colloquio, il mio interlocutore si era dimostrato molto interessato a tutta la faccenda ed ero profondamente convinto che un suo intervento sarebbe stato determinante; d'altra parte, era o no uno degli uomini più potenti del Paese ?
Ormai era l'una del pomeriggio ed era tempo che chiamassi un taxi per recarmi all'appuntamento che avevo con Baillard.
Trovai l'ingresso dell'emporio senza alcuna difficoltà visto che parecchie cose non deperibili erano accatastate nello spazio scoperto a fianco del portone.
Entrai e mi venne incontro un signore di una certa età, grassoccio, sorridente e con un bel paio di baffi a "manubrio".
- Buon giorno - dissi porgendo la mano - buon giorno a lei - rispose stringendola - come posso accontentarla? -
- Sto cercando per un amico collezionista ritratti di persone anziane, su tela, su carta intelata, su tavoletta di legno; questo mio amico sta facendo una ricerca sulle tecniche di raffigurazione in uso in Europa tra la fine del '800 e quella del '900; è uno studioso di antropologia ed è convinto che, attraverso tali ritratti e all'esame di come sono rappresentati i tratti somatici, si possano ricostruire i percorsi di vita dei soggetti; ha qualche difficoltà motoria e visto che io viaggio spesso e un pò dappertutto mi sono ripromesso di aiutarlo in questa sua avventura - dissi inventandomi una storia credibile e decisamente lontana dalla verità - se poi vedo qualcosa che piace a me, meglio, così prenderò i cosìddetti "due piccioni con una fava" -
- Direi curioso questo tema, è la prima volta che ho una richiesta di questo tipo - rispose accennando un sorriso per la mia battuta e facendomi strada tra una miriade di mobili di ogni tipo - vediamo cosa ho da mostrarle nella zona dei dipinti che è là in fondo -
Arrivammo in uno spazio sgombro dove alle pareti vi saranno stati appesi non meno di un paio di centinaia, di dipinti di ogni genere - ecco, guardi se vede qualcosa che può essere utile al suo amico, faccia con comodo intanto io metto a posto un pacco di carte nel mio ufficio, se ha bisogno di me, sono in quella stanza, disse indicandomela -
Cominciai a mettere a fuoco cosa avevo davanti, cosa non facile per la mole di dipinti appesi che non erano divisi per periodo o per soggetto, ma andai con ordine, tanto tempo ne avevo e applicai la mia regola base: una scorsa veloce e poi si ritorna sulle cose che possono aver acceso un certo interesse.
Indubbiamente vi erano appese cose di buon livello anche se, come dicevo, la confusione non aiutava.
Vidi ritratti di giovinette, altri di coppie nei periodi della loro vita, tanti paesaggi, una serie di astratti di autori sconosciuti, nature morte, nobili signore di altrettanto nobili famiglie e, non avevo ancora raggiunto un quarto di quanto esposto; mi sentivo frastornato e, affacciandomi all'ufficio del Baillard feci cenno di voler uscire per fumarmi un toscano.
Avevo bisogno di riposare lo sguardo guardando lontano, era come se gli occhi si fossero incollati su una certa messa a fuoco; mi misi in un angolo dello scoperto e mi sedetti su un blocco di marmo.
Rimasi così per una decina di minuti a riflettere sul lavoro del Baillard che decide di comperare tutto in un batter d'occhio; ci vuole certamente un buon occhio e un altrettanto buon fiuto, pensai tra me e me.
Rientrai con il mozzicone di toscano spento tra le dita e ripresi la disamina da dove avevo interrotto; vidi un buon ritratto di un uomo anziano, estrassi la mia agendina dove avevo una riserva di post-it, ne staccai uno e lo appiccicai sulla cornice per pro-memoria e continuai; ancora una decina di paesaggi, una marina niente male, una serie di ritratti di cavalli tipicamente inglesi, e un altro ritratto di anziano; applicai un altro adesivo giallo e proseguii.
Forse ero arrivato a metà della disamina quando mi sentii mancare le gambe: avevo davanti a me un ritratto con tanto di cornice nera, filino dorato, pochi colori e il fondo sicuramente di carta.
Feci fatica a staccare l'adesivo giallo e ad appenderlo sulla cornice visto il tremore che mi aveva colpito le mani; mi mancava persino il respiro, forse ero arrivato alla meta ma non dovevo dar segni di emozione e di impazienza; dovevo inventarmi una scusa.
Riflettei qualche minuto senza togliere lo sguardo dal pezzo, mi avvicinai alla porta dell'ufficio e dissi - signor Baillard, ho visto qualcosa che potrebbe andar bene, per cortesia, vuol dirmi i prezzi? -
- Sarò sincero, ritratti di questo tipo non sono molto richiesti, vediamo un pò cosa ha scelto - rispose senza troppi preamboli e dopo qualche minuto continuò - le andrebbe bene per tutti e tre 900 euri cornici comprese? -
- Senta - risposi - chiamo il mio amico e sento se è disposto per questa cifra tenendo presente che nei prossimi giorni ripasserò per completare la disamina -
Composi il numero dello studio e, lasciando interdetto chi rispondeva continuai - ho davanti a me tre ritratti interessanti, il commerciante chiede per tutti e tre 900 euri, cosa dici? - feci finta di ascoltare, interloquendo ogni tanto con qualche espressione di stupore e chiusi la chiamata - il mio amico mi ha autorizzato a comprarli con la promessa che completerò il giro prima di ritornare a casa - dissi.
Il Baillard stacco dal muro i tre pezzi, li avvolse separatamente proteggendoli, poi confezionò un pacco unico e me lo porse dicendo - visto il prezzo, spero non mi domandi una ricevuta -
Dissi che la cosa mi andava bene, tirai fuori il contante di cui mi ero premunito, pagai il dovuto e chiesi di chiamare un taxi, cosa che Baillard fece immediatamente.
Mi accomiatai con un - ci vedremo presto anche per altre cose - ed uscii.
Non so come, ma riuscii a bloccare l'urlo di gioia che da qualche minuto mi saliva per la gola, arrivò il taxi e me ne andai; ero stordito e nel contempo afflosciato come se non avessi più la colonna vertebrale; forse avevo la conclusione di tutta la storia fra le mani.
Ero emozionato.
Dopo venti minuti ero già a casa e aprii delicatamente il pacco, estrassi quello che mi interessava e cominciai ad esaminarlo; la tela risultava tutta coperta dalla carta, davanti, dietro e anche gli spessori, e al battito del dito rispondeva un suono dal tono basso simile ad un tamburo; estrassi il dipinto dalla sua cornice ed esaminai sul come Koralev lo aveva accuratamente foderato senza lasciar intravedere nulla anche del sottostante telaio.
Il problema che si poneva ora era come fare a togliere il rivestimento senza danneggiare la superficie dipinta; ci riflettei il tempo di accendermi un toscano e mi venne un'idea: al tempo in cui Koralev realizzò la copertura non vi erano ancora in commercio colle chimiche perciò si sarà ingegnato a farne una con acqua e farina o ad usare un albume d'uovo o la colla di pesce che serviva anche per le dorature; tutte e tre, comunque, erano asportabili usando una spugna inumidita d'acqua che non avrebbe intaccato il colore ad olio.
Feci una prova sul retro dove erano evidenti le sovrapposizioni della carta; aspettai che la carta si ammorbidisse e con un coltellino cominciai ad alzarne i bordi senza esercitare pressione; ripassai la spugna e ripetei la procedura.
Bisognava aver pazienza perché in certi punti la colla era stata ripassata sopra creando una sorta di crosticina; un lavoro da certosino che richiedeva attenzione ma sembrava funzionare.
Nei tempi morti presi anche in considerazione che mi sarebbe bastato vedere una qualche traccia di colore e poi decidere se portare il dipinto da qualche esperto per completare il lavoro a regola d'arte.
Questo però avrebbe implicato il trasporto dell'opera fuori dal Paese con tutti i pericoli e la burocrazia del caso.
Chiamai Berty per avere un consiglio.
- Ciao Berty, avrei una richiesta da farti, conosci qualcuno che in Belgio ma non a Brussels sappia pulire un dipinto importante? tieni presente che per proteggerlo vi hanno incollato sopra della carta presumo con colla di pesce o altra sempre naturale -
- Lasciami pensare - rispose - mi pare di ricordare di uno molto bravo in Anversa che ha lavorato anche per la National Gallery ma dovrei vedere se ritrovo il suo indirizzo, sai, è passato qualche anno e chissà se lavora ancora. Faccio un paio di telefonate e ti richiamo. -
Dopo una ventina di minuti il telefono squillò, era Berty.
- Il tipo si chiama Pieter Jansens, vive in Anversa e a quanto mi dicono, anche se ha una certa età, lavora ancora; mi riferiscono che è molto bravo, veloce e, soprattutto, non esoso; ti do il numero e sappimi dire -
Lo chiamai subito e mi rispose in fiammingo; spiegai che non conoscevo la lingua e se era possibile parlare in francese o in inglese; come era ovvio, mi disse che l'inglese gli andava bene visto che non conosceva il francese.
Gli dissi che avevo avuto il suo nominativo dall'amico Berty, che ero a Brussels e gli spiegai il problema che volevo risolvere e se era disponibile ad un incontro per esaminare le condizioni del dipinto.
- Si, mi ricordo del Sig. Bertold, amabile persona e grande esperto; la cosa si può fare - rispose - le va bene venire domani mattina presto? c'è un treno veloce che parte sulle 7 e arriva qui in meno di un'ora, venti minuti di taxi e lei potrebbe essere già qui prima delle 9, le mando il mio indirizzo con un messaggio -
- Perfetto - risposi - alle 9 sono da lei.-
Uscii per acquistare un pò di metri di pluriball, un cartone rigido e carta da pacchi pesante e il mio angelo protettore era sempre una ventina di metri più indietro; poi andai alla stazione per i biglietti e rientrai; Victoria era già arrivata e le raccontai tutte le novità del giorno; man mano che le descrivevo l'incontro le si illuminavano gli occhi che si sgranarono quando tirai fuori il dipinto; le dissi che domani sarei andato dal restauratore e che per la sera avrei saputo se tutto era andato bene.
- Pitu - mi disse abbracciandomi - sei stato bravo, hai raggiunto l'obiettivo, ma cosa faremo dopo? -
- Vic, non montiamoci la testa, un passo alla volta; se tutto è a posto e il Cezanne è buono interpellerò Berty su cosa converrà fare; è evidente che non potremmo tenerlo, il suo eventuale valore potrebbe essere notevole e sarebbe troppo alto il rischio di averlo in casa; credo che Berty abbia le conoscenze giuste per trovare un acquirente discreto; per adesso l'importante è portarlo alla luce, poi vedremo - risposi baciandola.
Alla sera Adrian si era presentato puntuale davanti alla porta di casa e quando arrivammo Katerine ci accolse come ospiti d'onore; ci vennero presentati gli altri ospiti, due coppie, e prendemmo l'aperitivo chiacchierando un pò con tutti.
Avvertii Adrian che per ragioni di lavoro mi sarei dovuto assentare ad un'ora ragionevole e questo accelerò, se pur di poco, la sistemazione a tavola.
La conversazione si dimostrò piacevole anche se non mi era sfuggito il secondo fine di alcune domande sugli indirizzi politici del nostro paese, domande che mi sembravano fuori luogo.
Come si sa, a queste cene non sai mai chi trovi, ma Adrian seppe condurre il dialogo fuori dall'imbarazzo che avrebbero potuto creare intervenendo con una certa ironia e conoscendo bene i suoi invitati.
Era arrivata l'ora che avevo considerato opportuna per andarcene a dormire giusto per gli impegni che avrei affrontato il giorno dopo e dissi - perdonateci ma domani ho una giornata piuttosto impegnativa dobbiamo proprio andare -
Chiamai un taxi rifiutando l'offerta di Adrian di accompagnarci, ringraziai Katerine per l'ottima cena, salutammo i presenti e uscimmo; il taxi era già davanti e ci avviammo verso casa.
Accettare l'invito di persone quasi sconosciute, in questo momento difficile forse è stato un azzardo ma sembrava scortese rifiutare a priori; in altri tempi forse ci saremmo potuti anche divertire, visto che non eravamo privi di personalità e non ci mancavano di certo i mezzi intellettuali per tener testa anche in conversazioni spinose; ma ormai è andata e domani è un altro giorno, un giorno determinante per tutti noi.
Ero in treno con il mio prezioso pacco ben confezionato e mi sentivo nel contempo emozionato e rilassato; feci anche un elenco di cose da completare come avvertire con discrezione il Picard e cosa fare per risolvere definitivamente la situazione creatasi con l'Immobiliare.
Arrivai all'indirizzo che avevo ricevuto in perfetto orario, suonai e alla porta apparve un signore di una certa età - buon giorno - disse facendomi cenno di entrare - io sono Pieter Jansens, benvenuto -
- Grazie per avermi ricevuto con un così breve preavviso ma quanto prima devo rientrare in Italia per lavoro e ho proprio i giorni contati - risposi stringendogli la mano -
Cominciai ad aprire il pacco con la massima attenzione e gli feci presente che la cosa aveva caratteristiche di massima discrezione - l'amico Bertold mi ha assicurato che Lei è stato abituato a trattare temi delicati e non ho dubbi sulla sua serietà in proposito - dissi mostrandogli la tela coperta di carta.
Jansens prese il quadro e lo pose sotto una lampada dalla luce particolare, lo scrutò con una grande lente percorrendo tutto il perimetro e picchiando dolcemente un'unghia sulla superficie; poi prese un piccolo bisturi e sollevò il lembo che avevo già inumidito.
Si allontanò per qualche minuto e tornò con tutta una serie di strumenti, con una grande tazza di acqua calda e con del cotone.
- Le dispiace - disse - se mi accendo la pipa? - no, io fumo sigari toscani - risposi porgendogliene uno che attirò la sua attenzione e la sua mano -
- Conosco questi sigari, sono molto buoni, posso prenderlo - certo - risposi - passandogli anche l'accendino; lo accese e si mise all'opera con i suoi attrezzi.
In men che non si dica il primo pezzo di carta era venuto via senza problemi e già si poteva scorgere il colore ad olio; continuò a bagnare la carta tra un tiro di sigaro e l'altro e con una grande perizia sollevò un secondo pezzo più grande del primo: il dipinto cominciava ad apparire ed ero molto emozionato.
- Mi pare che la carta venga via bene - dissi nel mentre lui inumidiva altre parti - si, è più semplice di quanto pensassi - rispose - la colla vegetale adoperata si scioglie velocemente con l'acqua calda e la carta molto secca si imbeve con facilità; credo che in un paio d'ore potremmo completare il tutto; mi dia una mano per cortesia, di là sul fuoco c'è un bricco d'acqua già calda, me la porta? -
Il tempo di andare e tornare e lui aveva tolto un altro pezzo della copertura ed erano ormai ben evidenti i colori che Berty aveva indicato: i blu ed i verdi.
Il lavoro procedeva bene ed il dipinto ormai era quasi tutto scoperto; completata questa fase molto delicata Jansens sarebbe passato a lavorare sul retro, ma essendo la carta distaccata dalla tela per lo spessore del telaio, la parte che richiedeva attenzione era quella incollata sul legno del telaio stesso, legno che bisognava non inumidire troppo per non farlo muovere.
Ormai il lavoro stava per essere completato, Jansens verificò che il telaio fosse asciutto e lo mise vicino ad una finestra aperta per farlo "respirare";
- Il legno, come lei ben saprà, è materia viva e come tale ha bisogno di aria per rimanere integro - disse riaccendendosi il sigaro - ed ora credo che ci siamo meritati una buona birra - lui prese le birre ed i bicchieri e ci accomodammo su due confortevoli poltrone; versò la birra dopo aver leggermente percosso con il manico di un coltello le bottiglie capovolte - sa, è per far cadere le sostanze accumulate nel fondo - disse dimostrando una grande cura anche in questo.
- Signor Jansens, se mi dice quale è il suo onorario gradirei sistemare subito la parte economica - guardi - rispose - lei è un amico di Bertold, non posso chiedere quanto chiederei ad un cliente qualsiasi; se le va bene per lei sono 700 euri, ma mi tolga la curiosità dove ha trovato questa bella tela impressionista? - avevo giusto il tempo di sfilare dalla tasca il portafogli e porgere il denaro per inventarmi una storia credibile; presi le banconote, gliele porsi e risposi - l'ho avuta per caso da un caro amico francese, di Bordeaux, che l'aveva ereditato dal padre; un giorno, sono passati ormai due anni, mi chiama e mi dice: ho bisogno di vendere la casa e le cose che sono dentro; devo pagare i molti debiti dell'azienda prima di vendere anche quella e poi vado a finire i miei giorni in un paese caldo, in Sud America; non ho eredi, non sono sposato e pagati i debiti non ho altri obblighi; se mi dai una mano ti faccio acquistare un quadro speciale e mi racconta che il padre, per evitare che i nazisti glielo portassero via lo rivestì di carta e vi appose sopra un ritratto che aveva trovato in una bancarella; passarono gli anni e del quadro nessuno più si interessò; morto il padre, lui si ricordò della storia raccontatagli e fece fare una radiografia da dove si evinceva che sotto vi era un dipinto, forse di un impressionista; raccimolai a mia volta il denaro che aveva bisogno, parecchio per l'epoca, e mi diede il quadro con tanto di dichiarazione di vendita; mi regalò, ad onor del vero, anche una sua auto d'epoca, un Jaguar MK ll di cui non sapeva più cosa farne.
Con quell'auto passai per Brussels, e avendo occasione di venirci spesso ed incontrare altri amici presi in locazione un appartamentino e sistemai il quadro così com'era su una parete e la macchina in un garage.
L'anno scorso la mia compagna ha avuto un incarico professionale a Brussels, decidemmo di mettere al meglio l'appartamentino e rispuntò il quadro.
Dopo poco venni a sapere che il mio amico francese aveva avuto un tragico incidente d'auto a Rio de Janeiro e che morì qualche giorno dopo per le conseguenze.
Ne seguì la curiosità di vedere cosa c'era sotto la pelle posticcia di carta e dopo averne parlato con Berty, eccomi qua - .
- Credo che lei sia entrato in possesso di un bel dipinto, io sono solo un restauratore ma nella mia vita ne ho viste molte di queste opere e questa è particolarmente interessante, ne abbia cura e se del caso, la faccia analizzare, Bertold credo sia una delle persone più adatte - disse alzandosi per prendere la tela.
Rifeci con cura il pacco coprendo la parte dipinta con un grosso cartone e mi accomiatai dicendo - non so come ringraziarla, spero un giorno poter ricambiare e magari averla ospite a Venezia -
Ci salutammo e presi il taxi che avevo chiamato e che mi aspettava fuori.
Ero pienamente soddisfatto; guardai l'ora e vidi che potevo prendere il treno delle 14 e così feci.
Dal treno chiamai Picard e gli feci capire, senza entrare nei particolari, che ero a buon punto, che mi sarebbe piaciuto vederlo al mio arrivo alla stazione e che avevo bisogno di almeno un'ora per raccontargli quanto ottenuto negli ultimi tre giorni; Picard mi confermò che sarebbe stato in macchina fuori dalla stazione e che saremmo andati a parlare in un luogo tranquillo.
Chiamai anche Victoria e le dissi che tutto era andato bene e che ero molto felice di cosa avevamo in mano e che mi sarei incontrato con Picard ma che per le 18 sarei stato a casa; per ultimo chiamai anche l'agente che mi controllava per fargli sapere che sarei rientrato con un amico, che non vi erano stati problemi e che ci saremo sentiti l'indomani.
Trovai Picard davanti alla stazione e gli dissi - se vuoi vedere il tuo 15% è bene che tu lo faccia a casa mia così ti racconto anche dell'incontro che ho avuto con il Comandante dei servizi - lui annuì con la testa e si avviò.
Entrammo in casa con circospezione per capire se qualcuno ci seguiva, chiusi la porta e cominciai ad aprire l'involucro; poi, con fare un pò misterioso misi la tela sotto la luce di un faretto e tolsi il cartone che proteggeva la parte dipinta; Picard non credeva ai suoi occhi, gli si sedette davanti e lo ammirò centimetro per centimetro - ma è splendido - disse dopo aver superato lo stupore - chi è l'autore? - domandò.
- Caro amico mio, se non mi sono sbagliato questo è un Cezanne già esposto nel 1895 a Parigi e poi, dopo Vienna, anche qui a Brussels; poi è sparito, forse comperato da qualcuno che l'ha sottovalutato e venduto; successivamente, 18/20 anni dopo, fu acquistato dal nostro Koralev che di pittura se ne intendeva - risposi ad un ancora più sbalordito Picard - se è autentico e presto lo sapremo, può valere tra i 150 e i 200 milioni di euri -
A quelle parole avrei creduto che Picard mi svenisse dall'emozione e gli versai una buona dose di Whisky.
Poi gli raccontai del mio incontro con il Comandante dei Servizi ma capii subito che i suoi occhi e la sua testa erano presi dal quadro e non mi addentrai troppo nei particolari; mi sembrava di parlare al vento.
Lo misi al corrente del programma che mi accingevo a svolgere e che avrei interpellato il mio amico Berty su come muovermi - ci costerà la sua assistenza ma certamente potremmo ottenere il valore più alto - dissi accorgendomi che non recepiva più nulla.
- Picard, per cortesia ascoltami con attenzione, abbiamo condotto la cosa insieme ed essendo nella stessa barca, voglio che tu sappia cosa intendo fare e quali precauzioni prendere, come capirai la cosa richiede alcune procedure; visto che ho un angelo custode che mi protegge, domani andrò nella banca di Victoria, chiederò di poter ottenere la custodia nel caveau e sottoscriverò una assicurazione per almeno 100 milioni; poi chiamerò Berty per fissare un incontro con lui qui; se tutto va bene poi dovremmo portare il dipinto a Londra dove il mercato per certe opere è molto dinamico -
- Sono totalmente d'accordo, fai tutto quello che ritieni dover fare e se ti serve un aiuto o del denaro per l'assicurazione o altro desidero partecipare anche ai costi, sai che puoi contare su di me - rispose senza togliere gli occhi dalla tela; era come ipnotizzato.
La mattina dopo mi avviai verso la banca seguito a debita distanza dal mio angelo custode quando mi accorsi della solita motocicletta che stazionava su Rue De La Regence con in sella due individui con il casco; attraversai la strada e chiamai l'agente per avvertirlo - senta, ho cambiato marciapiede perché su quello dov'ero, più avanti, c'è la motocicletta che mi aveva già pedinato, io adesso proseguo su questo lato ma poi dovrò riattraversare per entrare in banca, cosa mi consiglia di fare? -
- Quando arriverà di fronte alla banca si fermi ed io, in quel momento le sarò a fianco e le chiederò una informazione, insieme andremo nell'altro marciapiede ed entrerò con lei in banca - mi disse l'agente sbottonandosi la giacca e proseguì - poi uscirò contemporaneamente all'arrivo di una squadra dei nostri che ho attivato e che pedineranno la motocicletta -
Proseguii nella mia direzione ma, questa volta, con passo un pò più lento, fino ad arrivare al punto stabilito; lì mi fermai e l'agente mi si avvicinò con un foglio in mano facendo finta di chiedermi qualcosa; prontamente indicai la banca nel marciapiede opposto, ci avviammo lungo le righe pedonali ed entrammo.
L'agente si fermò all'ingresso e mostrò il suo tesserino e accennò alla pistola che aveva infilata sulla cintura alla guardia giurata della banca che nel frattempo gli si era avvicinata per capire, vista la manovra messa in campo, chi potesse essere.
L'auto della squadra arrivò e capito quale fosse l'obiettivo rimase in attesa di un qualche movimento.
La motocicletta si staccò dal marciapiede, percorse la distanza da dove si trovava all'ingresso della banca e vi si posizionò proprio davanti rimanendo in attesa di una mia uscita.
Fui ricevuto dal direttore, illustrai le mie necessità, firmai qualche carta e concordai per il giorno dopo il deposito della tela nel caveau e la contestuale sottoscrizione della polizza assicurativa; mi diede il modulo per il pagamento che richiedeva per la cifra assicurata ben 1500 euri alla settimana con un minimo di quattro settimane da versarsi in contanti all'atto del deposito per cui chiamai Picard per ottemperare nei tempi previsti a tale pagamento visto che per far arrivare un bonifico dall'Italia sarebbero stati necessari almeno due giorni lavorativi.
Mi avvicinai all'agente e decidemmo di uscire separati, lui per primo e dopo un paio di minuti l'avrei seguito; i successivi passi li avremmo decisi dopo aver capito l'evolversi della situazione.
Era il mio turno per uscire e vidi la motocicletta muoversi; aspettai come d'accordo che parte della squadra prendesse posizione e varcai il portone.
La motocicletta partì con una certa velocità producendo il tipico rumore e fermandosi una cinquantina di metri più avanti, rimanendo con il motore acceso; la manovra era ormai chiara, volevano che mi trovassi solo nel marciapiede e che non vi fossero testimoni troppo vicini.
Quelli della squadra che erano a piedi rimasero fermi mentre la loro auto avanzò fino a posizionarsi giusto una ventina di metri dietro la motocicletta dei segugi.
L'agente ed io rimanemmo fermi davanti alla banca a chiacchierare come se nulla fosse.
Passò casualmente un'auto della polizia e visto il van dei nostri e la moto degli altri ancora accesa, tutti troppo vicini ad una banca, si fermò, ne scesero quattro agenti in divisa e mentre due chiedevano agli occupanti del nostro van i documenti gli altri fecero altrettanto con i due con il casco.
Visti i documenti e aver parlato con il responsabile dell'operazione i primi due fecero un cenno agli altri di avvicinarsi, confabularono un paio di minuti, salirono in macchina e se ne andarono: avevano ben capito che non dovevano intralciare il pedinamento in atto.
Dopo poco anche la motocicletta si mosse e lo stesso fece il van con i suoi occupanti ma solo dopo aver lasciato passare due vetture.
L'agente si avvicinò e mi disse a bassa voce - fra 200 metri un'altro mezzo sostituirà il van così non si accorgeranno di essere sotto controllo; se siamo fortunati entro sera avremo notizie certe sui due -
Mi chiamò Picard dicendomi che aveva la cifra in mano e concordammo l'incontro per il giorno dopo all'interno della banca e aggiunse - sono proprio contento che la sua ricerca sia andata a buon fine e che Lei abbia voluto condividere con me il risultato -
- Picard - risposi - sono soddisfatto anch'io e sono contento che lei abbia partecipato all'avventura; ancora una cosa, la smettiamo di darci del Lei, le pare? -
- Sono pienamente d'accordo, il mio nome è Enrich -
- Ora cerco un taxi per andare a casa, ho un sacco di cose da sistemare; lei viene con me e poi prosegue per l'ufficio? - dissi all'agente
- Va bene - mi rispose - ma poi io devo sorvegliare il suo alloggio fintanto che non arriva la vettura che mi sostituisce, quella che stazionerà tutta la notte davanti al suo portone -
Entrato in casa mi misi subito al lavoro; per prima cosa chiamai Berty.
- Ciao, ti disturbo? - No, non disturbi mai, dimmi, come è andata? - Bene, molto bene - risposi - ti invio per telefono una prima foto d'assaggio e poi, quando l'avrai esaminata ci risentiamo, ho l'intenzione di venire da te nei prossimi giorni per discutere su come trasferire l'oggetto a Londra e capire come muovermi nei meandri delle "auctions" importanti a meno che tu non abbia idee migliori -
- Vieni su che ne parliamo - rispose - avvertimi quando decidi la data che mi tengo libero -
Richiamai ancora Enrich per modificare i termini dell'incontro - sarebbe bene che tu venissi con la macchina sotto casa, alle 9, potremo caricare il pacco senza dare nell'occhio e andare insieme in banca; adesso chiamo il direttore e gli chiedo di poter entrare dal retro dove hanno il parcheggio riservato e fuori da sguardi indiscreti, sei d'accordo? -
- Perfetto - rispose - ci vediamo alle 9 -
Parlai con il direttore, gli comunicai il nostro programma e mi chiese di telefonargli qualche minuto prima del nostro arrivo per predisporre l'apertura dei cancelli da parte della loro sicurezza.
Poi aprii le mail e lessi che in studio tutto andava per il verso giusto e che nessuno mi aveva cercato; questo mi tranquillizzò ulteriormente perché il lavoro procedeva secondo il crono-programma.
Spedii la fotografia a Berty e rimasi in attesa una sua risposta; questa non si fece attendere: "il pezzo è molto bello, i colori si sono mantenuti perfetti, sarà necessario eseguire una spettrografia e una analisi sui materiali usati ma non ho dubbi; ho anche alcune idee molto interessanti su chi potrebbe essere interessato e a come procedere ma ne parlerei a voce. Ciao".
Richiamai ancora una volta Enrich - se non hai impegni questa sera potresti venire con tua moglie a cena con noi, è un obbligo festeggiare; potremmo andare al Belga Queen se ti va bene? -
- Benissimo - rispose vengo a prendervi alle 20,30 e, se non ti dispiace, prenoto io visto che conosco il proprietario da molto tempo -
- Perfetto prepariamoci per una grande serata - risposi ridendo
Avvertii Victoria della cosa e ne fu entusiasta, il Belga Queen è uno dei locali che lei adora anche per lo Champagne che offre.
Ora dovevo nascondere il quadro e presi in considerazione varie possibilità; poi mi venne in mente che il posto più sicuro non era quello che tutti immaginano, sotto il letto o dietro l'armadio o nel ripostiglio, tutti luoghi che un eventuale ladro ispezionerebbe per primi; il posto più sicuro era quello di lasciarlo in evidenza appeso al muro magari in posizione defilata.
Mi armai di chiodo e martello, rimisi la tela sulla anonima cornice nera e lo sistemai nel muro giusto prima del bagno.
Feci una prova facendo finta di entrare in casa, feci un giro di ispezione e convenni che il posto scelto era quello giusto per una riproduzione, non per un originale.
Enrich, come al solito era di una puntualità encomiabile, ci presentò sua moglie Denise e altrettanto feci io con Victoria; arrivati davanti al locale, un ragazzo ci attendeva per parcheggiare l'auto nel posto riservato e il maître ci accolse con grande cordialità e ci condusse ad un tavolo leggermente isolato e preparato in maniera sontuosa, fece accomodare le signore e, con un cenno, fece arrivare un secchiello di acqua fredda, rigorosamente senza ghiaccio, con lo Champagne
Se di solito il locale è molto accogliente e il servizio ottimo, quella sera, forse per l'influenza che Enrich aveva, si superò: avevamo a disposizione solo per noi un cameriere che sostava poco distante attento e pronto per ogni nostra esigenza.
La cena fu squisita e ogni piatto, accompagnato da un vino dedicato, era scenograficamente perfetto.
La conversazione risultò altrettanto piacevole e trattammo diversi temi di confronto fra i nostri due paesi che, in mille situazioni, si trovarono accomunati in alterne vicende ormai storiche; Denise risultò essere una buona e aggiornata conversatrice e il dialogo tra lei e Victoria si svolse in grande sintonia dimostrando ambedue buone frequentazioni.
Ad un certo punto presi il bicchiere di Champagne in mano e dissi senza espormi troppo - vorrei brindare alla positiva conclusione della nostra ricerca e all'amico Enrich perché senza il suo apporto concreto la cosa non sarebbe stata possibile -
Lui guardò con dolcezza gli occhi della moglie e rispose al mio brindisi - ed io voglio brindare per ringraziare il mio nuovo amico per l'opportunità che mi ha dato di far parte della sua squadra e alla sua caparbietà di andare avanti malgrado gli ostacoli; amico mio, sei un guerriero vincente! -
Con grande sensibilità, come se ci fossimo accordati prima, nessuno durante la cena aveva pronunciato nomi o situazioni in maniera esplicita ma era arrivato il momento di toccare l'argomento che ci stava a cuore.
Aspettammo che si liberasse il tavolo che era a pochi metri dal nostro e abbassando il tono della voce misi Enrich al corrente degli ultimi sviluppi, della mia costante sorveglianza che mi era stata data e dell'appuntamento che avrei fissato a Londra; a questo punto si evidenziò il problema di come portare a Londra il dipinto per le analisi e quanto altro in programma.
La moglie di Enrich ebbe un'idea geniale - andiamo in macchina tutti e quattro tanto da apparire come due coppie in vacanza, posizioniamo la tela in bella mostra con una carta regalo e un bel nastro, facciamo credere che stiamo andando ad un matrimonio, potremmo prendere a Coquelles il treno-navetta, salire con l'auto e scendere a Folkestone, mi dicono che quando usi questo sistema non ti guardano neanche i documenti -
- Ma è la soluzione perfetta - esclamai con un eloquente gesto della mano - noi noleggiamo due tight e due cilindri grigi, le signore si possono acquistare un paio di cappellini e l'abito che più le aggrada; se mai ci fosse un controllo, appariremo come invitati importanti -
La cosa fu condivisa all'unanimità.
- Penso che potremo partire la prossima settimana ma devo sentire Berty se gli va bene, anzi, lo chiamo subito, lui va a letto molto tardi.
- Ciao Berty, scusa l'ora ma so che sei nottambulo; la prossima settimana con il mio socio abbiamo un matrimonio a Londra, ti va bene se ci mettiamo in agenda un incontro con te? - dissi strizzando un occhio per la scusa adottata anche con lui e a beneficio di qualcuno che magari ci spiasse i telefoni -
- Va benissimo - rispose - quando arrivate comunicatemi quando vi libererete dall'impegno e ci potremmo vedere a casa mia per una bevuta; anzi, visto che qua non li trovo, portami per cortesia anche una razione abbondante di Toscani -
Da come lo conoscevo si capiva che avesse colto in pieno del perché mi esprimevo in tal maniera ed il suo menzionare i sigari, per uno che non fumava, era più che eloquente.
Ci accompagnarono a casa e ricordai a Enrich l'appuntamento per la mattina.
Victoria in quel momento disse - entrate un attimo per il bicchiere della staffa e per vedere l'oggetto dei misteri, visto che anch'io ancora non ho avuto il tempo di vederlo -
Entrammo e, nel mentre Victoria prendeva lo Champagne e i bicchieri, io staccai dal muro il quadro e con orgoglio lo mostrai.
Denise e Victoria rimasero senza parole il quadro era di una bellezza indescrivibile, quasi violenta e il silenzio che era calato nella stanza era di un fragore ingombrante.
Scambiammo qualche considerazione sul percorso fin qui fatto, riproponemmo un paio di brindisi e poco dopo Denise ed Enrich si accomiatarono più che soddisfatti.
Alle 9 precise Enrich era sotto casa ed io, che ero già pronto con il pacco da caricare, in un attimo aprii la portiera e lo infilai dietro ai sedili coprendolo poi con il mio impermeabile; feci un cenno alla macchina degli angeli custodi preavvertiti di dove ci recavamo e telefonai in banca - buon giorno, fra cinque minuti contiamo di essere da voi, non allarmatevi di una macchina che ci segue e che si fermerà davanti ai cancelli, è della nostra security -
Arrivammo a destinazione senza problemi, entrammo e ci dirigemmo nel caveau sotterraneo dove depositammo il quadro in un contenitore apposito e ci consegnarono le chiavi; compilammo i moduli, versammo il dovuto e comunicammo che molto probabilmente nella settimana successiva l'avremmo prelevato.
Riuscimmo dal retro e ritrovammo la macchina che ci scortava; avvertii che saremmo ritornati a casa solo dopo alcune compere che avremmo dovuto fare in Avenue Louise e che se avessimo avuto sentore di problemi avremmo chiamato.
Avevamo quasi completato il programma che avevamo studiato e già acquistato quanto ci sarebbe servito; decidemmo che il martedì sarebbe stato il giorno giusto per partire anche per avere un giorno a disposizione per riprendere il quadro che, per il momento, era al sicuro.
Avevo ancora due cose da fare: parlare con Il mio amico Comandante e poi ritornare dal Baillard per far finta di trovare altri ritratti e magari acquistare qualcosa per non creare sospetti.
Non feci a tempo di prendere in mano il telefono che mi chiamò proprio lui - ciao - mi disse - potresti fare un salto da me in giornata, ho alcune cose da dirti? - certo vengo subito perché poi mi sto organizzando per andare in macchina con una coppia amici ad un matrimonio a Londra e sarò impegnato, sai come sono le donne risposi - e, visto che eravamo ancora in macchina, mi feci accompagnare da Enrich che poi avrebbe proseguito per il suo ufficio.
Entrai e completata la solita procedura salii scortato fino alla stanza che già conoscevo.
- Prendi un café? - esordì facendo cenno al suo aiutante che ne voleva due - abbiamo fatto le doverose ricerche e quello che abbiamo scoperto è proprio sconcertante; pensa che inconsapevolmente ti eri cacciato in un nido di vipere dove imperava un malaffare imperterrito.
Questa gente aveva messo in piedi una vera e propria organizzazione criminale che si muoveva a lato della società Immobiliare per agevolarla nell'acquisire proprietà immobiliari appartenute a deportati, per lo più ebrei, non più rientrati creando documenti falsi o facendo sparire quelli veri.
Molto probabilmente avevano perfezionato la cosa ai tempi della prima acquisizione, quella fatta dal Lambert che, inconsciamente aveva descritto l'affare nei minimi dettagli, dando loro in mano la metodologia per approfittarne a man bassa.
Tu sai che anche il Belgio ha avuto migliaia di deportati che avevano avuto la malaugurata idea di intestare a fiduciari i loro beni; questo è avvenuto in tutta Europa, Germania compresa; molti di questi erano persone per bene che si prestavano senza lucro a custodire beni di concittadini in pericolo ma altri senza scrupoli certamente hanno approfittato della situazione. Conosci la storia e sai che la maggior parte di questi non è più ritornata.
Ebbene, i gentiluomini in questione hanno rastrellato tali beni con quattro spiccioli utilizzando l'organizzazione che avevano messo in piedi per "convincere" i fiduciari a svendere usando le maniere che possiamo immaginare -
Inutile dire che rimasi basito sia per tutto quanto mi veniva detto sia per il pericolo che ero andato inavvertitamente incontro.
- Bene - continuò - ora tutto è sotto il nostro controllo grazie alla tua fiducia nei miei riguardi, ho avvertito la Magistratura di quanto abbiamo scoperto e ho chiesto al Ministro, e già ottenuto, di avere le mani libere per proseguire a modo mio ritenendo che siano coinvolti molti insospettabili; ovviamente delle tue ricerche e del tuo scopo non ho fatto menzione perché non inerenti ai fatti, ma ho dovuto dire in maniera discreta che tutto è partito dal fatto che un mio amico era interessato ad una proprietà da acquistare, che ne stava rintracciando il proprietario e che si è imbattuto con la sua ricerca in loro per caso; come avrai potuto notare ho rinforzato la squadra di protezione e l'ho estesa anche a Victoria, dunque, quando partite per Londra fatemelo sapere che vi farò scortare fino al vostro imbarco sul treno -
Continuavo ad essere senza parole.
- Dai amico mio, fatti forza, ormai siamo alle battute finali e siete protetti giorno e notte dalla mia migliore squadra - disse vedendomi sconcertato -
- Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto e per i risultati che hai ottenuto ma sto pensando al mio amico Picard che si è esposto non poco con le sue ricerche che poi sono quelle che hanno dato origine al tutto - dissi accendendomi spontaneamente un sigaro -
- Ti accendi un buon Toscano senza offrirmene uno - disse il Comandante ridendo per rasserenarmi e sopraggiunse - ho provveduto anche a questo e il tuo amico sta avendo il tuo stesso trattamento, proprio in questo istante uno dei miei l'ha messo al corrente della scorta di sicurezza sia personale sia della casa; come vedi siamo veloci ed efficienti; ti comunico anche che a giorni potrebbe già essere pronta la rete per tirare i pesci in barca e ti assicuro che le maglie saranno così strette che nessuno sfuggirà alla cattura compresi i pesci piccoli -
- Non avevo dubbi su questo, Jean mi aveva parlato molto bene di te e per quello che fai per tenere sotto controllo, in tutto il paese e oltre, parecchia gente che aspira al terrorismo, è stato per questo che ho chiesto di parlarti della vicenda - risposi porgendogli il sigaro e tirando un sospiro di sollievo per quanto avevo sentito e cominciai a rilassarmi, non vedevo l'ora di parlare con Enrich.
Lo ringraziai per avermi messo al corrente sulla piega che stava prendendo l'indagine e per tutta l'assistenza che ci dava e mi avviai per uscire visto il trambusto che sentivo provenire dai vari corridoi che mi fece pensare che forse lui era più necessario altrove.
Lui capì che avevo ben inteso che era il momento di andarmene e con un cenno della mano mi ringraziò.
Uscito dal palazzo chiamai Enrich - ciao, so tutto perché ho appena lasciato il mio amico, volevo che tu sapessi anche che saremo scortati fino all'imbarco sul treno e, quindi, non dovremmo avere alcun problema con i controlli; mi pare che tutto vada nel verso giusto -
Dal tono della voce con cui mi rispose capii che ora era tranquillo.
Ora dovevo passare a trovare Baillard, cercai un taxi e mi feci accompagnare al magazzino.
Per fortuna lo trovai intento nelle sue carte e sorpreso di vedermi disse - non l'aspettavo così presto, come è andata con i ritratti che ha preso per il suo amico? -
- Se mi rivede qui vuol dire che il mio amico era contento degli acquisti che ho fatto e mi sta assillando per averne altri - risposi.
- Si accomodi, lei già conosce la strada; a proposito volevo dirle che l'altra volta, dopo che era uscito, è venuto un tizio alto e ben vestito a chiedermi cosa le avevo venduto e voleva sapere, con un fare poco simpatico, altre notizie su di lei; ovviamente so trattare con questa gente, ho detto solo che era un turista di passaggio e che aveva comperato quattro patacche e una vecchia foto, niente di più; posso però dirle in aggiunta che quando il tizio uscì c'era una motocicletta che l'attendeva -
- La ringrazio per quanto mi ha riferito, purtroppo ho già avuto l'impressione che tenessero d'occhio la nostra casa, forse per fare un furto; comunque ho denunciato il fatto alla polizia e, contemporaneamente, abbiamo installato un sofisticato sistema di allarme prodotto in Russia, sistema che riserva all'eventuale ladro qualche brutta sorpresa, da quelle parti non vanno troppo per il sottile - risposi avviandomi verso la sala dei quadri.
Per nulla preoccupato per quanto riferitomi, mi misi con pazienza ad osservare le opere appese con meno interesse della volta precedente anche se ho potuto notare che c'era qualcosa di nuovo, qualche pezzo che Baillard aveva acquistato nel frattempo.
Mi soffermai anche sulle cornici perché voglia mai che non ne trovassi almeno una da portare all'amico Berty.
- Mi scusi Baillard, sbaglio o ci sono opere nuove? - domandai affacciandomi alla porta del suo ufficio.
- Lei ha un occhio buono e allenato per non essere del mestiere - rispose - si, ho tirato fuori delle cose che avevo in un altro magazzino ma le ho appese senza soffermarmi sulla qualità, volevo solo riempire i buchi lasciati dalle cose vendute -
- Ho visto un paio di ritratti che forse andrebbero bene, le dispiace se scatto due foto per mostrarle al mio amico così sono più tranquillo nell'acquisto anche perché l'altra volta che ho forzato la mano è andata bene, ma non vorrei che questa volta mi restassero in carico - dissi ridendo e avviandomi a scattarle dopo aver ricevuto il consenso.
Riguardai velocemente le pareti e mi soffermai su una tela che aveva una cornice molto simile a quella che avevo trovato al mercatino, la staccai dal muro e guardai il retro; poteva essere buona, anche se non si vedevano tracce di timbri a secco che però potevano essere nello spessore.
La patina si dimostrava originale e chiesi lumi a Baillard - cosa dice di questa cornice, il quadro non è granché ma la cornice potrei recuperarla per un'altra tela che ho in studio -
- E' sicuramente della fine dell'800 e lo garantisco, è di buona fattura francese ed è ben conservata; senza il dipinto posso chiederle 300 euri visto che lei è già cliente - rispose il nostro.
- Va bene, la prendo così non torno a mani vuote - Baillard me la incartò mentre io chiamavo un taxi, pagai e gli dissi che, al mio ritorno, sarei ripassato e che se il mio amico voleva i due ritratti lo avrei chiamato per riservarli.
Tornato a casa ispezionai a fondo la cornice e vidi che c'era una traccia dell'artigiano ma, questa volta, solo le iniziali; comunque non era poco.
Passammo il fine settimana in maniera casalinga; ripassai tutte le fasi del nostro programma e mi appuntai le cose che avrei dovuto fare il lunedì; vidi Victoria che si provava tranquilla abito e cappellino e che si organizzava per la valigia inconsapevole di quanto ero venuto a conoscenza; era inutile preoccuparla ulteriormente visto che eravamo più che protetti.
Chiamai al cellulare il direttore della banca per avvertirlo che nel pomeriggio di lunedì avrei ritirato il pacco sempre entrando per la porta di servizio e chiamai Enrich.
- Come va? anche tua moglie sta provando il costume per la rappresentazione - chiesi ridendo e ricevendo la conferma che ci avevo azzeccato -
- Si, comincio a pensare che ci meritiamo qualche distrazione dopo aver saputo cosa abbiamo sfiorato e il vederla entusiasta per il viaggio mi diverte e mi tranquillizza - rispose.
- Senti, ho chiamato la banca per avvertirli che lunedì pomeriggio provvederò al ritiro del pacco e pensavo che potremo sfruttare la macchina dei nostri angeli custodi per trasferirlo qui a casa, così eviteremo che ci vedano girare assieme con la tua; poi martedì di prima mattina sarai qua, carichiamo il tutto e, con la scorta al seguito, ce ne andiamo di soppiatto; cosa ne dici? -
- Benissimo, pensavo di mettere le valigie in bagagliera, chiuderla con il telo, su questo posizionare il quadro in pacco regalo e sopra metterci in vista le cappelliere che sono leggere, ti va bene? -
- Perfetto - risposi - lasciare le cose in vista è la soluzione migliore per dimostrare che non abbiamo nulla da nascondere.
- Posso sapere cosa ti ha detto il tuo amico - chiese lui con discrezione -
- Preferirei dirtelo a voce lunedì, non si sa mai se i telefoni sono controllati - risposi
Ci salutammo confermando che ci saremo sentiti lunedì pomeriggio dopo il mio rientro.
Il lunedì pomeriggio salii nella macchina della scorta che avevo preavvertita e ci avviammo per il ritiro, cosa che avvenne senza alcun problema, e rientrai.
Preparai a mia volta la mia valigia, controllai di aver portato tutto e mi misi a confezionare con le dovute cautele e con appariscenti nastri colorati il pacco regalo e con carta pesante la cornice da donare a Berty; bene, domani in circa quattro ore saremmo stati a Londra dove, per comodità, avevo prenotato un hotel vicino alla casa di Berty.
Come d'accordo, alle 8 Enrich e Denise erano con l'auto davanti la porta di casa, caricai le nostre due valigie, chiusi il telo copribagagli, posizionai il pacco della cornice, poi il quadro e sopra misi le cappelliere; sembravamo davvero in partenza per un evento; feci un cenno alla vettura che ci doveva scortare e ci avviammo verso Coquelles, dove avremo caricato l'auto sul treno.
Viaggiammo in scioltezza senza fare soste e, all'arrivo, caricammo l'auto senza estenuanti attese; ovviamente i soliti controlli dei documenti nostri e della vettura; ringraziammo gli uomini della scorta e promettemmo loro che al nostro ritorno avremo programmato una sontuosa cena con tutti.
Sbarcammo a Folkestone e ci avviammo verso Londra prendendo l'autostrada che ci permetteva di essere più rapidi; il GPS di bordo ci dava tutte le indicazioni per arrivare in Kensington e trovammo l'hotel che avevo riservato senza grandi difficoltà; chiedemmo un parcheggio al chiuso, l'inserviente scaricò le valige e le cappelliere mentre il quadro e la cornice li presi io.
- Vi va bene una doccia veloce e poi andiamo a pranzo - dissi - e la cosa fu condivisa.
Chiamai Berty per avvertirlo del nostro arrivo e concordammo che ci saremo visti a cena da lui, cosa piacevole perché aveva una cuoca di origine italiana che cucinava a meraviglia; non potendo questa volta appenderlo in vista, nascosi il quadro dietro la testiera del letto.
Andammo da Simpson's dove certamente avremmo trovato un arrosto stupendo e la scelta si dimostrò azzeccata; Denise si manifestò così entusiasta del salone che, dopo averle illustrato la storia di come era nato il ristorante, lo volle fotografare in lungo e in largo; di come abbiamo mangiato poi ne parlò per un bel pò lungo la strada che ci portava verso Piccadilly.
Rientrammo in hotel e ci preparammo per andare a cena, Berty abitava in una casa Vittoriana a Chelsea e chiesi al portiere di avere un taxi per evitare di girare con il quadro in mano.
- Ciao Berty, come va? Victoria la conosci già e questi sono i Signori Denise e Enrich Picard di Brussels, è con Enrich che ho condiviso l'avventura o meglio è lui che ho trascinato dentro a tutti i problemi che mi si postavano davanti - dissi mettendogli una mano sulla spalla -
Lui eseguì un perfetto baciamano alle signore - venite avanti, in salotto ho fatto preparare degli aperitivi e qualche canapè, insieme sono l'ideale per ammirare una preziosa tela - disse accennando un sorriso e aggiunse - possiamo vederlo questo quadro? -
Disfai il pacco sempre con la solita massima cautela e prima di girarlo mi guardai intorno per vedere dove era meglio appoggiarlo creando una sorta di suspense; nessuno proferì parola, erano tutti in attesa di ammirarlo.
La posizione e la luce erano perfetti; sembrava quasi che in un attimo la stanza si fosse illuminata tanta era la forza del gesto pittorico che il Maestro impresse nella tela; Berty rimase in silenzio, poi si alzò e lo guardò un pò più da vicino, tirò fuori una lente molto spessa e cominciò una sorta di perlustrazione soffermandosi in più punti - è più bello di quello che avevo immaginato e nulla ha a che vedere con la fotografia che mi hai inviato; qui, in questo momento si è materializzato lo spirito di Cezanne, lui è qui con noi - disse lasciandoci stupiti dall'ardore con cui aveva pronunciato le sue parole - perdonatemi ma sono emozionato, anzi, commosso -
Il quadro deve averlo proprio colpito forte, pensai, mai avrei immaginato che il flemmatico Berty mettesse in campo così apertamente le sue emozioni e i suoi sentimenti, ma l'ARTE può farti fare anche questo.
Ad onor del vero anche noi quattro eravamo emozionati per le parole pronunciate ma soprattutto per la bellezza che il quadro emanava.
Si affacciò alla porta la cuoca e, accortasi che non avevamo ancora preso l'aperitivo disse - signori fra quindici minuti sarà servita la ….- e ammutolì davanti all'opera che aveva davanti - oh my God, non ho mai visto nulla di più bello - aggiunse arrossendo un pò per la libertà di espressione che si era presa.
- Grazie Mary ma lasciaci in pace ancora qualche minuto - rispose Berty cominciando a versare i cocktail; - amici miei lasciatemi brindare a questo vostro capolavoro - e poi - in verità io brinderei tutta la sera ma credo che un paio di questi siano sufficienti per farmi rientrare nella mia solita maniera di essere - e se ne versò un'altro.
Dopo il brindisi presi il secondo pacco e aprendolo dissi - questo è un modesto omaggio che noi quattro desideriamo farti - e gli consegnai la cornice.
- Molto bella - disse scorrendo lo sguardo davanti e dietro, soffermandosi sulle iniziali dell'artigiano - amici miei, vi ringrazio, voi siete una fonte di ritrovamenti importanti, sarà il caso che in qualche modo troviate la formula per associarmi, non ne state sbagliando una! -
Ci accomodammo a tavola e Mary portò la cena: una cucina di impronta italiana con ingredienti locali, veramente curiosa e buona.
Berty aveva anzitempo aperto per l'occasione un Bordeaux, un Chateau Mouton Rothschild del 1986, che versò con grande cura negli immancabili Grand Baloon, fece cenno ad un brindisi e, dopo aver ruotato e annusato il suo, ne bevve un sorso.
- Grande vino per una grande occasione - disse Victoria ammirandone il colore alla luce del lampadario e rispondendo al cenno di Berty -
- Corposo e nel contempo delicato - incalzò Denise avvicinandolo al naso.
- Vedo con grande piacere che le signore se ne intendono, allora mi permetteranno di far portare con l'arrosto un'altra bottiglia già aperta e ossigenata di un'altro famoso produttore; voi oggi mi avete dato l'opportunità di vivere uno di quei momenti della vita che non si dimenticheranno mai e vorrei, con un'altra dimensione, stupirvi con quello che posso offrire: del vino eccezionale -
Enrich ed io ci guardammo e lo sguardo era eloquente: avevamo capito che per Berty, che è un grande esperto di fama internazionale, non c'erano dubbi, l'autore del quadro era proprio Cezanne.
Terminammo la cena e con grande soddisfazione finimmo anche il vino.
Berty chiese se volevamo prendere un caffè ma rifiutammo unanimemente la proposta; ci chiese allora se preferivamo un Porto o un Chateau d'Yquem.
Victoria disse che il secondo non l'aveva mai bevuto e che gli sarebbe piaciuto provarlo; Denise si accodò dicendo - fino ad ora abbiamo bevuto vini di altissimo livello, non posso credere che questo sia inferiore ai precedenti, vero sig. Berty? -
- Ha perfettamente ragione Denise, è un vino da meditazione che ha un suo carattere ed è perfetto per dopo cena -
Ci alzammo e tornammo in salotto.
A quel punto Berty ruppe il cosiddetto ghiaccio e puntò al nocciolo del problema: che fare adesso?
- Dopo le doverose analisi che ho già anticipato come necessarie ed indiscutibili e dopo il responso di queste, io avrei un possibile acquirente che spesso chiede una mia consulenza, persona che gode della mia fiducia visto che ormai lo frequento da anni; un buon pagatore, lo definirei, uno che non discute troppo il prezzo e che paga per contanti qualsiasi cifra; io però dovrei sapere quali siano le vostre richieste e la forbice di prezzo che intendete come praticabile; tenete presente che a voi io non chiedo nulla perché il mio onere è a carico del compratore -
- Amico Berty, se mi sono rivolto a te è perché di te ho la massima stima; è vero che per la rarità dell'opera è difficile stabilirne il valore, ma è anche vero che potremmo rifarci ai risultati delle ultime aste per non essere in tutti i sensi fuori mercato; la cosa che conosco e a cui posso riferirmi è che recentemente un'opera simile ha spiccato all'asta qualcosa di più di 200 milioni di sterline proprio qua, a Londra; ora credo, proprio per la stima che ho per te, e parlo anche a nome di Enrich, che tu sia la persona più indicata per stabilire il prezzo e la cosiddetta forbice; per quanto riguarda il tuo compenso, ritengo che, al di là di quanto hai detto, sia doveroso riconoscerti anche una nostra parte -.
Berty sorseggiò lo Chateau e dopo una breve riflessione si pronunciò.
Il prezzo che mi hai indicato potrebbe ritenersi corretto ma in questo caso stiamo parlando di un'opera il cui valore va oltre il mercato, è un'opera mai apparsa sulle cronache d'arte negli ultimi cento anni e questo fa si che, collezionisti o musei, farebbero di tutto per averlo; stiamo parlando di una vera e propria rarità che potrebbe aprire nuovi fronti sulla comprensione dell'opera di Cezanne; a mio avviso potreste chiedere senza imbarazzo 250 milioni di sterline e imporre nel contempo che venga mantenuta una assoluta discrezione sul venditore -
Victoria e Denise si guardarono, dai loro occhi scendevano cascate di stelline luccicanti ma non proferirono parola alcuna.
Io guardai Enrich e con un cenno chiesi di esprimersi, d'altra parte il quindici percento era di sua spettanza ed era giusto conoscere anche la sua opinione.
- Signor Berty - esordì - io non sono un uomo d'affari e di valori dell'arte proprio non me ne intendo, ma sono convinto che quello che ho sentito da ambo le parti sia di una correttezza più che giusta, per cui affido a voi due l'onere di stabilire il "quanto" e confermo fin da ora che quello che ne esce a me va bene qualunque sia l'entità -
- Benissimo - disse Berty - stabilirei di chiedere quanto da me espresso e lasciando aperta la trattativa fino a sette o otto punti percentuale, giusto per dare all'acquirente quel margine di trattativa per la sua soddisfazione; d'altra parte la persona proviene da un Emirato Arabo e come ben sapete, per loro, il margine di trattativa, se pur modesto, fa parte del gioco, qualunque sia l'oggetto o la cifra richiesta; domani chiamo il laboratorio, uno dei più affidabili al mondo, per le analisi che credo ci potranno essere date nell'arco di un paio di giorni e poi lo convoco; il primo incontro lo farò da solo e senza mostrargli l'opera per dargli quel senso di riservatezza che la cosa richiede, poi, se la cosa va nel verso che tutti ci auguriamo, vi chiamo e ci incontreremo tutti assieme per la definizione dei dettagli; una cosa è certa, sono assolutamente sicuro che davanti a quest'opera, lui che di solito non da segni da interpretare, sgranerà gli occhi dallo stupore.
Ora, se permettete, metterò il vostro quadro dentro il caveau, la casa è super protetta ma è preferibile non fidarsi -
Ci accomiatammo soddisfatti, ci complimentammo per l'ottima cena e ci demmo un appuntamento telefonico per l'indomani.
Quando uscimmo trovammo il taxi che avevo chiamato per ritornare all'hotel; lungo il percorso nessuno proferì parola.
Entrammo e Denise disse con voce imperativa - penso di interpretare anche il pensiero di Victoria dicendo che, prima di andare a dormire, desideriamo brindare al vostro personale successo con il bicchiere della staffa, un'ottima bottiglia di Krug - chiese del bar e ci avviammo.
Le cifre che aveva sentito pronunciare dovevano aver scioccato Enrich che continuava nell'assoluto mutismo mentre le nostre due metà avevano già in mente di come impegnare buona parte del ricavato.
- Scusa Enrich se ti assillo anche in questo momento di massima rilassatezza ma dovremmo al più presto affrontare il discorso di come incassare la somma, non possiamo farci trovare impreparati; io suggerirei di andare domani da Coutts, la banca che amministra i beni più importanti del Regno Unito, aprire un conto e poi decidere, ognuno come crede, cosa fare dopo; stiamo parlando di cifre esorbitanti che di certo io non posso trasferirle senza problemi; poi ritengo doveroso pensare anche a come sdebitarci con chi ci ha garantito, e ci garantirà ancora per molti giorni, la massima sicurezza con uomini e mezzi, cosa dici? -
- Sono d'accordo con te, quello che fai per te va bene anche per me - rispose uscendo dal suo stato silenzioso; finimmo l'ottimo Krug e ci avviammo finalmente per un giusto riposo.
- Spero non faccia un coccolone stanotte, l'ho visto imbambolato - dissi a Victoria che mi camminava a fianco fischiettando.
Ci rincontrammo a metà mattina davanti ad una ottima colazione di tipo British e vidi Enrich in perfetta forma all'attacco di una montagna di cibo mentre Denise era ancora un pò addormentata forse per via del vino.
Presi il mio te con una fetta di pane abbrustolito ammorbidito da una strisciata di burro salato e addolcito da un cucchiaio di marmellata di arance; lo stesso fece Victoria che però aveva già finito la sua usuale razione di bacon.
Con un taxi ci dirigemmo verso Charing Cross dove da lì saremmo andati in banca poco distante.
Come sempre, l'ingresso con all'interno i suoi alberi e gli uscieri in tight rosa dimostrava che era una banca fuori dal comune; il personale maschile in tight nero e il personale femminile vestito con grembiale nero con colletto in pizzo bianco davano un senso di esclusività e completavano il quadro; illustrai ai miei amici come era composta la banca che già conoscevo facendo notare che, l'ultimo piano era riservato alle cucine e al ristorante per i dipendenti; stavo appunto indicando il piano quando fece capolino un cuoco con tanto di tuba bianca in testa e a quel punto Denise e Enrich non stavano più nella pelle, si dimostrarono stupefatti di tanto stile.
Si avvicinò il funzionario che avevamo richiesto e spiegammo che avevamo la necessità di aprire un conto e che nel breve avremmo ricevuto una consistente somma di denaro.
Il funzionario che ci era stato assegnato completò tutte le procedure in breve tempo, aprì il conto a mio nome indicando anche Enrich come autorizzato ai movimenti di deposito e prelievo e ci comunicò che, dopo un primo versamento, ci sarebbero state concesse tutta una serie di carte di credito e gli assegni.
Fatto questo importante passo ci lasciammo andare a fare i turisti e ad entrare ed uscire dai vari negozi.
Denise chiese di poter vedere la zona più elegante e, malgrado conoscessi molto bene la città feci fatica a spiegarle che, di zone esclusive ve ne erano molte e che ognuno dei trentatré quartieri che formavano la città ne aveva anche più di una.
Per iniziare, mi venne in mente che la più vicina poteva essere Bond Street con la sua diramazione in Burlington Arcade e poi Savile Row con le sue famose sartorie e ci avviammo in quella direzione passando per Trafalgar Square.
Victoria conosceva bene anche lei la città avendoci vissuto per alcuni anni e faceva da guida ai desideri di Denise saltando da una parte all'altra delle strade piene di boutique alla moda, di gioiellerie e di ghiottonerie inimmaginabili; per capire lo stupore che provava Denise bastava averla vista al bancone di salumi e formaggi di Fortnum & Mason dove i commessi erano vestiti con maniacale eleganza come fossero invitati pronti ad un evento di gran gala.
La giornata trascorse tranquilla con una sosta per mangiare e con tanta strada sulle scarpe; era l'ora di rientrare in hotel per rinfrancarci e prepararci per uscire a cena.
Squillò il telefono, era Berty - non ci potete credere - disse con enfasi - sono già in possesso delle analisi che hanno fatto con rapidità solo per me e dimostrano che il pezzo è autentico, che è giusto l'anno di attribuzione e la composizione chimica dei colori corrisponde a quella che loro avevano già in archivio e accertata in precedenti analoghe analisi; hanno rilevato altresì la presenza nel colore di un sale particolare e questo è un tipo di minerale presente solo nell'aria della Provenza; siamo a cavallo ed ora vado alla carica dell'acquirente, domani ci sentiamo - e riattaccò.
Avevo messo il telefono in viva voce e non serviva che ripetessi quanto sentito; Denise disse di aver bisogno di un pò d'acqua e di sedersi, Victoria, se pur più controllata, si lasciò sfuggire, accompagnandolo con un gesto, un "in c… alla balena"; presi Enrich per un braccio perché sembrava afflosciarsi ed io, che ero sicuro già dalla prima occhiata data da Berty e del suo parere, mi sentivo come un infermiere.
- Tiriamo un bel respiro e andiamo a berci una birra - dissi sempre con Enrich traballante preso sottobraccio.
A Victoria venne in mente che li vicino il suo vecchio amico James aveva aperto un elegante locale e ci avviammo per riprenderci dalla splendida notizia che ci aveva colti di sorpresa.
Passato l'euforismo, Denise si pronunciò per prima - Caro Enrich, perché non compriamo casa qui, in questa città frizzante e piena di bei negozi? - adesso potremo permettercelo, non ti pare? Il qui presente architetto potrebbe ristrutturarcela e farne una reggia -
Enrich, che forse fino all'ultimo ci sperava ma che forse ancora non ci credeva del tutto, era in stato confusionale e lo dovetti tenere a bada perché voleva baciarmi; Victoria disse che voleva andare a Kensington a vedere se c'era qualche casa Vittoriana in vendita vicino alla sua amica Amin, e poi voleva ritornare alla Tate Gallery per vedere gli altri Cezanne.
Ed io che ero in mezzo a tanta voglia di vivere e di spendere, desideravo solo la birra che non mi avevano ancora portato.
Ero veramente contento, avevo profuso tanta fatica e tanto tempo per qualcosa che aveva una grande incertezza di riuscita, ma ne era valsa la pena; se da una parte cominciavo a sentire la stanchezza dovuta alla tanta tensione provata, dall'altra mi sentivo soddisfatto per aver superato tanti scogli e aver portato la barca in porto.
Ed ora la vita sarebbe cambiata potendo prendere il lavoro con meno affanno e dedicare più tempo per noi.
Adesso aspettiamo l'incontro di Berty con il suo acquirente.
- Sentite - dissi - ora che vi siete ripresi possiamo andare a cambiarci e torniamo qui stasera per la cena; anzi, provo a chiamare Berty se vuol cenare con noi, vi va? - lo chiamai e dopo avergli fatto i doverosi complimenti gli chiesi se voleva cenare con noi; mi rispose che aveva già confermato una cena preliminare con l'acquirente e che era importante, prima di fargli vedere il quadro, spiegarglielo e fargli capire che lui sarebbe stato il primo, quale privilegiato, ma che la lista poteva essere lunga e non c'era molto tempo per concludere; mi ricordai di dirgli che avevo a disposizione anche la sua cornice originale ma mi rispose che per quella ne avremo parlato in un altro momento.
Berty si dimostrava anche un abile uomo d'affari oltreché esperto d'arte e chi si affidava a lui sapeva che le cose si concludono bene, senza equivoci o dubbi.
Riferii la risposta ai miei e ci preparammo a completare il programma non prima di aver prenotato un tavolo; questo lo fece Victoria che su James aveva qualche ascendente.
Eravamo riposati a sufficienza e le due ore passate sdraiati ci avevano fatto rinascere, chiamai Enrich per dirgli che iniziavamo a prepararci e che ci saremmo visti nella hall dopo mezzora.
Ritornammo da James e trovammo un tavolo perfetto, con un centrotavola floreale di tutto rispetto; ci portarono per aperitivo l' immancabile Champagne e lo stesso James venne a raccogliere le nostre richieste.
Per effetto dell'eccitazione non avevamo molta fame ma la bontà di quelle pietanze che ci ha fatto provare era tale che non abbiamo lasciato nulla.
La serata continuò nel migliore dei modi e prima di andarcene, su suggerimento di James, scendemmo nell'interrato a sentire un pò di musica giovane e anche a ballare e questo ci aiutò a scaricare la tensione accumulata
Non era tardi ma preferimmo rientrare dato che il giorno dopo ci avrebbe forse visti impegnati in una trattativa non facile e volevamo, Enrich ed io, avere la mente riposata e pronta.
Mi svegliai con un raggio di sole che entrava dal tendaggio, guardai l'orologio e capii che la cosa migliore era alzarsi e fare una buona colazione in attesa di una telefonata di Berty.
Scesi e vidi che Enrich era già alle prese con un toast farcito e un caffè doppio; mi versai a mia volta una buona dose di caffè e presi un cornetto; - come va, sei riuscito a riposare? - chiesi - abbastanza direi, ma devo confessare che la giornata di ieri è stata così piena di sorprese e di emozioni tanto da uscirne stordito - rispose addentando il suo toast.
- Che fossi stordito l'abbiamo capito tutti, se poi ti dico che, saputo della bontà del quadro, mi volevi anche baciare hai l'esatta visione di come avevi reagito; ma non ti preoccupare, è stata una reazione umana accettabile - dissi per tranquillizzarlo.
Le successive ore sarebbero state decisive e tutto sarebbe dipeso dall'opera di convincimento portata avanti da Berty, adesso dovevamo solo viverle in assoluta calma senza abbandonarsi a fantasie premature.
Alle 11 squillò il telefono, era Berty che aprì la conversazione con - appuntamento da me alle 17,30, dovete venite tutti e quattro perché la simpatia delle vostre signore certamente ci sarà di aiuto; l'acquirente avrebbe voluto vedere l'opera da lui ma ho preferito che fosse lui a muoversi anche per dargli il sentore che poi avremmo potuto avere ulteriori contatti con altri interessati ed era meglio che il quadro rimanesse qua; d'accordo, vi aspetto puntuali - disse concludendo la telefonata.
In quel momento Victoria e Denise entrarono per la colazione e le misi al corrente del programma; - sapete cosa potremmo fare in attesa dell'incontro? andiamo da Harrods e li potrete sguazzare a meraviglia e liberare tutte le vostre fantasie - dissi vedendo salire in superficie il loro entusiasmo.
Prendemmo al volo un taxi che ci lasciò davanti all'ingresso principale; l'edificio si presentò agli occhi di Denise, che non lo conosceva, in tutto il suo splendore e la composizione delle vetrine resero l'impatto ancora più strepitoso.
Senza che ce ne rendessimo conto le ore passarono velocemente scorrendo tra i vari saloni di vendita ed era arrivato il momento di fare una sosta; suggerii che la cosa migliore per capire cosa voleva dire questo monumento del lusso in una città come questa era andare all'oyster-bar interno dove, forse, avremmo si trovato la coda, ma ne sarebbe valsa la pena.
Ormai erano le 15 e chiesi se non era il caso di rientrare e prepararci psicologicamente all'incontro; ci fu un momento di resistenza da parte delle gentili dame ma poi convennero che un minimo di relax ci avrebbe fatto bene anche perché la testa ormai era puntata tutto sulla conclusione della possibile vantaggiosa vendita dove anche il minimo dettaglio sarebbe risultato determinante.
All'ora stabilita ci presentammo a casa di Berty in perfetta forma e pronti ad affrontare la trattativa finale.
Ci fece accomodare in salotto e ci presentò il potenziale acquirente: uomo di media età, in abito sartoriale molto elegante, un filo di barba grigia ben curata, occhiali di tartaruga e una carnagione ambrata, quasi una buona abbronzatura.
Finite le formalità Berty, che nel frattempo aveva posizionato il quadro nello stesso punto da me scelto l'altra volta, prese la parola.
- Ho illustrato l'opera al mio cliente e nell'ultima mezzora - disse indicandola con la mano - abbiamo potuto analizzare sia le perizie scientifiche eseguite sia alcuni dettagli pittorici; ho mostrato anche alcune analogie formali che ho trovato con opere coeve e, per concludere, ho comunicato la vostra richiesta e le vostre condizioni; l'opera che abbiamo qui davanti è stata ritenuta di suo interesse; il mio cliente, che per ora vuole mantenere anonima la sua nazionalità, anche se quest'ultima e difficilmente occultabile - disse guardandolo con un leggero sorriso - vorrebbe poter iniziare una trattativa corretta e, se del caso, stendere con voi un contratto preliminare d'acquisto, quindi, per iniziare lascio a lui la parola -
Il nostro possibile contraente si alzò, si avvicinò al quadro e disse - l'opera indubbiamente è molto bella e non nego che, forse, è la più bella tra quelle conosciute; Berty mi ha elencato le condizioni generali che fin da ora dichiaro accettabili, mi ha anche detto che l'opera proviene da una eredità avuta da suo padre e successivamente da lui a lei - continuò indicandomi - e che, per mille ragioni, rimase occultata per anni tra tante cose ritrovate nella soffitta in cui nessuno aveva voglia di metter piede, è corretto quello che ho riassunto? - chiese - feci un cenno di assenso e lui continuò - bene, tutto ciò è la storia accaduta a molti capolavori e non mi interessa sapere altro; a fronte di questa mia narrazione, alla perfetta perizia di Berty e ai risultati delle analisi che ne attestano l'autenticità sono pronto ad offrire, con pagamento immediato, 220 milioni di sterline che è la cifra che ho a disposizione per questo acquisto - concluse.
Nel frattempo entrò la cameriera con un vassoio di bicchieri e Berty, presa una bottiglia cominciò a riempirli, tutti tranne uno a cui mise in fianco una caraffa d'acqua; la cameriera girò con il vassoio ed il nostro contraente disse - caro Berty, penso che siamo tra amici e quindi credo che nessuno si scandalizzerà se mi vede bere un buon vino a me proibito; se c'è un problema, ebbene questo è solo tra me e Lui - continuò indicando il cielo con un dito.
Berty, dopo un momento di riflessione riempì anche l'ultimo bicchiere e lo porse, alzò il suo e, in simultanea con tutti noi, ne bevve un sorso.
Poi prese di nuovo la parola - come ben sapete e non ne ho fatto mistero fin dall'inizio, vi conosco bene e mi sento garante di ambedue le parti che oggi sono qui a confronto; il mio ruolo, se permettete, oltre a quello di esperto conoscitore della materia e di essere il controllore che l'oggetto di trattativa sia autentico, come lo è dimostrato anche dalle citate analisi, è quello di tentare di mediare tra domanda e offerta; ora qui siamo davanti ad una differenza non indifferente di ben 30 milioni e mi chiedo se riteniate possibile trovare una via d'incontro -
Passarono alcuni minuti di completo silenzio.
Egregi signori - esordii - mi rivolgo al mio socio ma parlo apertamente davanti a tutti perché non vi devono essere angoli oscuri nel prosieguo del nostro confronto; oggi come oggi se decidessimo di mettere quest'opera all'asta, visto che questa rappresenta per mille ragioni una rarità, credo che troveremmo un buon numero di competitori ed è innegabile che farebbero di tutto per assicurarsela.
Ciò vorrebbe dire che potremmo anche trovarci davanti ad una offerta ben maggiore della valutazione da noi richiesta, ma è anche vero che la disponibilità del risultato richiederebbe immancabilmente parecchio tempo per tutte le formalità che un'asta richiede e anche su questo credo che voi tutti siate concordi; ma non solo, andremmo incontro ad una notorietà che non ci interessa, come credo vero che le aspettative temporali tra di noi non siano diverse: lei non vede l'ora di ammirare su una sua parete tale opera d'arte e noi, se pur non costretti, riteniamo che una vendita veloce ci permetterebbe di realizzare subito i nostri progetti.
Ora, per rispetto all'amico Berty e al lavoro da lui svolto - continuai - per evitare tempi lunghi che ci distrarrebbero dai nostri impegni e, soprattutto, per un altrettanto rispetto alla serietà e concretezza dell'offerta da lei fattaci ritengo di indicare una corretta proposta che ritengo accettabile dalle parti: tagliare a metà la differenza emersa -
Guardai Berty per capire se ero nella strada giusta e ne ricevetti un segnale positivo.
Anche Enrich fece cenno di essere d'accordo e così fecero anche Denise e Victoria.
Ora la palla era in mano al nostro interlocutore da cui aspettavamo una risposta; questi, preso in mano il bicchiere cominciò ad assaporarne il profumo per poi gustarsi anche il palato.
- Questo Magnum di Chateau Mouton del 1982 è veramente eccezionale - disse il nostro portando il bicchiere alla luce e ammirandone il colore - ora ha raggiunto la giusta temperatura che ne esalta al massimo le caratteristiche; ebbene, io desidero brindare con questo meraviglioso vino al nostro incontro e dire che la proposta è accettata; l'unica cosa che mi dispiace è che manchi la sua cornice originale -
A quel punto, sorprendendo tutti, Berty rispose - non ti preoccupare amico mio, credo che te ne proporrò una che potrebbe essere proprio la sua e che sto trattando con un gallerista esoso, ma credo che ce la farò a portargliela via per un giusto prezzo -
Noi quattro ci guardammo in silenzio e capimmo che Berty stava curando un suo affare.
- Bene - riprese il nostro - ora mi aspetto da voi le vostre coordinate bancarie e già questa sera la mia banca disporrà un bonifico telematico, in tal modo già domani lo potrete vedere accreditato; so che Berty ha pronti gli stampati per concludere e che potremmo firmare subito; il quadro sarà custodito da lui fintantoché il bonifico non sarà disponibile nella vostra banca e a maggior vostra garanzia, anche se Berty mi conosce bene da tanto tempo, io ritirerò il quadro solo dopo le successive 24 ore dall'accredito, questo è l'arco di tempo in cui io potrei per via telematica annullarlo; non meravigliatevi di quanto vi ho appena detto - sopraggiunse - io sono un uomo d'affari, conosco le regole e desidero che tutto avvenga in maniera trasparente -
- Mi ha preceduto di poco nell'ultima condizione che le avrei richiesto - dissi sorridendo, alzando il bicchiere e lasciandogli capire che non eravamo del tutto a digiuno sui meccanismi bancari.
- Bene, ora gradirei avervi tutti miei ospiti, chiamo la mia macchina e ci facciamo condurre nel mio usuale ristorante - replicò con voce decisa.
Victoria e Denise, che erano rimaste fin troppo tempo in adorabile silenzio, si animarono a tal punto da avvicinarlo e con grazia gli chiesero dove intendeva portarci; - nel miglior ristorante di Londra, al The Ivy vicino a Cover Garden, e se mi fosse concesso, entrando, di avervi al mio fianco credo che guadagnerei molti consensi - disse con galanteria.
Firmammo e ci scambiammo i documenti di vendita predisposti da Berty, mi feci indicare il nome della banca mittente e compilai il promemoria per il bonifico; - ottima banca la vostra, spesso la uso anch'io - sottolineò quello che ormai avevamo capito essere un importante Emiro del Golfo e ci avviammo alla macchina.
Più che una macchina la sua poteva sembrare una portaerei tanto era lunga questa Bentley Mulsanne nera realizzata solo per lui in versione blindata da dieci posti super comodi; lui si sedette tra le nostre due indaffarate dame e noi tre di fronte; l'autista accese le luci del frigo-bar da dove spuntò una magnum di Roederer Cristal, l'Emiro la aprì e versò, poi alzando i calici disse guardandomi - abbiamo fatto ambedue un ottimo affare, spero siate tutti soddisfatti -
Denise e Victoria decisero che era il miglior Champagne che avevano mai bevuto ed Enrich, rimasto fino ad allora in silenzio, mi rivolse uno sguardo di ammirazione.
Arrivammo al ristorante, attendemmo che l'addetto aprisse le portiere e ci infilammo dentro, e qui esplose tutto l'entusiasmo femminile che si manifestò con vari " hai visto che c'è seduto li " .
Ci accompagnarono al tavolo riservato, contornati da persone mediaticamente molto note che salutavano il nostro ospite al suo passaggio; indubbiamente era molto conosciuto e attirammo gli sguardi incuriositi di molti.
La cena fu perfetta e la conversazione si dimostrò molto piacevole dato che abbiamo parlato di tutto al di fuori di cosa avevamo trattato solo pochi minuti prima.
Il nostro ospite si dimostrò di una galanteria encomiabile mettendo le signore a loro agio e al centro delle sue attenzioni e non mancò di brindare più volte al risultato raggiunto se pur senza nominarlo; l'unica cosa che si lasciò sfuggire è stata quando disse sottovoce - il giorno che appenderò il quadro al muro di casa mia mi piacerebbe avervi tutti presenti, siete già prenotati per l'evento e vi invierò a prendervi il mio jet privato in qualunque posto voi siate -
Concludemmo la serata con un bicchiere di Porto d'annata e poi ci avviammo all'uscita.
Salutammo ringraziando il nostro ospite per la splendida serata dicendo che avremmo avuto il piacere di contraccambiare - sono io che ringrazio voi per la vostra simpatia e amabilità, magari ci rivediamo dopodomani; io ritorno dentro per scambiare due parole con un amico e pregherei Berty di restare ancora qualche minuto con me, ma permettetemi di farvi accompagnare dal mio autista -
Dopo mezzora eravamo tutti e quattro seduti al bar dell'hotel a fare il punto della situazione.
- Come ti senti? - chiesi a Enrich che sembrava ancora non rendersi conto che la vicenda era arrivata a conclusione - bene - mi rispose - ma che tutto si sia chiuso nei modi che volevamo, mi sembra ancora impossibile, quasi un sogno e ti confesso che ho paura di svegliarmi -
- Vedrai che da domani ci penserà Denise a farti toccare con mano che stai vivendo un momento importante e che non stai sognando; ora ti voglio elencare le cose che dovremmo fare subito; per prima cosa domani chiamo lo studio e faccio spedire per corriere la cornice da consegnare a Berty, credo sia doveroso regalargliela; poi telefoneremo in banca per avvertire il responsabile di quanto, come e da chi arriverà il denaro dicendo anche che vorremmo essere avvertiti dell'arrivo e tu, con l'occasione aprirai un tuo conto in modo che io possa versarti la tua quota; terza cosa pensavo che Victoria chiamasse la sua amica Helen, moglie del Comandante, per capire se colleziona arte e di che tipo e se è il caso chiederemo a Berty di farci trovare qualcosa di importante, dobbiamo dimostrare gratitudine e lo faremo nel modo più consono; per ultimo, dovremmo programmare il nostro rientro e fare in maniera che la scorta ci venga a prendere quando metteremo i piedi in Francia; so che non è tutto ma è abbastanza - dissi sorseggiando un buon whisky.
Victoria e Denise chiacchieravano per i fatti loro e non badavano a quello che dicevamo, solo ogni tanto carpivo i loro buoni propositi di spesa, cosa da far rizzare i capelli in situazioni normali.
Mi svegliai presto con un ruolino di marcia che non poteva aspettare; chiamai lo studio e diedi le indicazioni per far costruire dal nostro falegname di fiducia una scatola di compensato che contenesse la cornice, come imballarla e l'indirizzo per spedirla con un corriere espresso; li avvertii che presto avremmo dovuto affrontare un lavoro a Londra e che si preparassero per una buona trasferta.
Victoria chiamò Hellen e tra una chiacchera e l'altra capì che suo marito amava l'arte moderna, quindi pensai già ad un Sam Francis ma mi promisi di chiedere a Berty; poi chiamai la banca preavvertendo che saremmo passati di là, di cosa avevamo bisogno e che volevamo conferire con il direttore.
Adesso non ci restava altro che fare una buona colazione e prepararci a completare il tutto.
Chiamai Berty - ciao uomo d'arte e di affari - esordii - volevo ringraziarti per ieri, sei stato un abile negoziatore e hai condotto la cosa con una professionalità difficile oggi da trovare; volevo anche avvertirti che nei prossimi due/tre giorni ti arriverà una cassa con la cornice originale che Enrich ed io vogliamo la tenga tu; un'altra cosa, voglio regalare ad una persona a cui devo molto un'opera moderna di buon livello e pensavo ad un Sam Francis, cosa ne dici? -
- Intanto ti ringrazio sia per le parole che hai detto e per la cornice che ci tenevo molto e che quasi certamente terrò per me; il tuo atteggiamento di ieri è stato perfetto e ti assicuro che il successo della vendita l'hai determinato tu con la chiarezza, permettimi, quasi ingenua, con cui hai affrontato la controfferta; per il Sam Francis direi che sarebbe il momento giusto per comperarlo perché mi giungono voci che ci sia l'intenzione di fare una grande mostra su di lui e come saprai, subito dopo, i prezzi andranno alle stelle; se ti interessa me ne hanno offerto uno molto bello, già esposto anche alla Frieze Art, pubblicato nel catalogo generale dell'artista, con tanto di autentica della fondazione americana, ad un prezzo contenuto; se ti fa piacere, oggi o domani possiamo andare a vederlo -
- Perfetto - risposi - metto a punto un mio programma e poi ci sentiamo; volevo ancora dirti che le nostre dame le hai conquistate e non fanno che parlare di te; con il vino, poi, le hai stregate -
Chiamò la banca - buon giorno - esordì il funzionario - il Direttore mi dice che la riceverà volentieri in mattinata anche perché, le anticipo che è arrivato sul suo conto un bonifico piuttosto importante e ne voleva parlare; nel frattempo darò disposizione perché lei e la signora abbiate già da subito le carte di credito più importanti.
- La ringrazio - risposi - dovrebbe anche dare disposizione per l'apertura di un nuovo conto per il mio socio e signora e togliere la delega dal mio; per questo saremo da voi tutti insieme fra un paio d'ore -
Mi feci passare la camera dei coniugi Picard - buon giorno Enrich, fra un'ora ci aspettano in banca, il denaro è già arrivato e ho dato disposizione che preparino l'apertura del tuo conto; poi devo andare con Berty a vedere il regalo per in Comandante, anzi, visto che lo faremo in due, mi farebbe piacere che venissi anche tu per condividere fino in fondo la scelta; nel frattempo lasceremo libere le signore a fare qualche compera nei negozi più eccitanti; vedi di essere giù fra mezzora al massimo, per cortesia -
Arrivammo in banca e, come fanno tutte le banche quando ricevi somme importanti, fummo accolti come principi; ci offrirono caffè e cioccolatini nel mentre aspettavamo il funzionario che arrivò con le carte predisposte e con grande cortesia raccolse le firme; aveva poi già annullata la delega di Enrich dal mio conto sostituendola con quella intestata a Victoria e ne firmai l'autorizzazione.
Completate tutte le procedure e raccolta la documentazione il direttore si premunì di dirci che per qualsiasi cosa era a nostra completa disposizione, che se avevamo bisogno di operare in borsa ci avrebbero affidato un manager bravo e, alla fine, ci chiese cosa intendevamo fare con tutto quel denaro, se avevamo un programma di investimenti perché loro erano in grado di affiancarci in varie situazioni.
- Guardi stiamo mettendo a fuoco una operazione immobiliare ma abbiamo bisogno ancora di un pò di tempo perché abbiamo visto parecchie opportunità e dobbiamo fare le doverose verifiche; al momento giusto sarà nostra premura consultarvi perché riteniamo che il vostro parere sia autorevole; per adesso però vorrei versare 35 milioni nel conto che il mio socio ha appena aperto perché devo pareggiare le spese - risposi ben sapendo che di idee ancora non ne avevamo ma che era opportuno lasciare aperta ogni porta e farselo amico; il direttore non ci fece attendere un attimo di più e in un paio di minuti la cosa fu risolta.
Uscimmo soddisfatti e rivolto a Enrich e a Denise dissi - siete convinti ora che quel denaro vero e tangibile è vostro? -
Lui mi guardò con occhi stupefatti e un pò lucidi, annuì con la testa, mi venne vicino e mi abbracciò - senti - mi disse stringendo le sue mani alle mie spalle - Che tu fossi un uomo capace e caparbio non ho mai avuto dubbi, nemmeno la tua correttezza è mai stata messa in discussione, ma la scioltezza con cui poco fa hai mantenuto i patti versandomi una cifra quasi impossibile per me mi ha commosso; te ne sono grato e sappi che d'ora in poi ti seguirei anche all'inferno - e ridendo concluse - con le tue capacità magari potremmo riuscire a vendere a quelli là un bell' impianto di condizionamento e farci assegnare anche la manutenzione !
- Tutti ridemmo per la battuta e Denise si avvicinò e a sua volta mi abbracciò.
Chiamai Berty e fissammo l'incontro davanti ad una galleria di Bond Street.
Ci mostrarono il Sam Francis e rimanemmo tutti e quattro a bocca aperta; era davvero un'opera eccezionale di giusta misura - credo che piacerà molto al nostro amico - disse Victoria - anche se mi piacerebbe averlo per noi -
Concordammo il prezzo e chiedemmo che curassero anche una spedizione urgente e ovviamente assicurata, allegando tutta la relativa documentazione.
Al momento di pagare Enrch tirò fuori la sua carta di credito e pretese di farlo lui; capii che il gesto per lui era importante e che aveva un significato morale, e lo lasciai fare.
- Ecco come si fa a spendere in un attimo 200 mila sterline senza batter ciglio - esclamai ridendo e dissi - Victoria, sarebbe il caso che avvertissi Hellen di cosa le arriverà, non ti pare? -
Portammo Berty nel ristorante di James che era li vicino e concludemmo la mattinata ridendo e scherzando; Berty aveva un altro impegno, lo ringraziammo per averci indirizzato all'acquisto di un'opera unica e ci avviammo verso Regent street per accontentare le signore.
Passò l'ultimo modello di Bentley Mulsanne verde corsa e Victoria esclamò - Pitu, ecco cosa mi manca, una come quella con davanti un Jeeves discreto e paziente ! - la risata che ne seguì fu unanime.
- Cosa di dicevo amico Enrich? Ecco che altre 400 mila sterline sono già state impegnate!
Il tempo di far ritorno a Brussels era ormai arrivato e sapevamo che c'erano ancora molte cose da concludere; ancora un paio di giorni e poi saremo rientrati, quindi dissi - datevi da fare fintantoché siamo ancora qua - io dovrò sistemare le cose dello studio e non credo di poter poi ritornare prima di un mese -
E le belve presero d'assalto tutto ciò che capitava loro a tiro mentre Enrich, soddisfatto rideva!
Entrammo in un pub per una pausa, ordinammo le birre e ci mettemmo distrattamente davanti al televisore che trasmetteva le news internazionali della mattinata; ci mancò poco che tutti e quattro non cadessimo dagli sgabelloni:
" Questa notte a Brussels, nel corso di una vasta operazione preparata nei minimi dettagli e denominata "octopus" sono state arrestate una cinquantina di persone che componevano un gruppo criminale che operava nel settore immobiliare.
Da indiscrezioni, una parte di loro risulterebbe essere composta da importanti insospettabili cittadini, mentre il rimanente sarebbe formato da manovalanza violenta e senza scrupoli.
Da fonti attendibili si è anche saputo che l'arresto, avvenuto alle prime luci dell'alba, non è stato effettuato dalla polizia ma è stato condotto da agenti dei servizi speciali in assetto anti-sommossa; le indagini e gli arresti continueranno fino a che la rete di complicità non verrà totalmente smantellata; dal
Governo e dal coordinatore dell'operazione non è stata ancora rilasciata comunicazione ufficiale né sono trapelati i nomi che si presumono eccellenti, si sa solo che vi saranno sviluppi importanti ".
Rimanemmo ammutoliti, il Comandante in pochi giorni era riuscito nel suo intento smantellando una delle più lucrose attività malavitose che da anni agiva quasi allo scoperto e che coinvolgeva nomi molto noti nel mondo dell'imprenditoria.
Uscii e lo chiamai - buon giorno e complimenti - dissi - ho appena visto in televisione l'ottimo risultato che hai ottenuto, fra due giorni sarò di ritorno e mi dovrai raccontare come hai fatto -
Niente di particolare - rispose - un amico, a cui devo gratitudine, mi ha dato gli elementi giusti che io ho solamente messi in ordine, senza di lui questi gentiluomini avrebbero continuato imperterriti la loro sporca attività; ti devo salutare, chiamami al tuo rientro e ricordati di mandare un messaggio alla scorta per attivarla - e riattaccò.
Trascorremmo il giorno dopo in estenuanti giri di boutique, vedemmo comperare con grande gioia delle commesse l'impossibile tanto che le nostre signore ignorarono i morsi della fame che, invece, disturbavano noi due.
Rientrammo in albergo stanchi, sfiniti e carichi come cammelli e dovendo il giorno dopo partire, bisognava cominciare a fare le valigie.
Ci lasciammo con un - a domani, alle 9 dobbiamo essere già in macchina -
Avvertimmo la nostra scorta che eravamo in viaggio per il rientro e imbarcammo l'auto nel treno; le signore erano silenziose, d'altra parte non era facile lasciare questa città effervescente e magica in tutti i sensi e rientrare nella (quasi) tranquilla Brussels; era vero che da oggi si sarebbero potuto permettere un via vai senza interruzioni ma era anche vero che sarebbe mancata la quotidianità.
Esordì Victoria dicendo che aveva visto la casa dei suoi sogni e che vorrebbe acquistarla al più presto, poi incalzò Denise che disse che non ne aveva ancora vista una ma che una l'avrebbe voluta e che io avrei dovuto ristrutturargliela; nulla ci vietava di aderire a tali desideri ed Enrich, digerito ormai il fatto che ora avrebbe potuto realizzare tutti i sogni di Denise disse - anche a me piacerebbe cambiare ambiente, impegni a Brussels che ci possano trattenere non ne abbiamo, la nostra casa sarebbe sempre a disposizione per qualche visita veloce, per l'attività non avrei problemi a trovare un bravo dirigente, Londra mi ha incantato e per scoprirla e capirla mi ci vorranno per lo meno venti anni, non ultimo con i casini in cui siamo stati coinvolti credo che cambiar aria sarebbe la cosa più logica da fare -
Enrich aveva ragione, dopo tanto trambusto ed emozioni era ritornato completamente in se facendo riemergere il Picard che avevo conosciuto mesi prima, freddo e calcolatore; non si poteva dargli torto, fra qualche anno le acque sarebbero tornate tranquille e forse qualcuno si sarebbe ricordato di noi, delle nostre ricerche, delle nostre domande, dei nostri risultati; cosa non auspicabile.
Era vero che eravamo gli eroi casuali e sconosciuti di una enorme vicenda e conoscevamo benissimo il rischio che avremmo corso se fossero trapelati i nostri nomi e se si venisse a conoscenza che avevamo trovato non un quadro ma il "Quadro"; starsene fuori dalla mischia sarebbe stata la cosa migliore, la più prudente.
Oltretutto, sarebbe stato pressoché impossibile giustificare il repentino mutamento del tenore delle nostre vite e malauguratamente avremmo potuto essere al centro di una curiosità non desiderabile.
- Victoria - dissi - mettiamo in ordine un pò di cose, in casa e in studio; assentiamoci una quindicina di giorni da Brussels, poi rientriamo e con loro, se se la sentono, ritorniamo a Londra, vediamo la casa che ti piacerebbe e facciamo un piano; di mio non ho problemi a trasferirmi, metto il mio assistente a capo dello studio e mi acquisterei un abbonamento annuale per andare su e giù, che ti pare? -
Non avevamo ancora finito di confrontare le varie ipotesi che ci fecero scaricare l'auto dal treno; la nostra scorta era in vista, ci avvicinammo e decidemmo che avremo fatto tutti insieme una sosta per un buon pranzo.
Il responsabile della scorta chiese se gradivamo la cucina campagnola e suggerì un locale tipico che conosceva.
Pranzammo apprezzando i piatti rustici che ci vennero proposti, che non erano ben impiattati come quelli dei giorni scorsi, ma che, dal punto di vista del gusto, ci erano proprio mancati.
Ormai eravamo alle porte della città, un pò stanchi invero; decidemmo che ci saremmo rivisti l'indomani a cena per concludere le riflessioni e per fare un piano comune su come muoversi - appuntamento domani sera per ritornare a Waterloo, è un pò distante ma è molto defilato e si mangia e si beve bene - dissi.
Enrich ci lasciò alla porta di casa e proseguì; vidi parte della scorta appostarsi, li ringraziai ed entrammo; la casa era in ordine, forse anche troppo ed ebbi la sensazione che fosse entrato qualcuno; uscii all'aperto e chiamai la signora delle pulizie, l'avvertii del nostro rientro e chiesi se era venuto qualcuno a cercarci.
- No - rispose - solo un tecnico dei telefoni che è venuto il giorno che siete partiti, diceva che avevate avvertito che c'era stato un guasto nella linea - e il sospetto si trasformò in realtà; uscii e chiamai la scorta e chiesi se era possibile bonificare l'appartamento; in meno di mezzora individuarono tutte le microspie e fecero un rapporto telefonico al Comando.
Chiamai Enrich che era ancora in macchina e lo avvertii dicendogli che avrebbero provveduto alla bonifica anche da lui.
Mi chiamò il Comandante - senti - esordì - mi hanno appena avvertito del problema, ve la sentite di fare i tonti per un paio di giorni? Vorrei tendere ancora qualche trappola e ho bisogno di una mano; per questa sera non toccate argomenti scabrosi, parlate di vacanze tra vigneti e le coste francesi e domani ti spiegherò tutto; avverti il tuo amico Enrich che faccia anche lui la stessa cosa; mi raccomando non menzionate Londra -
Richiamai Enrich sempre da fuori casa, gli riferii quanto mi era stato detto e mi assicurai che anche la sua scorta fosse sul posto, poi gli dissi di guardare la foto che gli avrei mandato sul telefonino.
Rientrai, scrissi su un foglio che l'argomento da trattare era una festa di matrimonio senza nominare Londra ma dicendo che era avvenuto a Bordeaux, in Aquitania, lo fotografai e lo inviai; mostrai il foglio anche a Victoria che, con un cenno, mi dette l'OK.
- I matrimoni sono sempre curiosi, divertenti per certi versi, ma stancosi - dissi iniziando la conversazione mentre svuotavamo le valige - mangi e bevi a non finire mentre sei in mezzo ad una confusione pazzesca; i guasconi, poi, con i loro canti tradizionali non si sono di certo risparmiati -
- Si, è vero, ma ci siamo divertiti con i commenti dei parenti della sposa tutti eleganti che evitavano quelli dello sposo che sembravano contadini il giorno di festa - rispose Victoria.
Chiamai Enrich e rispose Denise - ciao - esordii - come va, vi state riprendendo dalla stanchezza ?
- Per dire il vero non ho neanche la voglia di vuotare i bagagli - rispose lei con voce sonnolenta - il pensare poi che il tight nuovo di Enrich è quasi da buttare per le manate unte che aveva sulle spalle mi deprime; per carità - e continuò con un fare di chi la sa lunga - siamo sopravvissuti senza danni in mezzo a tanto casino anche se non siamo abituati ad eventi tanto tribali -
- Vi lascio riposare - conclusi - domani ci vedremo per riderci sopra -
Se dovevamo dare segnali ai nostri segreti ascoltatori mi pare che questi andassero bene, speriamo solo che la cosa si concluda presto perché il dover misurare le parole e dialogare con l'idea che ti stanno ascoltando non è piacevole.
Mangiammo distrattamente quello che c'era nel frigorifero, parlai del vino che avevamo portato con noi e ci coricammo; l'indomani sarebbe stato un altro giorno impegnativo.
Erano già le 9 quando suonò il telefono, era il Comandante.
- Ciao, guarda che abbiamo preso anche chi vi ha messo sotto controllo gli appartamenti, ora sembra che sia proprio finita; più tardi mando i tecnici per prelevare le microspie e controllare che non vi siano altre cimici nascoste; volevo ringraziarti per questa ulteriore collaborazione, senza le informazioni che mi hai dato non avremmo mai debellato questo cancro che stava avanzando inesorabile; ancora una cosa, Hellen mi ha detto che c'è un pacco in arrivo, posso sapere di cosa si tratta ? -
- Lo vedrai quando arriverà, è una piccola sorpresa che Enrich ed io abbiamo voluto farti - risposi lasciando che la curiosità facesse la sua strada; ci sentiamo più tardi e se puoi, stasera potremmo cenare tutti assieme -
- Va bene, farò in modo di liberarmi, ma vorrei veniste tutti e quattro a casa mia così saremo più tranquilli - disse chiudendo la comunicazione.
Dopo poco chiamò come d'accordo lo spedizioniere londinese che mi avvertiva che il pacco sarebbe stato consegnato in mattinata e Victoria chiamò Hellen per avvertirla - stasera tuo marito ci ha invitato a casa vostra assieme ai Picard, non volevamo disturbare ma tuo marito ha insistito; volevo anche dirti che ci hanno avvertito che questa mattina ti dovrebbero consegnare quel pacco che abbiamo spedito da Londra -
- No, anzi sono contenta di avervi tutti a casa, finalmente potrò cenare con lui dopo i tanti giorni che è stato impegnato, e poi, avere amici veri a casa gli fa molto piacere, lo sai che adora tuo marito - rispose - ma che pacco è che devono consegnare?
- Una cosa che vedrai, ora devo lasciarti ho un tale disordine che non puoi immaginare - disse Victoria soddisfatta che la notizia del pacco avesse suscitato un certo interesse e subito dopo chiamò Denise per avvertirla dell'invito.
I Picard arrivarono sotto casa puntuali come sempre, salimmo in auto e ci avviammo.
- Vorrei vedere la faccia del Comandante quando aprirà il pacco, credo che rimarrà senza parole per una buona mezzora - dissi e continuai - è un regalo non da poco ma, d'altra parte, ci ha garantito la massima incolumità mettendoci a disposizione un tal numero di custodi giorno e notte che, in quei momenti, non avremmo potuto di certo permetterci -
- Non solo - ribadì Enrich - ci ha dato la tranquillità di concludere le nostre cose senza subire angherie, dobbiamo essergli grati anche se sei stato tu a dargli le notizie di cosa stava accadendo; certamente il successo dell'operazione gli porterà beneficio e qualche encomio -
Arrivammo in perfetto orario e Hellen venne ad aprirci.
Dopo i saluti ci condusse in salotto per un aperitivo e scorgemmo il pacco ancora chiuso - Lui ha deciso che l'avrebbe aperto in vostra presenza - disse mentre il Lui entrava da una porta laterale; ci salutò con enfasi e si mise all'opera.
L'operazione di apertura non fu semplice per il tipo di imballo che era stato usato e necessario a garantire il contenuto; arrivato finalmente a togliere l'ultimo foglio di carta bianca li vedemmo sbiancare ambedue per la sorpresa - un Sam Francis, ma è stupendo - esclamò stupefatto - voi siete impazziti, non posso accettarlo; sono io che devo ringraziare voi, non il contrario -
- Sentite, questo è il minimo che ci sentivamo di fare e se vi rifiutate di accettarlo dovremmo considerarlo come un affronto - dissi con voce che non lasciava dubbi sulla serietà della considerazione - volevamo ricambiare le attenzioni ricevute e lasciarti un segno indelebile della nostra gratitudine e credo che quest'opera non troverebbe luogo migliore per essere collocata; quindi accettalo in nome della nostra amicizia -
Il Lui ci venne vicino e ci abbracciò uno ad uno.
- Sono senza parole - disse Hellen - ogni volta che lo guarderemo penseremo a tutti voi e alla nostra amicizia; vogliamo brindare? -
Evitammo per tutta la cena di parlare degli avvenimenti e solo alla fine, davanti ad un buon Porto decisi di toccare l'argomento - adesso credo sia il momento che ci racconti cosa si era maturato durante la nostra assenza tanto da portarti ad accelerare l'operazione che abbiamo sentito alla televisione; pensi di poterci raccontare qualcosa? -
- Scusate, ma vi posso dare solo informazioni generiche, anche i nomi dei coinvolti sono coperti dal segreto istruttorio, visto che l'operazione è stata concepita ed eseguita dai servizi di intelligence e non dalla polizia; alcuni nomi poi, rappresentando il mondo dell'alta finanza, sono secretati in maniera particolare per non alterare i corsi di Borsa, allarmare eventuali complici all'estero e creare il panico nei risparmiatori.
Vi posso dire che, tra gli altri, c'è il presidente di una piccola banca privata molto attiva nell'import-export, specializzata in compra-vendita di armi, a cui, per ragioni di salute, sono stati concessi gli arresti domiciliari dopo aver ispezionato al millimetro la sua residenza e dopo averla riempita di sistemi di controllo; vi assicuro che se questo nella notte tossisce, ebbene, noi lo sentiamo e automaticamente lo registriamo; praticamente non può più fare nulla se non il minimo per vivere, non può ricevere visite, gli è stata negata la possibilità di incontrare il suo avvocato fintantoché l'indagine non sarà conclusa e il personale medico a cui è affidato è composto da nostro personale qualificato; praticamente è come se queste persone fossero prigioniere di guerra sotto la mia giurisdizione e per i rispettivi enti di appartenenza loro sono ufficialmente ammalati e contagiosi.
Capisco che la cosa possa sembrare anomala e contraria ai principi dei Diritti Umani ma le loro attività erano improntate a colpire i Diritti dei cittadini e dello Stato e lo Stato per questo deve essere inflessibile -
Quanto avevamo sentito era di una durezza incredibile ma era anche una reazione giustificata da questa forma di mafia che stava corrodendo il sistema, lo Stato e i suoi cittadini.
Nel mentre il Comandante parlava mi venivano i brividi al solo pensare a chi avevamo involontariamente rotto le uova nel paniere e ai rischi a cui ci eravamo esposti; gente senza scrupoli che valutava il valore della vita in una manciata di centesimi pur di non aver ostacoli.
- Ho bisogno di bere una cosa molto forte - esordii - quanto ci hai detto mi sta bloccando la digestione! avevo capito che la cosa fosse grave ma non fino a questo punto e credo che quanto avevamo ipotizzato e cioè di dileguarci all'estero per un buon periodo di tempo sia diventata una scelta obbligatoria -
- Non siamo a questo punto, l'organizzazione è stata annientata e non c'è più nulla da temere anche se personalmente ritengo che, in questo momento, l'idea di cambiare aria non sia malvagia anche perché credo che nel breve, non appena verranno alla luce i nomi, qui l'atmosfera sarà pesante e saremo sotto gli occhi di mezzo mondo; ovviamente nessun documento riporta il nostro collegamento e, soprattutto, le vostre identità, solo io ed il Ministro le conosciamo - rispose con pacatezza.
Esternai a viva voce che non avevo dubbi sulla massima discrezione di come era nata la cosa ma quello che mi preoccupava era il fatto di avere avuto alle calcagna un paio di quelle carogne che mi avevano identificato, che un altro dell'organizzazione, peraltro sconosciuto, abbia chiamato in studio e che poi abbiano messo sotto controllo il nostro appartamento e quello di Enrich.
- Credo che dovremmo decidere in fretta quando partire e, soprattutto, farlo senza lasciare traccia dei nostri movimenti - dissi e sopraggiunsi - amico mio sarai l'unico a sapere dove siamo e come rintracciarci per aggiornarci, di volta in volta, sull'evoluzione della vicenda -
Ci ringraziarono nuovamente per il regalo e ci salutammo con grande cordialità.
Enrich ci accompagnò a casa e chiese se era possibile fermarsi per poter mettere a fuoco quanto dicevo relativamente alla partenza.
Versai del Whisky e cominciammo tutti e quattro a fare la considerazioni del caso.
- Io ho deciso, - esordii - domani Victoria da le sue dimissioni dal lavoro, organizzo per adesso solo la spedizione degli effetti personali, vado a far ordine in studio e già la prossima settimana voleremo a Londra; Victoria ha già visto una casa che le piace, io cercherò uno spazio per aprire una dependance dello studio e a Brussels mi dispiace, ma per un pò, di certo, non metteremo piede; e voi, avete deciso qualcosa? -
Denise ruppe il ghiaccio - sentite, legami in città non ne abbiamo se non l'agenzia, ma ora che tutti i problemi sono risolti si potrebbe anche vendere; l'inglese lo parliamo e se la cosa fosse di vostro gradimento, per non essere proprio soli in un nuovo paese e visto anche che avete molti amici mi piacerebbe seguirvi, acquistare una nuova casa e affrontare una nuova dimensione di vita; con Enrich ne avevamo già parlato e ritengo che sia totalmente d'accordo, cosa ne dite? -
- Nulla in contrario, anzi, ormai ci accomunano molte cose - risposi - l'importante è fare presto e in silenzio, non dobbiamo far trapelare nulla e, scusami Enrich se mi permetto, men che meno nella tua Loggia; inventatevi una storia credibile, di una zia che vive in Argentina e che ha bisogno di aiuto o qualcos'altro, spedite le vostre cose a Venezia e poi da lì le faremo portare a Londra, ma dobbiamo bruciare i tempi; questo lo dico perché voglia mai che fra poco, per vari motivi, un giudice decida di lasciare libero qualcuno degli indagati questo potrebbe ricordarsi di noi e non sarebbe il massimo essere qui in giro, non vi pare? -
Finimmo il secondo bicchiere di Whisky e ci trovammo tutti e quattro d'accordo, stabilimmo i tempi e concludemmo la serata.
Il giorno dopo mi feci recapitare dallo spedizioniere una decina di scatoloni, altrettante etichette e mi misi ad imballare le cose che avevamo deciso di portare con noi; Victoria telefonò al suo capo per dire che chiedeva, per ragioni familiari, un anno sabbatico e che si sarebbe fatta viva per comunicare dove si sarebbe trasferita; io avvertii lo studio che sarei rientrato nei prossimi giorni e mi confortò sapere che il lavoro era quasi concluso; chiesi se qualcuno mi avesse cercato ma la risposta fu negativa e questo era un bene, forse chi mi aveva cercato l'altra volta magari oggi sarà in galera, pensai con soddisfazione.
Victoria chiamò la sua amica - ciao Steffy, tutto bene? senti, ti ricordi che mi hai mostrato le foto di una casa vittoriana a Kensington in vendita, sai se è ancora disponibile? - si - rispose - lo so perché il proprietario mi ha chiamato proprio ieri per sapere se avevo novità -
- Bene - incalzò Victoria - puoi dirgli che la prossima settimana saremo da voi perché ci interessa e se può attendere prima di accettare altre offerte? - per te questo e altro - rispose - ci vediamo presto quindi, mi fa molto piacere -
Io continuavo l'imballaggio e mi venne di pensare al povero Koralev che credo abbia trovato soddisfazione nel sapere che chi lo aveva raggirato ora non può più far male a nessuno e questo vale anche per suo figlio se per caso l'incidente subito non fosse stato accidentale.
Anzi, farò di più, vorrò offrire anonimamente ma a suo nome una borsa di studio per un giovane che voglia applicarsi a ricercare tutte le documentazioni riguardanti le angherie subite dagli ebrei ed in particolare modo su quelli che hanno dato i loro beni in maniera fiduciaria ma che non ne sono più tornati in possesso; si, credo che a Koralev farebbe piacere; ne parlerò anche con Enrich.
Ormai le cose da portare via erano tutte negli scatoloni e ora bisognava farli ritirare e spedire; parlai con lo spedizioniere che mi informò sul calendario possibile e concordammo per la mattina di dopodomani; chiamai poi il direttore del cantiere dove stavamo lavorando per poter avere un paio di container-ufficio vuoti a disposizione avvertendo che sarebbero arrivati in tempi diversi due camion di cose mie personali e che bisognava dare assistenza; il direttore, brava persona, rispose che ciò sarebbe avvenuto in giornata.
Avvertii Enrich che tutto era predisposto per ricevere anche le loro cose e che saremmo partiti di li a poco; anche lui era pronto ma aveva bisogno di un paio di giorni in più per la cessione dell'agenzia ad un suo dipendente.
Chiamai Berty che mi confermò che tutto era a posto con grande soddisfazione dell'Emiro che ora poteva ammirare il suo Cezanne in santa pace; lo misi al corrente di cosa avevamo deciso e che saremmo stati a Londra già dalla prossima settimana - se combiniamo l'acquisto della casa che piace a Victoria ci avrai tra i piedi per un bel pò di tempo - dissi.
- Sono contento della vostra decisione, sarete voi ad avermi intorno e spesso a pranzo - rispose ridendo.
Ora che anche questo era a posto ci preparammo per la partenza.
Mi dispiaceva lasciare Brussels in questo modo, ormai mi ero abituato ai suoi ritmi, alle sue usanze e soprattutto ai nostri amici ma non poteva essere altrimenti e sarebbe stato assurdo affrontare altri pericoli proprio ora che avevamo risolto l'enigma e messo a frutto il compenso a fronte di tante inquietudini.
Ultime telefonate di commiato agli amici più cari e poi di corsa verso l'aeroporto.
CONCLUSIONI
Erano ormai trascorsi parecchi mesi, e a Brussels avevano condannato tutti e fatto piazza pulita; in galera, con una condanna a qualche decennio, erano finiti banchieri, elementi dell'alta e bassa burocrazia, finanzieri e industriali, oltreché una trentina di delinquenti comuni.
I beni immobiliari sequestrati, nell'impossibilità di attribuirli subito ai legittimi eredi, vennero provvisoriamente acquisiti dallo Stato; di tali beni, tutti gli atti di compravendita intervenuti dalla fine della guerra furono impugnati in attesa che l'apposita commissione verificasse gli assi ereditari; da tutto ciò ne scaturì un terremoto non indifferente e le scosse di assestamento certamente si sarebbero manifestate ancora per parecchi anni.
Noi a Londra ci eravamo ormai sistemati nella casa vittoriana che Victoria, a suo tempo, aveva visto a Kensington con la complicità di Steffy; non distanti da noi abitavano gli amici Picard che ci avevano raggiunto e con i quali ci legava ormai una profonda amicizia anche perché, a sentire Denise, il mio intervento professionale era stato fondamentale per trasformare una casa datata in una "reggia".
Il nostro amico Emiro era diventato il più assiduo frequentatore della casa e ci onorava sempre con la sua presenza e con la speranza, forse, che tirassimo fuori dal cilindro un altro capolavoro; a dire il vero, credo che il merito vada in buona parte attribuito anche alla mia cucina e ai nostri ottimi vini che, quasi regolarmente, riuscivo a farmi arrivare dall'Italia.
Per non parlare di Berty, a cui facemmo scoprire l'Amarone Fabiano della Valpolicella, il nostro preferito, e il Sassicaia di Bolgheri dando un grosso dispiacere ai francesi.
Sempre parlando di Berty, lui riuscì a farsi promettere da tutti noi che sarebbe stato l'unico interpellato nel caso avessimo messo le mani in qualcosa di importante.
Il nostro amico Comandante ci aggiornava settimanalmente sui rumors e sulla situazione; a fronte dell'operazione "Octopus" fu decorato e messo a capo di tutti i servizi di intelligence civili e militari.
Victoria aveva alleggerito il conto regalandosi una Bentley Mulsanne verde corsa ma ancora senza un Jeeves; ovviamente, nel frattempo, facevo io da autista.
Assieme avevamo deciso di prendere un cane, rigorosamente di razza Pembroke Welsh Corgi, a cui abbiamo affibbiato l'altisonante nome "Archibald II°", detto Arcy per gli amici.
Mi dimenticavo: la scatola porta sigari (con il suo contenuto) che ci ha permesso tutto ciò ora è chiusa in una teca e fa bella mostra di sè in mezzo al living.